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MADRID

Aborto in Spagna, chi tocca la legge muore

Il governo propone di restringere i casi in cui consentire l'aborto (più apparenza che sostanza) e si scatena il putiferio. Le multinazionali dell'aborto temo che si riapra il dibattito e l'influenza che questo può avere sull'America Latina.

Vita e bioetica 04_02_2014
Manifestazione contro l aborto

Poco prima di Natale il governo ha colto tutti di sorpresa annunciando, durante un consiglio dei ministri, la riforma della legge sull'aborto. Una riforma che non soddisfaceva le esigenze di coloro che, come noi, puntano alla difesa del diritto alla vita dal concepimento fino al suo termine naturale, ma che poteva però promettere un significativo passo avanti nella giusta direzione.

Sebbene vi si trovassero affermazioni demagogiche (come insistere che "nessuna donna deve andare in prigione per aver abortito", ma in Spagna negli ultimi 50 anni neanche una donna è andata in prigione per questo motivo), il progetto riportava l'aborto nel Codice Penale, dal quale non sarebbe mai dovuto uscire.

L'annuncio fatto dal ministro della Giustizia con l'appoggio del presidente del governo, ma senza aver ottenuto consenso all'interno del partito, ha portato i cosiddetti "baroni" (tra cui i presidenti della Galizia, della Castiglia e Leon e dell'Estremadura) a proporre un emendamento dell'intera riforma.

I problemi sorgono quando si lavora con una legge su questi argomenti senza lavorare minimamente sulla pedagogia, mossi solo da opportunismo politico in vista delle prossime elezioni europee e dalla disaffezione degli elettori conservatori del Partito Popolare. E in effetti se c'è qualcosa in cui il governo non si è sforzato, questo è stato proprio il non compiere il minimo sforzo pedagogico: non si è saputa creare una difesa politica o ideologica sull'argomento.

Così le fazioni promotrici dell'infanticidio prenatale si sono mobilitate con forza, poiché conoscono l'effetto della legislazione spagnola sui paesi latinoamericani, e desiderano minimizzare a tutti i costi l'effetto positivo che ha avuto l'annuncio della riforma: aprire un dibattito che sembrava già morto e sepolto. In Francia migliaia di persone sono scese in strada per appoggiare una legge spagnola che non è definitiva, ma che fa sperare che qualcuno retroceda, o meglio, che qualcuno avanzi in direzione di una maggiore protezione per i nascituri.

La situazione attuale è molto distante da quanto aveva promesso Gallardòn nell'ultimo consiglio dei ministri del 2013: come prevedibile, la legge non verrà approvata fin dopo le elezioni europee, e vedremo in che modo, visto che per ora si ventila l'ipotesi che l'aborto eugenetico verrà contemplato. Quello che già sembra essere un fatto è che la protezione dei nascituri si diluirà come zucchero e la cifra degli infanticidi prenatali continuerà a superare i 100.000 all'anno.

Inoltre, da ciò che si evince dalle dichiarazioni che si susseguono da parte dei responsabili del governo spagnolo, si verrà a creare una situazione grottesca: l'aborto sarà un delitto sovvenzionato dallo Stato, finanziato con denaro pubblico tramite l'elenco dei servizi della previdenza sociale. Roba da non credere.

(traduzione di Valeria D'Ellena)