5 Stelle? No grazie: il peggio non è meglio del male
Destra e Sinistra impresentabili, ma i 5 stelle non sono meglio. E il caso Cassimatis lo dimostra: per Grillo la legittimazione politica è fondata non sul consenso, ma sul copyright che può prevalere sulla volontà dei soci. Un sistema autoritartio che esclude la democrazia e in cui l'uomo è un individuo isolato. Il Paese si deve ammodernare autoritariamente: un fascismo "sociale" degli albori.
Con Berlusconi che allatta artificialmente gli agnelli (quelli veri, non gli ex-padroni della Fiat dei bei tempi) da lui salvati dall’arrosto del pranzo pasquale, e con il Pd che obbliga il governo Gentiloni a fare col Def il gioco delle tre tavolette in attesa del ritorno in scena di Renzi, dalle più diverse parti, e persino in ambiente cattolico, dilaga paurosamente la voglia di buttarsi tra le braccia dei 5 Stelle. E’ una tentazione cui occorre tuttavia resistere: il peggio non è mai infatti meglio del male.
Già più volte abbiamo messo in luce la natura neo-autoritaria del Movimento, che si ispira all’autoritarismo “illuminato” di Jean-Jacques Rousseau; tanto è vero che a lui è stato intitolato il sistema operativo telematico sul quale l’organizzazione del Movimento si basa. Come in quello di Rousseau così anche nel mondo, che Grillo e i suoi sognano, tutto è in capo al potere politico centrale. Al di fuori di esso c’è spazio soltanto per l’individuo isolato con esclusione di qualsiasi forma di autonomia sia territoriale che sociale. Perciò ad esempio per i 5 Stelle non ci deve essere nessun’altra scuola se non quella dello Stato. Il loro è insomma un chiaro progetto di ammodernamento autoritario del Paese, analogo in misura preoccupante al fascismo “sociale” degli albori.
Alcuni recenti episodi lo confermano. Particolarmente clamorosa è la vicenda della candidata a sindaco di Genova Marika Cassimatis, uscita vittoriosa da elezioni primarie che poi Grillo ha annullato. «In qualità di garante del MoVimento 5 Stelle, al fine di tutelarne l’immagine e preservarne i valori e i principi, ho deciso, nel pieno rispetto del nostro metodo, di non concedere l’utilizzo del simbolo alla lista di Genova con candidata sindaco Marika Cassimatis»: così ha scritto Beppe Grillo sul suo sito personale annullando l’esito delle primarie, ribattezzate in questo caso “comunarie”.
Interpellato in proposito durante una trasmissione televisiva, Davide Casaleggio - che è alter ego di Grillo in quanto erede del suo defunto padre Gianroberto - ha difeso perentoriamente la legittimità a suo dire del provvedimento. Dalle parole sue e di Grillo emerge con chiarezza che siamo di fronte all’idea di una legittimazione politica fondata non sul consenso bensì paradossalmente sul copyright e sul principio di proprietà privata. La volontà di Grillo in quanto inventore e proprietario del Movimento, e quella di Davide Casaleggio in quanto erede del comproprietario nonché titolare in esclusiva del sistema operativo, possono prevalere sulla volontà espressa dai soci, fosse pure una volontà di maggioranza.
Paradossalmente tuttavia, affermando il carattere privatistico e non politico del Movimento, Grillo ha aperto senza volerlo il varco a sviluppi tanto inattesi quanto sorprendenti. Impugnando il “non-statuto” del Movimento e gli impegni che i candidati 5 Stelle devono sottoscrivere come un contratto di diritto privato, Marika Cassimatis si è appellata al tribunale trovandovi ascolto. Siamo insomma a un totale stravolgimento della lotta politica; alla sua riduzione a lite civile. Resta poi da vedere quanto la vittoria di Cassimatis in tribunale potrebbe trasformarsi anche in una vittoria alle urne.
Il mondo dei 5 Stelle è un miscuglio finora indecifrabile di carisma politico e di forza privata. Dentro ci sono molte cose. Fuori ne resta di sicuro una importante: si tratta della democrazia. A scanso di sorprese Beppe Grillo e Davide Casaleggio, proprietari o perché fondatori o perché eredi, stanno ulteriormente rafforzando il nucleo impenetrabile dell’universo pentastellato: accanto al sistema operativo Rousseau c’è adesso la Fondazione Gianroberto Casaleggio, presentata lo scorso 8 aprile a Ivrea con una “convention” che ha avuto luogo nella simbolica cornice degli antichi stabilimenti della Olivetti. Sul fatto che oggi sia nel centrodestra che nel centrosinistra la situazione sia desolante non c’è dubbio. Basta però tutto questo per concludere che Grillo e Casaleggio sarebbero meglio? Malgrado tutto la risposta è no.