Aborto, l'Argentina ci riprova. Chiesa e governo ambigui
In Argentina è stato depositato l'VIII progetto di legge per la depenalizzazione dell'aborto. Le ambiguità del governo negli ultimi mesi dopo l'ultima bocciatura in Senato: corsi gender, distribuzione del Misoprostol e imposizione ai centri di aiuto alla vita di politiche pro aborto. La battaglia delle Chiese evangeliche e la voce bassa, quando non il silenzio, della gerarchia cattolica.
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In Argentina è pronto per essere depositato l’8 progetto di legge per la depenalizzazione dell’aborto.
Il 14 giugno scorso abbiamo pubblicato l’articolo sul “Primo via libera all'aborto, con l'imposizione del FMI” commentando i risultati della votazione effettuata nella Camera dei Deputati sulla legalizzazione dell’aborto in Argentina, nella quale aveva trionfato per un margine di appena 4 voti la posizione favorevole alla sua approvazione.
Era stato lo stesso presidente Mauricio Macri ad aver avallato ufficialmente la discussione parlamentare a partire dal marzo precedente, su pressione della Banca Mondiale e del Fondo Monetario Internazionale. Si tratta di due importanti istituzioni finanziarie di tendenza pro abortista (soprattutto la prima) che hanno affidato la redazione e la presentazione del progetto abortista nelle mani di una “Campagna per l’aborto legale, sicuro e gratuito”. Questa è stata promossa da alcune Ong legate da storici vincoli finanziari e ideologici con la International Planned Parenthood (IPPF), la Fondazione Ford, fondazioni internazionali private fortemente sostenute economicamente dai governi del mondo sviluppato (Gran Bretagna, Germania, Australia, Austria, Olanda, Repubblica Popolare cinese etc…).
E’ la prima dimostrazione, chiara ed evidente, della sudditanza coloniale dell’Argentina: il presidente ha avallato la discussione sulla pena di morte per i bambini non nati, però il contenuto e la redazione del progetto di legge è stato presentato da una rete abortista internazionale, fortemente sovvenzionata dal potere finanziario internazionale.
Però l’8 e il 9 di agosto il progetto di legalizzazione dell’aborto è stato respinto in Senato, per una forte differenza di voti (vedi qui). Questo voto non ha impedito però che successivamente il governo argentino pretendesse di instaurare di fatto la legalizzazione.
Come? Da un lato con l’attività delle Ong argentine, vassalle delle istituzioni e di organismi stranieri; dall’altro lato lo stesso governo guidato da Macri attraverso l’attività dell’allora Ministero della Salute amministrato da Adolfo Rubinstein (membro del clan argentino della Open Society Foundation di George Soros), il quale ha promosso la diffusione massiccia della droga abortiva Misoprostol.
Inoltre promuovendo, attraverso il Ministero dell’Educazione, amministrato da Enrique Finocchiaro, il programma di “Educazione Sessuale Integrale” che prevede anche l’insegnamento dell’ideologia di genere come dottrina fondamentale dell’educazione pubblica e privata (vedi qui).
In questo contesto, già a partire dal marzo del 2018, la Fondazione Mas Vida, stabilitasi nella provincia patagonica del Rio Negro e di orientamento evangelico, insieme ad una rete di Chiese riunite nell’Alleanza Cristiana delle Chiese Evangeliche della Repubblica Argentina (ACIERA) e altre organizzazioni pro Vita, ha iniziato a lavorare a un progetto di Accompagnamento alla donna vulnerabile per seguire i casi di gravidanze indesiderate come alternativa e risposta all’iniziativa del governo di promuovere l’uso del Misoprostol come abortivo.
Utilizzo che viene fatto senza un quadro legale di riferimento che regolamenti questo “farmaco”, ma sostenuto da un prestito di 200 milioni di dollari concesso dal Banco Interamericano di Sviluppo l’11 ottobre 2018 al governo argentino per finanziare un “Programma di appoggio a politiche sull’uguaglianza di genere”. Si tratta di un programma che, tra le altre cose, include politiche affinché le donne possano “beneficiare pienamente dei propri diritti riproduttivi”. In poche parole: possano accedere a un aborto sicuro e gratuito dato che uno degli obiettivi del programma è quello di “depenalizzare l’interruzione di gravidanza per garantire che le ragazze possano avere accesso ad un aborto sicuro e ai servizi seguenti”.
