Accade l'impensabile Donald Trump presidente Usa
Un podio vuoto. Sarà probabilmente questa l’immagine simbolo del 9 novembre negli Usa: a risultati ormai certi, Hillary Clinton ha perso le elezioni presidenziali e non si è nemmeno presentata ai suoi sostenitori. Successivamente ha telefonato a Donald Trump per congratularsi. E’ accaduto l’impensabile: Donald Trump è presidente degli Stati Uniti.
Un podio vuoto. Sarà probabilmente questa l’immagine simbolo del 9 novembre negli Usa: a risultati ormai certi, Hillary Clinton ha perso le elezioni presidenziali e non si è nemmeno presentata ai suoi sostenitori. Successivamente ha telefonato a Donald Trump per congratularsi. E’ accaduto l’impensabile: Donald Trump è presidente degli Stati Uniti.
Contrariamente a tutti i sondaggi, che davano in vantaggio Hillary Clinton, considerata la vincitrice “scontata” dopo otto anni di amministrazione Obama, quella di Trump è una vittoria con ampi margini di vantaggio, sia nei singoli stati che nel voto popolare. I repubblicani mantengono anche una solida maggioranza alla Camera (pur perdendo cinque seggi) e una lieve maggioranza in Senato (pur perdendo un seggio), aggiudicandosi così il controllo sia del potere legislativo che dell’esecutivo. La lunga notte elettorale era incominciata con qualche nota stonata per la candidata favorita. Alle 19:30, alla chiusura dei seggi nei primi Stati della costa atlantica, la Virginia, che avrebbe dovuto essere un suo baluardo, non le garantiva una vittoria chiara. Poi i dati successivi hanno incominciato a riallineare i risultati reali con le previsioni, gli Stati “blu” (democratici) votano la Clinton, quelli “rossi” (repubblicani) Trump, la Florida resta in bilico. Molti italiani sono andati a letto così, ormai certi che tutto sarebbe andato come previsto, con la Clinton alla Casa Bianca e il “mostro” ricacciato in gabbia. Il Sole 24 Ore titolava già in questo senso “L’America ha scelto, voto storico” e dava le Borse in rialzo. Poche ore il “treno di Trump” travolgeva tutto. I mercati finivano nel panico, per il cambiamento improvviso.
Paradossalmente, lo Stato che, dopo un testa-a-testa mozzafiato, ha garantito la vittoria di Donald Trump, è il commonwealth della Pennsylvania, quasi un feudo democratico: occorre risalire fino al 1988 per trovare l'ultima vittoria repubblicana in quei lidi. Ha votato per lui anche la “rust-belt”, gli Stati industriali della regione dei Grandi Laghi, con il loro voto operaio. Le classiche componenti della base democratica, donne, neri, minoranze, al contrario, non si sono mobilitate per una candidata che, evidentemente, consideravano troppo distante dalla loro realtà.
Adesso si possono già contare gli sconfitti. E sono tanti, non è solo la Clinton. Sono le cancellerie europee, che hanno abbandonato la loro tradizione diplomatica per tifare apertamente per la candidata democratica. Sono i quotidiani, che si sono schierati in massa con la Clinton. Non solo hanno dato l’endorsement alla parte perdente, ma hanno continuato a delegittimare il futuro vincitore. Ha perso Wall Street, che aveva puntato tutto sulla continuità dell’amministrazione democratica, nonostante avesse non poche ragioni di preoccuparsi di un nuovo governo di sinistra.
Nonostante tutto questo fuoco di sbarramento, nel suo discorso della vittoria, Trump si congratula con Hillary Clinton per la sua tenacia. E ai suoi numerosi avversari “tendo la mano, per lavorare assieme alla riunificazione di questo grande paese”.