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rosso-verde

A Londra nasce il partito marxislamista e vola già al 10%

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Jeremy Corbyn e Zarah Sultana rimescolano le carte della sinistra inglese. La neonata alleanza "falce e Corano" (o hijab e tweed) non ha ancora un nome ma può contare sul favore dei sondaggi e sul forte sostegno dei musulmani britannici, stanchi del Labour considerato troppo "timido" verso Israele.

Esteri 17_07_2025
La Presse (AP Photo/Thanassis Stavrakis, File)

Gran Bretagna, scena uno: va in onda il nuovo spettacolo della sinistra estrema, con due protagonisti che sembrano usciti da un romanzo politico scritto a quattro mani tra Marx e l’Intelligenza Artificiale. Da una parte Jeremy Corbyn, il veterano in esilio dai ranghi del Labour; dall’altra Zarah Sultana, deputata, musulmana, giovane, pachistana, popolarissima sui social del momento e capace di infiammare le folle con un post più che con un comizio. Insieme, sono il trailer vivente di un esperimento che vuole rimescolare le carte della sinistra inglese – quella dura e pura, che non accetta più i compromessi da centro.

Il sipario si alza. La nuova rivoluzione inglese, forse, presto indosserà la bandiera del hijab e la giacca di tweed sempre oversize perché l’effetto trasandato serve: nasce un nuovo partito a Londra. Non una costola del Labour, ma un mix esplosivo di pacifismo, ambientalismo e islamo-marxismo in salsa britannica, che ha già preso appunti dalla nouvelle gauche francese. Il tandem incendiario, protagonista negli ultimi anni di tensioni con il loro stesso partito, rilancia il fronte rosso-verde (dove i verdi sono l’islam) anche sul Tamigi. Il progetto, ancora in fase embrionale, ha già acceso il dibattito sulle prime pagine dei tabloid: da un parte il Tory che indica la minaccia di un estremismo che minerebbe l’identità nazionale, dall’altra il Labour in paranoia per la dispersione del voto nelle periferie multiculturali e tra i giovani.

Jeremy Corbyn coltiva l’idea di formare un nuovo partito fin da quando ha perso la leadership del Labour dopo la sconfitta epocale alle elezioni britanniche del dicembre del 2019, la più bruciante dagli anni '30 — e che il partito conservatore non è stato capace di capitalizzare. Già lo scorso anno l’idea s’era fatta concreta, ma evidentemente non ha voluto osare nell’anno delle elezioni. Ora Corbyn è di nuovo sulla scena, determinato a farsi portabandiera della sinistra "autentica"dopo la sospensione dal partito nel 2020 per antisemitismo. 

È ancora possibile trovare le cronache di un’intervista in cui Corbyn si rifiutò di definire, per diciassette volte, Hamas un movimento terrorista. Il suo Labour era tutto assistenza statale “dalla culla alla tomba”, salario minimo, piano per nuove case popolari, sostegno all’espansione sindacale, tasse ai ricchi, aumento dell’IVA e odio a Israele. Ora ad affiancarlo c’è Zarah Sultana che ha lanciato realmente il progetto prendendo un po’ alla sprovvista Jeremy. È stata definita la politica più «virale» del panorama britannico. Eletta in parlamento a soli 26 anni, oggi trentaduenne è la regina di TikTok e Instagram con i suoi oltre mezzo milione di seguaci. Sta promuovendo il nuovo soggetto politico definendo il voto del 2029 come una scelta tra «socialismo e barbarie», citando Rosa Luxemburg.

Oltre alla devozione alla causa marxista e al sostegno all’immigrazione, ad accomunare Jeremy e Zarah c’è l’odio verso Israele. Se di Corbyn sappiamo tutto, di Sultana è meno nota la lunga storia di post sui social d’incitazione all’odio contro i «sionisti». Membro del Parlamento britannico per Coventry South dal dicembre 2019 con il Labour Party, è stata rieletta nel 2024 con una maggioranza molto più ampia. Entrata nel Socialist Campaign Group, ne è stata chair dal maggio 2020 al febbraio 2025. Poi lo strappo: sospesa dal partito per aver votato contro un provvedimento di tagli che poneva il limite ad alcuni sussidi, lo scorso fine settimana ha ufficialmente lanciato il nuovo partito. Nel suo post, Sultana non usa mezzi termini: accusa il governo di complicità in un genocidio, denuncia una Gran Bretagna sempre più povera e svela il bluff delle promesse mancate. Poi rilancia: sarà l’alternativa al declino.

