10 parole per capire la crisi della politica. E uscirne
L’odierna non-cultura politica nasce da fraintendimenti di concetti fondamentali. Per invertire la rotta, bisogna prima riscoprire l’alfabeto della buona politica e spiegare, nell’ottica della DSC, termini quali autorità, Costituzione, democrazia, legge, Stato, ecc. Questo il fine dell’ultimo numero del Bollettino dell’Osservatorio Van Thuân, intitolato “La politica in 10 parole chiave”.
La crisi della politica è davanti agli occhi di tutti. Le recentissime elezioni presidenziali lo hanno ulteriormente confermato, così come le difficoltà interne ai vari partiti, in genere frammentati in una specie di anarchia interna e incapaci di sintesi e di proposte. Le prossime elezioni politiche di fine legislatura sono, almeno per il momento, un rebus dato che si svolgeranno in un quadro in dissoluzione.
Per questo risulta utile riprendere l’alfabeto della buona politica, affinché lo smarrimento non diventi abitudine e normalità. “La politica in 10 parole chiave” è il titolo del fascicolo ora in distribuzione del “Bollettino di Dottrina sociale della Chiesa”, la rivista trimestrale monografica dell’Osservatorio Cardinale Van Thuân. Le parole-chiave esaminate sono Autorità politica, Costituzione, Democrazia, Corpi intermedi, Legge, Nazione, Popolo, Partecipazione, Partiti politici, Stato, analizzate con spirito molto critico nei confronti dell’attualità. Il numero costituisce quindi una specie di mini-dizionario per non perdere di vista i fondamentali, per non cedere alle narrazioni oggi imposte dall’apparato del potere, per non disperare che qualcosa di nuovo e migliore possa accadere anche in politica.
Tutti gli autori si ispirano alla Dottrina sociale della Chiesa, che è l’orizzonte orientativo dell’Osservatorio Van Thuân. La intendono, però, non come concordismo con il mondo, o come acritica collaborazione con tutte le linee politiche sulla base di una generica fratellanza, non come condivisione di procedure di un generico dialogo, ma come critica propositiva alternativa al pensiero e alla prassi politica oggi dominante. I dieci mini-saggi di questo mini-dizionario forniscono l’alfabeto del vero cambiamento e forniscono al lettore spunti critici molto radicali. Insomma: fanno pensare.
Nella voce “Costituzione”, per esempio, don Samuele Cecotti ricorda che prima di tutto esiste una costituzione naturale delle nazioni e dei popoli, fondata sull’ordine finalistico della società sedimentato lungo il tempo in usi, costumi, leggi, assetti istituzionali. La Costituzione scritta non è il fondamento del vivere civile, lo è piuttosto quella costituzione naturale da cui però la Costituzione scritta si è allontanata sempre di più, trasformandosi in artificio e convenzione che può essere cambiata a colpi di maggioranze. Il fondamento, così, diventa fragilissimo.
Dopo aver considerato la voce “Democrazia” alla luce della Dottrina sociale della Chiesa, Stefano Fontana afferma in modo molto drastico ma chiaro che «La Chiesa “rispetta la legittima autonomia dell’ordine democratico” [come scriveva Giovanni Paolo II], ma quando esamina le condizioni di questa legittimità deve forzatamente concludere che la democrazia attualmente in corso è da rifiutare». Ossia che questa nostra democrazia non è democrazia.
Guido Vignelli, trattando della voce “Partiti politici”, non teme di condurre una forte critica al concetto stesso di partito politico che ha origini settarie: il partito si ritiene come una sorta di setta para-religiosa composta da eletti che si sentono predestinati dallo spirito del tempo a prevedere il futuro. Il partito è guidato da funzionari che, proprio in quanto separati dalla società, pretendono paradossalmente di esserne la coscienza critica. L’odierna partitocrazia ha molti difetti: uso della propaganda che disinforma e plagia le coscienze, occupazione dei luoghi pubblici per fini ideologici, eliminazione dei corpi intermedi fagocitati dal partito, litigiosità, il partito fine a se stesso che diventa uno Stato nello Stato, come diceva Simone Weil: “Ogni partito politico è fine a se stesso, per cui è totalitario in germe o per aspirazione”. Bisogna allora superare la rappresentanza partitica.
Fabio Trevisan, nella voce “Corpi intermedi”, mostra da un lato il carattere “naturale” dei corpi intermedi e dall’altro come la loro natura sia oggi falsificata: la famiglia non è un’aggregazione sociale, come si pensa oggi, ma una società naturale e le aggregazioni tra i cittadini non possono rispondere solo alla logica scriteriata del volontarismo degli interessi, perché allora ogni aggregazione sociale sarebbe buona e utile, anche quelle che buone e utili non sono.
Marco Ferraresi, nella voce “Legge”, confuta l’idea oggi prevalente che sia legge quanto il legislatore pone, perché legalità e diritto non sono la stessa cosa: una legge può essere legale ma ingiusta. Il fatto che sia posta tramite determinate procedure da parte di chi ne ha il potere non legittima la legge nella giustizia, perché questa richiede la conformità al bene comune.
Ho fatto questi esempi di alcune voci trattate nel fascicolo “La politica in 10 parole chiave” per mostrare come questo numero monografico del “Bollettino di Dottrina sociale della Chiesa” sia alternativo e critico rispetto alle categorie del pensiero politico presenti oggi intorno a noi. I fraintendimenti dei concetti fondamentali della politica costituiscono una non-cultura politica che spiega poi la crisi della politica stessa. C’è un’inversione di tendenza da fare, ma prima di tutto nel pensiero politico.
[Per acquistare il fascicolo – euro 8 – scrivere a acquisti.ossvanthuan@gmail.com]