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UN TE DEUM PARTICOLARE

A Dio, monsignor Negri

Ieri pomeriggio, all'età di 80 anni, è morto monsignor Luigi Negri, arcivescovo emerito di Ferrara-Comacchio, grande amico e sostenitore della Bussola. Una figura straordinaria di vescovo, testimonianza della Presenza di Cristo in una società «impoverita e immeschinita» dalla Sua assenza.

Editoriali 01_01_2022
Monsignor Luigi Negri

Se la si vede con gli occhi del mondo, può sembrare paradossale essere raggiunti dalla notizia della morte di un amico proprio mentre si sta per entrare in chiesa per cantare il Te Deum. Ma nella prospettiva della fede il momento si rivela provvidenziale per rendere grazie a Dio con più consapevolezza per il dono dell’amicizia di monsignor Luigi Negri. Amico: mi sembra la parola che meglio definisce questa figura straordinaria di vescovo che nell’amicizia con Cristo, imparata nella lunga frequentazione di don Luigi Giussani, traeva la capacità di accompagnare con paternità verso Cristo chiunque incontrasse sulla sua strada.

Ha fatto così anche con la Bussola, un’opera che ha sempre sostenuto e accompagnato fin dall’origine e fino a quando la salute glielo ha permesso. Le sue riflessioni sulla Chiesa e sulla società hanno segnato il cammino del nostro giornale, ha guidato tutti noi a riconoscere la Provvidenza all’opera nella storia, a leggere la cronaca nella prospettiva della vita eterna, a ricentrare il compito della Chiesa nel momento della massima confusione dei pastori e disorientamento dei fedeli. Non a caso il suo modello come vescovo era il “Leone di Münster”, il vescovo tedesco Clemens August Graf von Galen, che con forza e a rischio della propria vita denunciava l’imbarbarimento dei costumi portato dal nazismo e richiamava alla Legge di Dio.

Basta scorrere gli articoli scritti in questi anni per la Bussola per ritrovare la stessa chiarezza di giudizio, la testimonianza della Presenza di Cristo in una società «impoverita e immeschinita» dalla Sua assenza. Vale davvero la pena rileggere i suoi articoli, perché i giudizi che vi sono contenuti sono più che mai attuali, un faro in questa nebbia che è calata sulla Chiesa e sulla società. Sono uno strumento che ci aiuta a permanere saldi nella Verità in un momento in cui sembra ovunque trionfare la menzogna. Anche perché monsignor Negri ha sempre dimostrato un grande amore alla Chiesa e a quel particolare pezzo di Chiesa che lo aveva generato alla fede – il movimento di Comunione e Liberazione – anche quando, negli ultimi anni, gli è costato umiliazioni e incomprensioni, a volte anche da quelli che erano stati suoi amici.  

«Noi vogliamo essere fedeli amici di Cristo perché fedeli seguaci della Chiesa, e in essa desideriamo che il nostro cammino sia un andare sempre più vicino a quel Signore che ci guida, attendendo il giorno beato e benedetto in cui potremo vederlo “come Egli è”, secondo l’intuizione insuperabile dell’apostolo Paolo», scriveva in uno dei suoi ultimi articoli per la Bussola, due anni fa. Quel «giorno beato e benedetto» è dunque arrivato, e a noi è dato di proseguire la sua testimonianza secondo il compito che il Signore ci affida.

La capacità di essere amico nel senso più profondo del termine, dicevo all’inizio. E non posso non testimoniarlo anche nella vita personale. Pur non entrando nei dettagli di questioni private, basti dire che se sono rimasto a Milano e ho potuto iniziare a fare questo mestiere, molto lo devo proprio a lui, alla sua generosità e alla sua paternità, che pure mi conosceva da poco. E più volte nel corso della mia vita la presenza e la parola di don Negri sono arrivate in modo provvidenziale. A dispetto dell’apparenza a volte burbera, e di modi a volte sopra le righe, don Luigi Negri era capace di una grande tenerezza e capacità di accoglienza che chiunque l’abbia conosciuto – e sono davvero tanti - può testimoniare.

L’unico suo interesse era portarci a Cristo, facendocelo riconoscere nelle vicende a volte intricate della nostra vita personale. Per questo gli saremo sempre grati e ringraziamo ancora una volta Dio per averlo messo come sentinella sulla nostra strada. A Dio, monsignor Negri.