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VISIONI

13 assassini

Gran film, un po' folle. Miike riprende una pellicola del 1963 dello stesso titolo e lo riplasma profondamente.

Visioni 02_07_2011
13 assassini

sentieri

  • Regia: Takashi Miike; interpreti: Kôji Yakusho, Yusuke Iseya, Tsuyoshi Ihara, Takayuki Yamada, Sosuke Takaoka; genere: azione; durata: 141 min.

Gran film del prolifico, versatile e un po' folle. Takashi Miike, regista di horror (Audition), film per bambini, esperimenti più o meno raffinati (il rifacimento di dubbio gusto del western Django). Con 13 assassini Miike riprende un film del 1963 dello stesso titolo e lo riplasma profondamente.

La struttura è quella del cappa e spada giapponese, lo jidai geki, ma Miike inserisce un discorso profondamente classico – il codice d'onore del samurai, la sacralità della sua figura – in un contesto ampio che visivamente riprende stilemi e codici del western classico e moderno (su tutti Il mucchio selvaggio), accanto alle suggestioni del grande cinema classico giapponese, e in particolar modo guardando a I sette samurai di Kurosawa.

L'esito è affascinante anche se il film rimane complesso e in alcuni momenti difficile per uno spettatore non avvezzo al cinema orientale. Tantissimi personaggi, infatti, e continui cambi di scena e ambiente possono confondere il pubblico che ha a che fare con un mondo, delle tradizioni e delle usanze lontanissime dal gusto e dalla sensibilità occidentali, ma lo sforzo paga. Diviso in due parti, proprio come il film più celebre di Miike, Audition, una prima parte più discorsiva e melodrammatica, una seconda, di incredibile violenza, di pura azione, 13 assassini visivamente si presenta come un film sporco, quasi ruvido e ricorderà tanto allo spettatore cinefilo certi film di arti marziali giapponesi degli anni 70 e anche i western a basso consto occidentali. In realtà è tutto un artificio: il film è sostenuto da una produzione ricca, interpretato da attori di prima scelta ed è assai curato dal punto di vista dei movimenti di macchina e nella scelta delle ambientazioni.

Avvincente soprattutto nella seconda parte, quella dedicata al piano intricato con cui i tredici riescono a intrappolare il nemico, risente di tante influenze del cinema occidentale: Leone e la sua riflessione umanissima sull'eroe o l'amicizia virile del western classico americano, per citare gli esempi più alti, convivono con riprese del cinema di genere, Django in testa con l'ambientazione fangosa a fare da padrona e uno sguardo più disincantato sull'eroe. Epica, quindi, ma anche tragedia delle più cupe, una rassegnazione di fronte all'Ineluttabile ma anche una passione autentica per uomini fedeli alla propria missione e pronti a dare la vita per i propri amici, sono le parole guida di un film che non lascerà indifferenti.

Un gran film, forse il migliore di Miike, anche se non per tutti. La violenza è insistita e prolungata, e per più di un'ora si assiste a combattimenti cruenti, teste mozzate in quello che diventa ben presto un vero e proprio bagno di sangue. Non è violenza gratuita, perché non c'è mai compiacimento. E la tendenza sempre presente in Miike verso l'horror è qui limitata a una sola scena, con una donna torturata dal tiranno. È un'unica scena e dura solo un attimo, ma forse può bastare per allontanare lo spettatore meno abituato a certo cinema di sangue e fango.
 

  • Un tuffo nel passato

(Regia: Steve Pink; interpreti: John Cusack, Rob Corddry, Craig Robinson, Clark Duke, Crispin Glover; genere: commedia; durata: 101 min.)

Quattro quarantenni falliti cercano di ritrovare l’atmosfera dei loro vent’anni in un vecchio hotel dove passavano le vacanze e una mattina si svegliano realmente negli anni ’80. Trovata vecchia e ormai anche logora: patetici sono oggi, ma lo erano anche da giovani.
 
 

  • Transformers 3

(Regia: Michael Bay; interpreti: Shia LaBeouf, Josh Duhamel, Rosie Huntington-Whiteley, John Malkovich, Hugo Weaving; genere: fantascienza; durata: 156 min.)

    
Due ore e mezza di mostri meccanici in 3-D che se le suonano di santa ragione, in mezzo a un frastuono insopportabile. Sarà anche divertente per il primo quarto d’ora, ma far resistere occhi, orecchie e testa per tutto il film è una prova che non consigliamo a nessuno, men che meno ai più piccoli.