«A Shalom mio figlio è nato una seconda volta»
Il fallimento di altre strutture e un minorenne con doppia diagnosi e una situazione sempre più grave: «Tanta riconoscenza a suor Rosalina che sta salvando nostro figlio. E quella di Formigli è solo menzogna». La reazione della mamma invitata a testimoniare a Piazza Pulita e poi umiliata.
Il cuore di una mamma è un contenitore senza limite di spazio, una mamma perdona e ama sopra ogni cosa, allo stesso modo, dietro il sorriso, dietro la rabbia e le lacrime, ama...
Ma facciamo sempre più fatica a capire i nostri figli; gli adolescenti sono in assoluto i più fragili perché il loro equilibrio può essere minato da eventi straordinari familiari e sociali del tutto imprevedibili, e quando questo accade – come è successo a noi - i ragazzi sono lasciati soli, e le famiglie, nella maggior parte dei casi, diventano impotenti. Nessuno risponde alle numerose richieste di aiuto per cercare di arginare gli eventi che li hanno travolti.
Riavvolgendo il nastro della nostra esperienza vedo genitori presenti, premurosi e attenti che si sono rivolti alle istituzioni per cercare supporto. Vedo una diagnosi di ADHD arrivata con fatica e in ritardo mentre la situazione iniziava a sfuggire al controllo; il periodo di confinamento domiciliare dettato dall' emergenza sanitaria a causa della pandemia, ha determinato un aggravamento in termini di stress e, di conseguenza, dell'uso di stupefacenti e delle benzodiazepine disponibili nello spaccio di strada. Il 30% della comorbità di un soggetto affetto da ADHD, riguarda il disturbo da utilizzo di sostanze, che compromettono i rapporti con i familiari, la scuola e la società. M. iniziava a essere incontenibile dentro e fuori casa.
Ricorremmo prontamente ad interventi mirati: terapie psicologiche e neuropsichiatriche private, poi attraverso il sistema sanitario fino ad approdare al consultorio di zona. Qualunque percorso risultò inutile mentre M. peggiorava mettendo in atto comportamenti sempre più disfunzionali.
Dott. Formigli, quanto è informato circa queste situazioni? Lei che, in diretta, mi ha chiesto perché abbiamo mandato nostro figlio in comunità «solo per un disturbo del comportamento» e non mi ha dato più di 10 secondi per rispondere?
Le proposte arrivate dai servizi sociali sono state fallimentari. Nostro figlio è stato “affidato” a una struttura a loro parere adeguata da cui però è scappato 4 volte perché, in realtà, ha subito percosse, è stato derubato dei suoi averi, bullizzato e imbottito di psicofarmaci.
Le assicuro dott. Formigli che non avrebbe problemi a lasciare Shalom se solo vedesse un episodio di violenza nei confronti degli ospiti, in quanto ha già avuto modo di provare questa esperienza sulla sua pelle!
Siamo stati costretti a riportare M. a casa. Affranti, distrutti e preoccupati. L'unica soddisfazione è stata vedere chiudere la comunità lager. Perché, cari giornalisti di Fanpage, non iniziate da questi posti?
Se l'avessi conosciuta prima, dott. Formigli, avrei chiesto consiglio a lei. Cercavo soluzioni, non per abbandonare mio figlio ma per salvargli la vita.
Fortunatamente una cara amica che, con la famiglia, opera da molti anni come volontaria presso la Comunità Shalom, mi disse queste testuali parole: «Se avessi bisogno di aiuto per uno dei miei figli, non esiterei a portarlo lì. Suor Rosalina è una donna fantastica e dopo quello che avete passato, solo lei potrà aiutarlo». Dopo un primo colloquio conoscitivo capimmo subito che ci trovavamo nel posto giusto al momento giusto. Provammo a parlare con nostro figlio, ostile e rabbioso per gli strascichi lasciati dalla permanenza nella struttura precedente. Costretti a chiedere aiuto alle forze dell’ordine, M. arrivò a Palazzolo sull'Oglio ammanettato. Per lei, caro Formigli, si tratta di forma di violenza o contenimento? Nessuna punizione perché non volesse pregare come avete voluto far credere! No. Il contatto con la struttura è sempre costante così come le informazioni sullo stato di nostro figlio e gli incontri col neuropsichiatra.
La prima bellissima notizia arrivò dopo circa un mese dall'ingresso di M. in Shalom: ci chiesero il consenso, in quanto minorenne, per portarlo in viaggio in Polonia, a Czestochowa. Non ci pareva vero. Suor Rosalina lo conduceva con sé perché rispettava le regole e si comportava bene. Credevamo di sognare e col pensiero ringraziavamo l'esile suora, con la grinta di un leone, che aveva accettato la sfida: prendersi cura di nostro figlio.
Vedemmo le foto sui social e capimmo che un vero miracolo era in atto: M. sereno, col viso disteso, cantava sorridente e finalmente gioiva.
Dopo poche settimane un'altra conferma: immagini di M. felice a Roma con Suor Rosalina e un gruppo di altri meritevoli compagni di avventura. Si percepiva che fosse a suo agio, in famiglia, finalmente con una luce nuova negli occhi.
