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Santa Sofia

24 luglio 2020. La prima preghiera islamica nella Basilica di Santa Sofia

Il presidente Erdogan ha partecipato alla cerimonia insieme a un migliaio di persone. Prima della preghiera ha recitato passi tratti dalle prime due sure del Corano

 

La data del 24 luglio per la prima preghiera islamica nella cattedrale di Santa Sofia, a Istanbul, trasformata in moschea non è stata scelta a caso. Il 24 luglio del 1923 veniva firmato a Losanna il trattato di pace tra la Turchia e le potenze dell’Intesa (i paesi alleati durante la prima guerra mondiale) che ha segnato la fine dell’Impero Ottomano. Alcune delle migliaia di persone che si sono recate a Santa Sofia per la preghiera portavano le bandiere dell’Impero e indossavano il fez, il copricapo ottomano che Kemal Ataturk, il fondatore della Turchia moderna, laica, ha bandito nel 1925. Circa mille persone hanno avuto il privilegio di entrare in Santa Sofia insieme al presidente Recep Tayyip Erdogan e al capo della Diyanet, la Direzione per gli affari religiosi, Ali Erbas. Hanno trovato tappeti blu stesi per terra e tendaggi alle pareti per nascondere mosaici e raffigurazioni decorative con soggetti cristiani. Prima della preghiera il presidente Erdogan ha recitato passi del Corano tratti dalla sura Al-Fatihah e dalla sura Al Baqarah. Al-Fatihah è la prima sura. Diversamente dalle altre, si presenta sotto forma di preghiera rivolta a Dio e quindi non è espressione della parola di Allah. Si ritiene che gli “sviati”, “incorsi nella ira di Allah” a cui si allude siano da intendere rispettivamente i cristiani e gli ebrei. Al Baqarah è la seconda sura del Corano e contiene passi che parlano di come combattere gli infedeli tra cui il versetto 190: “uccideteli ovunque li incontriate, scacciateli da dove vi hanno scacciati: la persecuzione é peggiore dell'omicidio. Ma non attaccateli vicino alla Santa Moschea, fino a quando non vi abbiano aggredito. Se vi assalgono, uccideteli. Questa é la ricompensa dei miscredenti”. I passi scelti dal presidente Erdogan sembra siano gli stessi pronunciati da Maometto II dopo la conquista di Costantinopoli nel 1493.