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LA POLEMICA

Viva la monnezza, differenziata & solidale

L’ultima novità dalla Toscana, regione da sempre rossa e, dunque, “avanzata”, è che hanno abolito i cassonetti dell’immondizia. Perciò, “raccolta differenziata” o niente, monnezza specifica prelevata in giorni determinati. Ciò, in un luogo turistico si risolve in un gran –scusate l’espressione- casino…

Cronaca 28_07_2015
Raccolta differenziata: l'ossessione ambientalista

Nella ridente (si fa per dire) cittadina toscana balneare in cui sono solito trascorrere qualche giorno (non di più) estivo, ogni volta che ci vengo trovo una novità politicamente corretta. Infatti, la Toscana è da sempre rossa e, dunque, “avanzata”. L’ultima è che hanno abolito i cassonetti dell’immondizia. Perciò, «raccolta differenziata» o niente, monnezza specifica prelevata in giorni determinati. Ciò, in un luogo turistico provvisto, pure, di megacamping, si risolve in un gran –scusate l’espressione- casino. O, se vi piace la filosofia di Vico, pensate all’eterogenesi dei fini. Ma niente, veniamo agli esempi. 

Finito il periodo di ferie, devo tornare nel profondo Nord. Ma mi è rimasto un sacchetto cogli avanzi della cena. Che fare? La zona in cui ho dormito è costituita da sole villette. Se lascio il sacchetto per terra al cancello, i gatti ne faranno scempio prima che arrivi il giorno fatidico del prelievo, spargendo laidamente il contenuto per la via. Così, visto che è piccolo, lo comprimo bene e, passando, scendo dalla macchina e lo infilo in un cestino della piazza. Sapete, quelli cilindrici, verde scuro. Poiché non ritengo di star facendo alcunché di male, anzi, eseguo la manovra alla luce del sole. Ma sono avvistato da due talebani dell’”ambiente” stravaccati al bar di fronte, i quali cominciano a inveire contro di me. Li affronto con fare deciso e chiedo loro che accidenti hanno da brontolare, anche se lo so già. Infatti, con fare indisponente e maleducato, mi rimbrottano che quei cestini piazzaioli servono per un «foglietto» o una bottiglietta di plastica e vuota da un quarto di litro, non per l’«immondizia di casa». 

Domando alle due teste di minchia come facciano a sapere che nel mio sacchetto c’è «immondizia di casa». Infatti, la località è turistica e io posso benissimo essere un turista che, avendo consumato in piedi dello street food, ha avvolto piatto-bicchiere-forchetta di plastica o cartone nel sacchetto, aggiungendovi i tovagliolini usati e la crosta di focaccia avanzata. Il tutto, correttamente, è finito nel cestino pubblico. Avrei potuto concludere la mia concione minacciando, la prossima volta, di lasciare il sacchetto in mezzo alla strada prima di partire, o di lanciarlo dal finestrino dell’auto su un marciapiede qualsivoglia di quella cittadina abitata da imbecilli. Ma ho preferito affermare ad alta voce che non avevo alcuna intenzione di rendere conto delle mie azioni a due antipatici sconosciuti e, con un gesto eloquente del braccio, li ho mandati dove potete immaginare. 

Nell’intraprendere il mio viaggio sono passato davanti al megacamping cui ho accennato più sopra: ci sono due “campane” per la raccolta, differenziata of course, del vetro. Circondate da piramidi di sacchetti di monnezza. Ed è già tanto che i turisti sono stati così coscienziosi da ammucchiarli lì e non spargerli à la sans façon per ogni dove, in siti più comodi per loro individualmente intesi. Accade, dunque, come per le tasse: più stringi la vite e più incoraggi l’evasione. Cioè, più rendi difficoltoso il disfarsi dei rifiuti, più il cittadino trasgredisce. Se lo rendi agevole, riduci il numero dei trasgressori. Dovendo scegliere tra l’affrontare i vigili o i talebani e l’impazzimento ossessivo, io, abitualmente mite e rispettoso delle regole, ho preferito il male minore. Se, nella fattispecie, i due talebani pidocchiosi e plagiati da quella sinistra politicamente corretta che li opprime grazie al loro voto avessero “sbagliato a parlare” (come si dice dalle mie parti quando uno dei due disputanti eccede verbalmente e l’altro, che si sente provocato, perde la pazienza), ecco che io, mite e rispettoso come ho detto, sarei stato disposto a finire sui giornali «per futili motivi». 

Il caldo insopportabile, Deus avertat, avrebbe fatto il resto. Naturalmente, se io fossi stato un nerboruto africano o di etnia rom, i due talebani si sarebbero ben guardati dal disturbarmi e, anzi, si sarebbero morsi la lingua. Già: si era in un luogo di spiagge, affollatissimo di vuccumprà, e sarebbe interessante conoscere l’assiduità di questi ultimi nella differenziazione settimanale della monnezza. Ho una mezza idea, l’anno prossimo, di non farmi più vedere in quella cittadina, e spero che altri turisti seguano il mio esempio, così che i talebani restino senza lavoro, ma coi cestini puliti. E, in una regione fortemente sindacalizzata, appesi per il collo a ogni sciopero degli “operatori ecologici”. Ma la riflessione, dato il mio mestiere, deve allargarsi al Paese nel quale ho avuto la disgrazia di nascere e, ahimè, vivere, le cui autorità sono il perfetto specchio del popolo che rappresentano. 

Il fatto è che non c’è scampo. La cittadina lacustre piemontese in cui passo metà del mio tempo è governata dal centrodestra, ma la raccolta differenziata è, se possibile, ancora più fastidiosa (per il cittadino). Tanto che un residente (pro-tempore, come me) ha fatto presente per lettera al Comune che il posto è turistico e, perciò, la raccolta-monnezza dovrebbe essere resa più gradevole. La risposta dell’Autorità è stata diretta, invece, ad accusare i turisti «incivili» di fare quel che ho fatto io (una sola volta) in Toscana: buttare i rifiuti nel cestino cilindrico verde scuro di piazza. Ora, la domanda è: ma in questi cestini, uno che cosa ci dovrebbe buttare se non rifiuti? E se il turista esagera sommergendoli, perché non si provvede al ripristino del cassonetto? 

Ho girato la domanda a chi di dovere e mi è stato risposto che si sciupa l’estetica. Ho replicato che, con un po’ di «fantasia al potere», si potrebbe affidarli alle cure di graffitari, ottenendo il duplice risultato di distogliere questi ultimi dai muri cittadini e di tramutarli in occhiuti custodi delle loro opere d’arte. Un po’ di pubblicità, ed ecco accorrere i turisti a vedere i “cassonetti artistici” che decorano la cittadina X, debitamente inserita negli itinerari del trekking e dei weekend. Ma ognuno ha i capi (anche nel senso di teste) che si merita.