Il distacco da nostro figlio per i primi sei mesi fu necessario affinché si rendesse conto della reale mancanza di una relazione sana con i genitori. Non era più accettabile un rapporto fatto di momenti colmi di liti, di urla, di uscite notturne per vedere dove fosse, di richieste infinite di soldi e di debiti da pagare. Il tempo serve loro per imparare a dosare forza e pazienza e per superare, con la vicinanza dei ragazzi che hanno vissuto le stesse esperienze, i momenti più bui.
Nessuna violenza, dott. Formigli, nessuna punizione corporale, solo regole ferree. Tramite questo tempo lontano dai genitori, il rapporto si rinnova.
Arrivò finalmente il giorno tanto atteso, il primo incontro. Fu tutto così naturale, ci ritrovammo in un lungo e caldo abbraccio. Era come se M. fosse nato una seconda volta. Auguro a qualunque genitore di provare un’emozione così coinvolgente. Pacato, educato, rispettoso e felice di mostrarci il suo percorso di crescita all'interno della Comunità Shalom. Orgoglioso della ripresa degli studi, delle nuove mansioni e dell'impegno di andare presso le scuole medie della Lombardia a raccontare la propria testimonianza a ragazzi adolescenti di qualche anno più giovani di lui.
La gioia di noi genitori era incontenibile, nostro figlio ha trovato davvero una nuova grande famiglia dove si sente compreso, amato e mai giudicato. In ogni momento può contare sulla presenza del suo “mezzano” Andrea. Un uomo dagli occhi buoni e lo sguardo dolce. Un vero punto di riferimento, pronto a sorreggerlo nei momenti di debolezza.
M. ha avuto anche momenti di crisi ma è stato prontamente “soccorso” e aiutato da chi, prima di lui, ha lottato con forza e determinazione. Con Andrea può parlare di tutto, gli può confidare paure e desideri, cosa che in famiglia non faceva. Stupendo il legame tra loro.
Eravamo sempre più felici tanto da restare senza parole, rimaneva solo la voglia di ascoltare nostro figlio raccontare del miracolo avvenuto in poco più di sei mesi. Ci siamo sentiti dire che se lo avessimo portato lì un anno prima, non avremmo perso tanto tempo inutile. Abbiamo vissuto intensamente ogni secondo di quel pomeriggio insieme, ammirando l'ordine, la compostezza, il rigore, la disciplina in un ambiente così caloroso e accogliente. Tanto verde, spazio per cavalli, mucche, maiali, pecore, galline, asini, conigli e i numerosi cani abbandonati che Suor Rosalina ama e accoglie salvandoli da morte certa. Gli animali, dott. Formigli, come ha potuto constatare di persona, non seguono le persone negative ma chi dona loro amore. Non creda alle menzogne di chi racconta di cani sguinzagliati per spaventare.
Il pomeriggio si concluse con un altro lunghissimo abbraccio. Lo salutammo con la consapevolezza che nostro figlio fosse finalmente al sicuro. Quell'istante ci fece sentire speciali e fortunatissimi.
Tanta riconoscenza a Suor Rosalina per l'ottimo lavoro che sta facendo con il nostro ragazzone. Ringrazio lei, donna esile, con gli occhi stanchi e il viso scavato dalla fatica e dalla sua totale devozione verso questi “figli” che la considerano una seconda mamma.
Caro dott. Formigli, ci auguriamo che l'esempio di Suor Rosalina sia utile a tutti, che ognuno impari dal suo impegno estenuante che mette in atto per rivendicare il valore e la dignità dei nostri giovani fragili.
Mi chiedo perché dobbiate, con tanto feroce accanimento, schiacciare questo lodevole operato che tutti voi avete toccato con mano. Tutta la vostra cattiveria e la voglia di dimostrare ciò che non corrisponde a verità, colpisce esclusivamente i nostri ragazzi e le nostre ragazze. Loro si impegnano quotidianamente, con tanta fatica, a costruire un presente e un futuro che li porterà a spiccare il volo finalmente liberi verso solidi orizzonti. Da Shalom si esce con un lavoro e spesso, a chi non ha le possibilità, viene affidato un alloggio.
Dare spazio a menzogne e menzogneri, mandare in onda filmati manipolati, non vi darà la popolarità sperata. Le bugie non si possono sostenere in eterno, per quanti ostacoli si potranno frapporre all'accertamento della verità, questa alla fine trionferà sempre: “Veritas numquam perit!”.
Infine, caro Formigli, ho accettato il suo invito in trasmissione perché ero convinta che ci fosse spazio per testimonianza e racconto; invece, nessun impegno da parte sua è stato rispettato.
Avrei dovuto condividere con tutti la mia felice esperienza e parlare col cuore di una mamma che ha ritrovato il suo amato figlio adolescente. Invece mi avete invitato ad entrare in studio ben dopo la mezzanotte, a sedermi davanti a un monitor che mostrava un video manipolato, pieno di presunta violenza all' interno della struttura dove si trova mio figlio, con un forte ricatto psicologico.
Questo è il vostro modo di fare informazione?
Mi auguro che non vi permettiate più di disquisire delle modalità efficaci attuate dalla Comunità Shalom che salva migliaia di esseri umani ogni anno.
Sonia Zanandrea