Ma perché ora? Il 4 luglio è stato il primo anniversario della schiacciante vittoria del Labour, ma il consenso personale di Starmer è ai minimi storici. A creare una ulteriore piccola tormenta nel partito è stata la messa al bando di Palestine Action come organizzazione terroristica. La signora Sultana ha votato contro definendolo un abuso della legge antiterrorismo. Palestine Action è un’organizzazione britannica di attivisti nata nel 2020 e che come modus operandi conta incursioni e atti di vandalismo. E allora eccolo, il pretesto perfetto: è in gioco la libertà d’espressione. La strategia è stata quella di lanciare subito una raccolta fondi e una pagina di iscrizione per i sostenitori a suo nome che, chiamati ad unirsi al “Team Zarah” hanno mandato in tilt il sito. 

sondaggi raccontano di un partito già al 10%, con proiezioni che lo vedono salire fino al 18% entro il 2029. Cifre da capogiro per un partito che non esiste ancora e non ha un nome. Tant’è che lo Spectator ironizza sul battesimo, «con entrambi così ossessionati da Israele, potrebbe chiamarsi Nuovo Partito Indipendente Antisionista». Per le analisi d’opinione sarebbe già primo nelle preferenze tra i giovani della fascia tra i 18 e i 24 anni, oltre un terzo (36%) si dice pronto a prendere in considerazione il voto per un partito del genere. Il sostegno potrebbe finire per concentrarsi a Londra, con il 29% dei londinesi disposti a prendere in considerazione l’idea di votare per la nuova coppia rispetto al 15-19% in altre regioni della Gran Bretagna. La disponibilità a prendere in considerazione un partito di sinistra guidato da Corbyn è più alta tra coloro che appartengono alla classe media (21%) rispetto a coloro che appartengono alla classe operaia (16%).

Ma i sondaggi indicano anche che potrà contare su un forte sostegno da parte dei musulmani britannici, e questo fattore da solo potrebbe annunciare l’emergere di pericolose tensioni settarie nel Paese. Attualmente, nel Regno Unito vivono circa quattro milioni di musulmani. E il numero di musulmani sta aumentando rapidamente. Nel 1990, rappresentavano meno del 2% della popolazione britannica, ora superano il 6%. 
Il fattore più significativo è che la stragrande maggioranza dei musulmani del Paese vive in aree urbane, quindi l’impatto sulle elezioni è spesso amplificato perché il sistema elettorale maggioritario a turno unico della Gran Bretagna premia coloro che riescono a concentrare il loro sostegno in singole circoscrizioni. Nel 2024, per esempio, sono stati tanti i candidati che si sono presentati da indipendenti, dopo aver lasciato il Labour, riuscendo a vincere puntando quasi esclusivamente sul voto musulmano locale.
Ad oggi, i musulmani britannici rappresentano una quota consistente dell’elettorato in almeno 50 delle 650 circoscrizioni del Paese, secondo i sondaggi. Alle elezioni dello scorso anno, tutti i 32 collegi con la maggiore concentrazione di musulmani sono andati ai laburisti. 

La vera novità, però, è che a questo punto della guerra a Gaza si è accesa la miccia della radicalizzazione tra molti elettori musulmani britannici stanchi di un Labour percepito come troppo timido nei confronti di Israele.  Già nel 2024, sei indipendenti filo-palestinesi hanno strappato seggi in Parlamento, segnando una crepa significativa nell’edificio laburista. È in quello spazio aperto che il progetto politico del duo Zarah-Jeremy potrebbe farsi largo: un’inedita alleanza islamo-marxista, qualcosa che l’Europa non ha mai visto in questi termini — e che, se riuscirà a superare la fase di gestazione potrebbe mandare definitivamente in soffitta il bipartitismo del Regno Unito. 



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