Tornano gli "squadroni della morte", ma è per l'aborto
Nonostante sia stata bocciata dal Senato, la depenalizzazione dell'aborto in Argentina forza le leggi e si insinua attraverso casi pietosi. A San Juan una adolescente è stata costretta ad abortire dopo aver inscenato uno stupro e una sua disabilità mentale. E gli attivisti pro vida che sono intervenuti per poter parlare con la ragazza sono stati denunciati. Gli squadroni della morte oggi hanno il camice bianco.
Come è stato pubblicato anche su queste pagine, l’8 di agosto scorso è stato respinto dal Senato il progetto di legge che pretendeva di legalizzare l’aborto in Argentina. Questo progetto, un vero e proprio pasticcio politico, ha potuto contare sull’appoggio di buona parte del governo e dell’opposizione progressista, in un’autentica dimostrazione di concubinato politico, dato che la pena di morte per i bambini che devono ancora nascere è stata la bandiera che ha reso possibile questa unione di fatto tra le due posizioni politiche, che invece si contrastano su tutti gli altri temi politici, sociali ed economici.
Il voto contrario del Senato ha significato una disfatta di primaria grandezza per i partiti del vecchio establishement portatori delle istanze che hanno portato all’olocausto demografico (come disse San Giovanni Paolo II) che hanno potuto contare sull’appoggio milionario di sovvenzioni finanziarie da parte delle grandi multinazionali abortiste come l’International Planned Parenthood Federation, la Ford Foundation, il Population Council della famiglia Rockefeller, la Open Society Foundation di George Soros e l’ambasciata britannica a Buenos Aires.
Nonostante questa disfatta catastrofica, le forze abortiste continuano a pretendere di imporre di fatto la pratica dell’aborto come esercizio medico, protette dall’interpretazione giuridica della Corte suprema di giustizia della nazione, secondo la quale l’aborto è autorizzato in caso di pericolo per la salute della madre (pericolo in senso lato ampio, senza sfumature) quando e incompatibile l’esistenza extrauterina del feto e nei casi di gravidanza a causa di uno stupro.
In questo ultimo caso, il supremo tribunale della giustizia argentina ha legalizzato di fatto la pena di morte nel Paese, a partire dall’anno 2012, dal momento che una donna può recarsi in un ospedale pubblico o privato, firmare una semplice autocertificazione nella quale afferma che il bambino concepito è frutto di uno stupro, senza avere fatto alcuna denuncia alla polizia, dopodiché i medici presenti nella struttura sono obbligati a realizzare l’aborto.
Così una donna può decidere la morte di suo figlio senza presentare alcuna prova. Si tratta in realtà della applicazione della pena di morte per un essere umano senza alcun motivo che lo giustifichi ad eccezione del semplice desiderio di rifiuto da parte della donna. Il problema è che a questa soluzione ricorrono i padri che vogliono far abortire le loro figlie e medici complici di questa pratica aberrante senza che ci sia stata alcuna violazione. In questi ultimi anni ci sono stati molti casi in cui si è deciso di eseguire un aborto con la scusa che la gravidanza era frutto di uno stupro inventato.
Così è successo alcuni giorni fa nella provincia di San Juan dove si è presentata una adolescente di 14 anni che secondo quanto riferito soffriva di disabilità mentale: sarebbe stata violentata più volte ed è rimasta incinta.
Per questo motivo i genitori della minore l'hanno portata al Rawson hospital della capitale dove le è stato praticato un aborto perché il caso rientrava nelle causali di imputabilità secondo la menzionate interpretazioni giuridiche di cui abbiamo parlato.
Però i medici che hanno seguito la vittima presumibilmente stuprata, hanno sostenuto di avere realizzato un raschiamento per estirpare il feto adducendo che quest'ultimo era senza vita.
Invece uno dei medici di guardia, il dottor Federico Antequeda, col permesso della madre le aveva realizzato un’ecografia constatando che il feto era invece in perfetto stato di salute.
Una volta presa conoscenza che si stava tentando di assassinare un bebè nel grembo di una madre attraverso una forma dissimulata, un gruppo di militanti pro vida si è presentato in ospedale accompagnato da un medico ginecologo, il dr. Federico Bazan e l'avvocata Paola Miers, responsabile del movimento per la vita della provincia di San Juan. Questi hanno chiesto di entrare in ospedale per parlare con la madre e l'adolescente e impedire quello che già si sapeva essere un assassinio.
Le autorità dell’ospedale hanno fatto ricorso all'uso della forza pubblica per respingere coloro che si opponevano all’operazioni di aborto e successivamente hanno costruito uno scenario favorevole alla pratica specificando condizioni che non avevano niente avete a che vedere con la realtà: l'adolescente non è disabile e non ha nessun tipo di disturbo mentale e non voleva abortire, ma la madre si.
Anche 2 primari ospedalieri hanno dato il via libera all'aborto ignorando la diagnosi dei medici che sconsigliavano la pratica. Sfortunatamente l'aborto è stato effettuato, non solo con la complicità dei medici che sono intervenuti, ma anche della giustizia che ha sottostimato la denuncia presentata dalla dottoressa Miers Senza neppure considerarla e della polizia, utilizzata per sfollare i medici e infermieri pro vida per eseguire quello che è un crimine per la legislazione argentina.
Non esiste nessuna documentazione nell'ospedale nella quale si certifica l'autorizzazione della madre dell'adolescente per praticare a quest'ultima un aborto, con l'aggravante che è stata stravolta la storia clinica della ragazza.
Successivamente i professionisti intervenuti a favore della vita del bambino sono stati spostati di incarico e sollevati dall'autorità dell'ospedale, mentre i professionisti che sono intervenuti durante la manovra sono stati promossi.
La procedura abortista dell’ospedale è stata avallata dal Ministero della salute provinciale che e accompagnato la complicità e l'inazione giudiziale.
Dopo che le è stato praticato l'aborto l'adolescente è stata riportata nel medesimo ambito familiare nel quale si sarebbe prodotta la supposta violazione.
Lo Stato, tanto il potere giudiziario quanto quello esecutivo, si sono disinteressati in forma assoluta del destino successivo della vittima stuprata. Al punto che si conoscerebbe addirittura l'identità dello stupratore. Ma c’è di più: sono stati denunciati davanti alla giustizia i giornali e i medici e gli avvocati che hanno provato a salvare una vita umana e a proteggere l'adolescente e i suoi diritti.
Questo episodio costituisce una chiara prova che nonostante il fallimento legislativo per legalizzare l'aborto in Argentina si sta operando per imporre di fatto la pena di morte per i bambini che devono ancora nascere con legge o senza legge.
Senza preoccuparsi che per raggiungere questo scopo si utilizzano metodi e procedimenti che sostanzialmente ricordano tristemente i celebri squadroni della morte, componenti di forze para politiche o paramilitari i quali giustiziavano coloro che consideravano nemici dello Stato. Vale la pena ricordare che in alcuni casi sono stati arrestati, giudicati e condannati i membri di queste terribili organizzazioni.
Nel caso dell'aborto di nuovi squadroni della morte sono professionisti che contano sull’appoggio dello Stato per promuovere un crimine contro la legge.
Miracoli dell'imperialismo abortista e delle organizzazioni pseudo non governative, che avvallano, appoggiano e promuovono questo tipo di procedura a beneficio dei proprietari della finanza internazionale e promotori del nuovo ordine mondiale.