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IL NUOVO LIBRO DI WALT HEYER

30 storie di sopravvissuti per denunciare l'inganno trans

È fresco di pubblicazione Trans life survivors, l’ultimo libro di Walt Heyer, un uomo che per anni ha coltivato l’illusione di poter diventare donna, facendosi chiamare “Lara” e devastando il suo corpo con ormoni e chirurgia prima di riabbracciare la sua identità maschile. Il libro raccoglie le testimonianze di oltre 30 tra uomini e donne che, come Heyer, hanno vissuto sulla propria pelle l’inganno di poter “cambiare sesso”. Anche per loro le Sentinelle scendono in piazza oggi a Milano.

Vita e bioetica 07_04_2019

«È imbarazzante ammettere di essere stato così stupido da credere che avrei potuto veramente cambiare sesso. Nessuno può cambiare sesso, è impossibile, è un’illusione, è una malattia mentale»: se pronunciate da chiunque altro, le parole di Walt Heyer sarebbero soggette a censura, politicamente troppo scorrette, semplicemente inaccettabili in una società che presenta il cosiddetto “cambiamento sessuale” come un percorso possibile per superare la diagnosi di “disforia di genere” e utile per superare il dolore di chi si sente «nato nel corpo sbagliato». Ma Walt Heyer non ha paura di essere zittito o contraddetto, perché questa illusione l’ha vissuta sulla propria pelle e ne ha pagato le conseguenze.

Nato maschio, ha fortemente creduto di poter diventare donna e si è operato per poi pentirsi amaramente di quella  scelta. Heyer, ingegnere americano, ha raccontato la sua storia nel libro Paper Genders, il mito del cambiamento di sesso, edito in Italia da Sugarco nel 2011. Confuso sulla sua identità già da bambino, viene molestato da un familiare di qualche anno più grande e si porta questa sofferenza fin dentro al suo matrimonio, dal quale scapperà consumato dal dolore per “diventare”, o meglio con l’illusione di diventare, la donna che aveva sempre creduto di essere, prima con gli ormoni, poi con la chirurgia. Walt per otto anni “diventerà” Lara. Scoprirà però, facendone le spese sulla propria pelle, che quel dolore sordo - che non avrebbe più voluto sentire - diventerà se possibile ancor più atroce e profondo. Ecco perché deciderà di riabbracciare la sua identità di uomo e di tornare a essere Walt.

Ma Heyer non è certo l’unico pentito del “cambiamento sessuale”, e da quando ha aperto il blog sexchangeregret.com ha ricevuto tante testimonianze di persone che come lui dolorosamente rimpiangono quella scelta: «Dopo aver assunto ormoni ed essersi sottoposti a chirurgia tutti hanno ritenuto il cambiamento sessuale una follia», scrive. Parole che per qualcuno potrebbero sembrare scontate, almeno per coloro che ancora si ricordano che ogni cellula del nostro corpo è sessuata e che non basta il maquillage chirurgico per incidere sulla profondità della nostra anatomia e della nostra psicologia. Eppure il mondo va in direzione opposta.

Per capire quanto possa essere pericoloso questo approccio è illuminante leggere l’ultimo libro curato da Heyer, uscito alla fine del 2018 negli Stati Uniti, nel quale raccoglie più di trenta testimonianze – selezionate tra le tantissime che ha ricevuto – di persone che rimpiangono di aver intrapreso il percorso di “transizione”. Si intitola Trans life survivors (Sopravvissuti alla vita da trans) ed è un pugno nello stomaco. C’è la storia di Kevin, che ha vissuto come una donna per 12 anni e lo considera «il più grande errore della sua vita». C’è Blair, che ha subito 167 operazioni chirurgiche dal 1987 al 2015, ha vinto il Guinness per il più alto numero di operazioni per la riassegnazione sessuale ma ha «perso la battaglia per trovare se stesso»; «molte persone mi hanno scritto pentite per un’operazione, Blair si è pentito di ciascuna delle 167 che ha subito e si è reso conto che nessun chirurgo può costruire la sua vera identità».

C’è poi la storia di Sam, finito sotto i ferri esattamente 30 giorni dopo aver incontrato uno psicologo: la sua opinione professionale era stata che Sam «era nato nel corpo sbagliato e avrebbe davvero dovuto essere una donna». Lui in realtà era andato dallo psicologo per superare il trauma di un abuso ma si è sentito rispondere che il problema era un altro e avrebbe dovuto operarsi. Risultato? «Più sofferenza, più depressione, più attacchi di panico e, cosa più grave, istinti suicidi». Anche Michael, 18 mesi dopo la sua operazione di “cambiamento di sesso”, è arrivato al punto di volersi suicidare. Scriverà ad Heyer mentre stava già percorrendo la via della “riassegnazione del proprio sesso”: «Ho distrutto la mia carriera, le mie finanze, il matrimonio e mi sono giocato la mia famiglia. Il dolore è così grande! Come un coltello nel cuore! Tu puoi pensare di essere una donna, puoi fantasticare e vestirti da donna, ma non sarai mai una donna. La chirurgia non cambia il sesso, soltanto fa diventare ogni secondo della tua vita inaccettabile, un inferno in terra».

