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L'ANTIDOTO

1848, GLI ANTENATI DI AL QAIDA

Già l'allora Regno di Sardegna si interrogava sul pericolo degli estremisti islamici. Ma alla fine il parlamento piemontese riconobbe come unico nemico da espellere l'ordine dei gesuiti...

L'antidoto 18_06_2011
carlo alberto

Il 17 giugno 1848 iniziò al Senato piemontese la discussione sulla proposta del deputato Riccardo Sineo di estendere il diritto di voto, attivo e passivo, a ebrei e valdesi. La proposta, elogiata dal senatore Roberto Taparelli d’Azeglio (fratello di Massimo ma anche di Luigi, gesuita), sollevò qualche critica da parte del vescovo di Casale, Luigi Nazari di Calabiana, presente in aula. Questi era favorevole all’estensione dei diritti politici a ebrei e valdesi ma paventava una norma dalla dizione troppo generica: «Facciamo il caso che fra noi vengano a sedere musulmani; interrogherei la Camera se noi possiamo essere così tranquilli sul nostro stato politico, se non possono professare un culto immorale, impolitico, anticostituzionale. Poniamo che un fanatico del gran profeta venisse fra noi e si credesse di fare un atto di religione sgozzando un cristiano. Che potremmo noi permetterci che questo tale sedesse tra noi?».

Nel 1848 non c’era ancora Al Qaida ma il problema, a quanto pare, era lo stesso. Il parlamento subalpino, comunque, vedeva il pericolo altrove: lo stesso giorno in cui la Camera dei Deputati approvava la legge Sineo, il deputato Bixio presentava la proposta di legge che prevedeva l’espulsione dei gesuiti (cfr. Andrea Pennini, «La religione nello Stato. Aspetti della normativa in materia ecclesiastica dal Regno di Sardegna all’Unità d’Italia», in I cattolici che hanno fatto l’Italia, a cura di Lucetta Scaraffia, Lindau).