A Barcellona vogliono accogliere Ma chi?
A Barcellona scendono in piazza a migliaia per chiedere più accoglienza. Il sindaco Ada Colau accusa la Spagna e l'Europa intera di non rispettare gli accordi sui rifugiati e di rinnegare i suoi stessi valori. Ma l'accusa è doppiamente ingiusta: i rifugiati (veri) sono pochissimi e a nessuno viene negato asilo.
“Rifugiati, migliaia in piazza a Barcellona al grido di ‘Vogliamo accogliere’", Il Post. “La manifestazione a Barcellona per chiedere di accogliere più migranti”, la Repubblica. “Barcellona scende in piazza ‘Vogliamo i rifugiati’” La Stampa
Sono alcuni dei titoli con cui i mass media italiani hanno presentato la manifestazione svoltasi in Spagna il 18 febbraio, come al solito usando i termini “rifugiato” e “migrante” come se fossero sinonimi. Per una volta però si può capire, perché in questo caso i titoli rispecchiano la confusione dei dimostranti: alcuni in piazza per i rifugiati, altri, quelli che brandivano cartelli con la scritta “nessuno è illegale”, per contestare la distinzione tra emigrante e profugo e affermare il diritto di tutti gli stranieri a essere accolti e ospitati.
In effetti “la prima grande manifestazione europea in favore dei rifugiati”, organizzata dall’associazione “Casa nostra cara vostra”, era contro il governo, accusato di non permettere di accogliere i rifugiati. Lo ha spiegato in un’intervista il sindaco di Barcellona, Ada Colau, che ha aderito all’iniziativa. “A Barcellona, come in altre città spagnole, siamo pronti ad accogliere in maniera ordinata le persone che scappano dalla guerra – ha detto – le scene dei profughi in fuga dalla guerra che rischiano la vita sono inaccettabili”. Lo sono a maggior ragione, ha proseguito, pensando che alla Spagna spetterebbe di ospitare oltre 17.000 persone: “e sa quante ne sono state sistemate? 18, a Bilbao”.
In realtà la Spagna, da quando è stato approvato l’accordo di ripartizione dei rifugiati nei paesi UE, ha accolto centinaia di rifugiati, forse più di mille: sempre pochi, in effetti, rispetto alla quota stabilita. Una ragione ci sarà, vien da pensare. Ad esempio, guardando a quel che succede in Italia, perché i profughi sono pochi, gli immigrati illegali in compenso sono una marea, chiedono asilo anche loro e, dopo la risposta negativa, fanno ricorso in appello e in Cassazione. Questo, insieme al fatto che molti di essi forniscono dati falsi e raccontano storie poco credibili, appesantisce e rallenta enormemente il lavoro delle commissioni territoriali incaricate di esaminare le richieste. Perciò per anni decine di migliaia di persone in Italia, e chissà a quante succede nel resto dell’Europa, non possono trasferirsi altrove perché devono restare là dove hanno fatto richiesta di asilo – secondo quanto prevede la Convenzione di Ginevra sui rifugiati – finché la loro situazione non viene definita. Non possono andare in Spagna né altrove.
Il sindaco di Barcellona deplora il comportamento di tutta l’Europa, non solo del governo spagnolo: “sta rinnegando i propri valori – dice – l’Europa nasce come reazione alle atrocità della guerra e del nazismo e ora scappa davanti al proprio compito. Qui non c’è solo un enorme problema etico, ma ce n’è anche uno giuridico: noi abbiamo degli obblighi in questo senso e non li stiamo rispettando”.
Come il sindaco Colau possa dire una cosa simile si spiega solo – escludendo la malafede – con quella continua confusione tra emigrante, in cerca di opportunità, e profugo, costretto alla fuga per la libertà e la vita; e, in secondo luogo, con una conoscenza superficiale della situazione dei profughi nel mondo.
È incredibilmente ingiusto accusare l’Europa di rinnegare i propri valori, di venir meno ai propri obblighi nei confronti dei rifugiati. Innanzi tutto i rifugiati in Europa sono circa 4,5 milioni, quasi quanti in Africa e più che in Asia. Nessuno viene respinto se fugge dalla guerra. In secondo luogo l’Unione Europea e gli stati europei sono tra i principali finanziatori dell’Acnur, l’agenzia delle Nazioni Unite creata nel 1951 per assistere e proteggere i profughi, sia quelli interni che quelli espatriati, ai quali viene attribuito lo status giuridico di rifugiato. Nel 2015 l’UE ha fornito all’Acnur il 6% dei fondi, gli stati europei il 27% (il 40% è stato offerto dagli Usa).
Altrettanto ingiusti, nei confronti degli italiani, sono i mass media che hanno portato a esempio le città spagnole ansiose di accogliere i rifugiati. La Stampa ha commentato: “è lo schema opposto a quello a cui siamo abituati: il governo che si impegna con l’Europa e gli enti locali che si tirano indietro per paura della reazione dei cittadini”; e Il fatto quotidiano: “Barcellona, com’è lontana l’Italia! Un mare di gente in strada in difesa dei rifugiati”.
Sono commenti ingiusti perchè in Italia non si danno casi di enti locali che abbiano rifiutato di ospitare dei rifugiati per timore della reazione dei loro cittadini e questo per il semplice motivo che gli italiani hanno compassione e cura dei rifugiati e, se ce n’è qualcuno che li vorrebbe abbandonare al loro destino, quello va additato per mancanza di valori ed egoismo, non chi si preoccupa, protesta e giustamente si risente per le centinaia di migliaia di persone che, lasciata casa loro di nascosto, impongono all’Europa di accoglierle, ospitarle, presentandosi nel peggiore dei modi: con l’inganno, ricorrendo a espedienti, con la complicità delle organizzazioni criminali di cui si servono per poter viaggiare clandestinamente.