Non va certo meglio per le donne che fanno la transizione opposta. Scrive Heyer parlando di Michelle, che da donna si è illusa di diventare uomo e ora amaramente spiega: «I cambiamenti chirurgici sono permanenti. L’isterectomia rimuove l’utero e l’opzione di avere figli non esiste più». E poi c’è la storia di Kyle Scanlon, nata donna e operata per “diventare” uomo. Una persona apparentemente di grande successo, un’attivista molto nota nel mondo Lgbt, accettata dalla famiglia e circondata di amici. Ma morta suicida nel 2012. «Qual è la causa di una così alta percentuale di suicidi nella popolazione trans? Perché la società non li accetta? La risposta è no, ma la risposta più completa è che essere transessuali accettati, rispettati e conosciuti non cura la depressione profonda che può portare una persona a togliersi la vita». Heyer oggi è nonno, e sembra parlare come chi non ha più niente da perdere o meglio come chi non ha paura di dire la verità perché ha abitato gli abissi della menzogna: «Il quaranta per cento delle persone che tenta il suicidio sono pentiti della “transizione”» afferma nel documentario I want my sex back (Voglio indietro il mio sesso) che racconta, oltre alla sua storia, anche quelle di Billy Burleigh, che lavorava alla Nasa e ha vissuto per sette anni da donna a seguito di terapia ormonale e chirurgia, e Rene Jax, scrittore che ha vissuto nei panni di una donna per 28 anni e ne parla come «il più grande errore della vita».

Il libro, il video e il blog sono un bagno di realtà che in molti non vorrebbero fare e soprattutto la risposta più vera a chi, anche nel nostro Paese, pensa che una delle strade possibili di fronte alla diagnosi di disforia di genere sia la somministrazione della triptorelina per fermare la pubertà e permettere una “decisione” sulla propria identità sessuale. Si tratta di una violenza vera e propria ai danni degli adolescenti, perché questa decisione non è in mano umana: siamo creati maschi o femmine indipendentemente dalla nostra volontà.

Un fatto rimarcato di nuovo da Heyer in una testimonianza del 2017: «Lo standard LGBTQ accettato per essere una "vera" donna trans o transessuale è semplicemente che una persona desidera autoidentificarsi come l’opposto del proprio sesso biologico ed essere socialmente accettata come tale. Se una persona si sente angosciata dal suo sesso di nascita, allora l’azione politicamente corretta è per tutti di affermare la nuova e “autentica” identità di genere - quella che esiste solo nei sentimenti della persona transessuale. Quando le persone sentono che il loro sesso biologico non corrisponde al loro senso interno di genere viene diagnosticata una disforia di genere. Questo è definito come “disagio o angoscia causato da una discrepanza tra l’identità di genere di una persona e il sesso di quella persona assegnato alla nascita”. In altre parole, il medico diagnostico semplicemente ascolta e afferma la sua autoidentificazione verbale e auto-diagnosi. Nessun test oggettivo può dimostrare che la condizione transgender esista. Nessun esame fisico, esame del sangue, test del midollo osseo, test cromosomico o test del cervello mostreranno che una persona ha disforia di genere. È una condizione rivelata unicamente dai sentimenti del paziente. Tuttavia il trattamento raccomandato è ormoni cross-gender estremi e chirurgia di riassegnazione del sesso. Il problema di basare una diagnosi e un trattamento irreversibile sui sentimenti delle persone, indipendentemente da quanto sinceramente sostenuto, è che i sentimenti possono cambiare. La mia missione è oggi di aiutare gli altri a evitare il  mio stesso rimpianto, anche se so che nel mondo Lgbt alcuni troveranno le mie parole offensive, ma allora anche la verità può essere offensiva. Personalmente però non riesco a pensare a qualcosa di più offensivo degli uomini che riducono la meraviglia e l’unicità delle donne biologiche, suggerendo che le donne non sono altro che uomini che sono stati pompati con ormoni e che potrebbero o meno aver subito un intervento di chirurgia estetica. Reclamiamo la bellissima realtà della differenza sessuale maschile e femminile e respingiamo insieme l’ideologia transgender».

Ed è quello che faranno oggi a Milano le Sentinelle in Piedi in piazza San Carlo al Corso, dove veglieranno in silenzio - dalle 17 alle 18 - per risvegliare le coscienze di chi di fronte a tutto questo rimane ancora indifferente.