A capo dei vescovi un nome che non oscuri Galantino
Oggi si apre la settantesima Assemblea generale dei vescovi italiani in cui verrà votata la terna di nomi da sottoporre al Papa per la scelta del nuovo presidente Cei. Dalle indiscrezioni che trapelano, sembra che i vescovi vadano verso l'indicazione di nomi “minori”, con l'obiettivo di non cambiare nulla dell'attuale gestione del “potere” tra i vescovi italiani.
Oggi in Vaticano, nell'aula del Sinodo, si apre la settantesima Assemblea generale dei vescovi italiani, un appuntamento importante perché martedì verrà votata la terna di nomi da sottoporre al Papa per la scelta del nuovo presidente Cei che succede al cardinale Angelo Bagnasco.
Questa mattina i lavori si apriranno con l'intervento di Francesco, domani l'ultima relazione dell'arcivescovo di Genova in qualità di presidente. Poi il via alle operazioni di voto.
Il tutto si aprirà con una votazione generale da cui emergeranno tre nomi, su questi dovrà esprimersi poi tutta l'assemblea con altrettante votazioni; tuttavia, le indicazioni di voto prima della votazione generale potrebbero già far emergere i nomi su cui votare, rendendo le operazioni più spedite e, per così dire, orientate.
Dalle indiscrezioni che trapelano, sembra che i vescovi vadano verso l'indicazione di nomi “minori”, con l'obiettivo di non cambiare nulla dell'attuale gestione del “potere” tra i vescovi italiani. La situazione degli ultimi anni parla di un presidente oscurato dall'onnipresenza del segretario generale, monsignor Nunzio Galantino.
Quest'ultimo è stato nominato direttamente da Papa Francesco che ne ha fatto il suo uomo di fiducia tra i vescovi italiani. Venne nominato pochi mesi dopo l'elezione di Bergoglio, mentre era vescovo di Cassano allo Jonio. Divenne, per precisa volontà di Francesco, segretario generale «ad interim», sostituendo monsignor Mariano Crociata, nel frattempo “promosso” vescovo di Latina.
E' Galantino che detta la linea in casa Cei, dai rapporti con la politica, alle dichiarazioni veramente importanti. Sappiamo della sua contrarietà al Family day, della sua mediazione con il Pd sulla legge per le unioni civili, delle sue uscite a proposito delle persone che pregano fuori dalle cliniche in cui si pratica l'aborto, del suo ripetuto richiamo all'accoglienza dei migranti. E' recente il qui pro quo con l'intervista di Beppe Grillo su Avvenire e, nello stesso giorno, l'intervista del direttore del quotidiano dei vescovi, Marco Tarquinio, sul Corriere, dove apre al rapporto tra M5S e cattolici. Un polverone. Galantino disse di non saperne nulla di questa coincidenza, ma in pochi gli hanno creduto, visto che su Avvenire anche la pubblicità viene attentamente vagliata dall'editore.
In generale, il segretario «ad interim» appare completamente alternativo alla lunga stagione del cardinale Ruini. Non pochi parlano di svolta, di fine di un'era. Peraltro, anche al convegno ecclesiale di Firenze nel 2015, questo è stato il ritornello liberatorio cantato da molti.
Per non oscurare la stella Galantino, i nomi che sono sulla bocca di tutti per entrare a far parte della terna da sottoporre al Papa, al fine di nominare il nuovo presidente dei vescovi itialiani sono innanzitutto quelli di Mario Meini, 70 anni, attualmente vicepresidente della Cei per l'Italia centrale, e quello di monsignor Franco Giulio Brambilla, 68 anni, vescovo di Novara e vicepresidente della Cei per l'Italia del Nord. Ma è sul nome di Gualtiero Bassetti, cardinale arcivescovo di Perugia, 75 anni, che si dovrebbe trovare la quadra. Nominato cardinale da papa Francesco nel suo primo concistoro del 2014, Bassetti è ben conosciuto nelle curie di tutto lo stivale. Sufficientemente gradito al Papa, anche se alcune voci dicono che la prima grande simpatia si sia un po' raffreddata, il cardinale di Perugia è un uomo preparato e rispettato. Già vicepresidente della Cei è stato anche visitatore apostolico per i seminari, pur avendo 75 anni, e quindi in età da pensione per un vescovo, il Papa lo ha prorogato fino agli ottant'anni.
Quella della terna da proporre al Papa è una modalità nuova per l'elezione del presidente Cei. E' nata per seguire il desiderio di Francesco che vuole conferenze episcopali sempre più autonome e responsabili, ma visto che il pontefice è pur sempre il primate d'Italia, ecco la soluzione ibrida con l'elezione della terna e l'ultima parola lasciata al Papa. Tra l'altro, la suprema autorità del pontefice lascia a lui la possibilità di derogare dalla terna di nomi che i vescovi proporranno. E si dice che lo stesso Francesco ami ricordarlo a chi parla con lui dell'argomento.