A fine dicembre dello scorso anno, il Segretariato nazionale dell’infanzia, l’adolescenza e la famiglia (SENNAF) dipendente dal Ministero della Salute e dello sviluppo sociale, ha definito e firmato un accordo con la Fondazione Vita in Famiglia per la creazione di un servizio telefonico (0800) orientato all’assistenza della donna con gravidanze indesiderate. Questo accordo è stato presentato ufficialmente lo scorso 6 marzo alla Camera dei Deputati come “Rete nazionale di Accompagnamento alla donna in difficoltà”.
Il servizio telefonico entrerà in funzione il 1° di aprile, con l’obiettivo di promuovere azioni a difesa della gestante e del feto sotto il titolo “Educazione sessuale per prevenire, misure per non abortire e adozione per vivere”. Però, quattro giorni dopo, il titolare del Segretariato, Gabriel Enrique Castelli, ha preteso dalla titolare della Fondazione con la quale è stato siglato l’accordo, l’aggiunta di una postilla inserita unilateralmente nell’accordo, per promuovere l’aborto attraverso la stessa linea telefonica. Aborto, definito eufemisticamente “Interruzione legale di gravidanza”, una formula inventata che non ha alcun sostrato giuridico, ma solo una semplice esistenza fattuale.
Lo stesso giorno, il 10 marzo, il Segretariato ha rescisso l’accordo, perché la rappresentante della Fondazione Más Vida non ha firmato immediatamente la postilla imposta unilateralmente.
Non esiste alcuna legge in Argentina che obblighi una persona o una istituzione a promuovere l’aborto. Tuttavia, il Segretariato di cui sopra, voleva imporre alla Fondazione Más Vida l'obbligo di propagarlo.
E’ importante chiarire che il Segretariato Nazionale dell’infanzia, l’adolescenza e la famiglia dipende dal Ministero della Salute e dello sviluppo, la cui titolare è Carolina Stanley, amica di Papa Francesco, la cui amicizia non le impedisce di avallare la promozione delle politiche pro-aborto come in questo caso particolare o destinare fondi pubblici per l’acquisto o la distribuzione gratuita del farmaco abortivo Misoprostol 200 per le donne che semplicemente denunciano, senza esposti di polizia o giudiziali che la gravidanza che stanno avendo è frutto di una violenza.
Si tratta dell’unico caso nella storia universale del diritto: una persona – la madre – può decidere e sollecitare la applicazione della pena di morte di un’altra persona – il figlio – attraverso una semplice dichiarazione amministrativa e senza prove né alcuna denuncia. Evidentemente si tratta di uno schema irrazionale, però che ha l’avallo delle organizzazioni internazionali che promuovono l’imperialismo internazionale dell’aborto in Argentina e nel mondo.
Grazie a Dio esiste da parte di laici e politici argentini una resistenza frontale davanti a questa sinistra politica ovviamente genocida, applicata contro gli esseri umani più indifesi e innocenti di tutti, come sono i bambini in grembo alla loro mamma. A livello istituzionale esiste una resistenza frontale e sistematica da parte delle chiese evangeliche.
Mentre la gerarchia della Chiesa Cattolica brilla per la sua assenza e il suo silenzio davanti alla promozione di questo omicidio di massa, più preoccupata di accompagnare l’agenda ambientalista di George Soros e di esercitare una specie di “papolatria” ossequiosa che difendere e pascolare il gregge di Cristo e la vita umana nascente.
Pubblicamente, la gerarchia cattolica alza la voce per difendere la creazione divina ambientale, ma chiude la bocca o si pronuncia a voce molto bassa quando deve difendere la creazione divina per eccellenza, come è l’essere umano.
Ancora una volta potrebbe ben adattarsi alla gerarchia cattolica l’ammonizione che riceve nell’Apocalisse la Chiesa di Laodicea: “Conosco le tue opere: tu non sei né freddo né caldo. Magari tu fossi freddo o caldo! Ma poiché sei tiepido, non sei cioè né freddo né caldo, sto per vomitarti dalla mia bocca”.