Schegge di vangelo a cura di don Stefano Bimbi
Santa Cecilia a cura di Ermes Dovico
LA LETTERA

Vitalizi, colpire il capro espiatorio prima di tutti gli altri

Dietro il provvedimento sui vitalizi sta la logica del capro espiatorio con grotteschi processi di piazza e provvedimenti punitivi in Parlamento nei confronti della "casta" che ha servito il paese negli ultimi decenni. Porterà risparmi per lo 0.02%, ma sarà la scusa per tagliare tutte le altre pensioni. 

Politica 18_07_2018
Il presidente della Camera Fico

Caro direttore.
dopo il colpo di stato dell'11 settembre 1973 in Cile, l'ex Presidente della Repubblica e Presidente del Senato in carica, il democristiano Eduardo Frei, che aveva favorito il golpe contro Allende , si recò al palazzo della Moneda per incontrare il generale Pinochet ,nella speranza di convincerlo a ripristinare la democrazia. Alla fine di un colloquio drammaticamente teso, nel corso del quale Pinochet insultò Frei addebitando alla vecchia classe politica la rovina del paese, Frei, capita l'antifona, chiese  l'auto per tornare al Senato. Pinochet lo gelò apostrofandolo "ma quale macchina, se ne torni a piedi, perché avete sfruttato già abbastanza il popolo cileno".

Pinochet, lo sapesse o no, ripeteva il copione di tutti i rivoluzionari, che come ha scritto autorevolmente Umberto Eco, hanno bisogno di un capro espiatorio verso il quale indirizzare ed alimentare il rancore e l'odio della pancia del popolo. Il primo maestro in materia fu Robespierre per il quale i nemici della rivoluzione erano tutti coloro che avevano corrotto i costumi e la coscienza pubblica, fuorviando il popolo, imitato poi da tutti i dittatori con i loro capri espiatori: per Stalin i Kulaki, per Hitler gli ebrei, per Mussolini i complottisti "demo pluto giudaici massoni".

Nell'Italia di oggi non c'è stata nessuna rivoluzione violenta, ma i vincitori delle elezioni politiche, andati al potere grazie alle libertà democratiche garantite dai loro predecessori, si stanno muovendo proprio con la logica del capro espiatorio con grotteschi processi di piazza e provvedimenti punitivi in Parlamento nei confronti della "casta" che ha servito il paese negli ultimi decenni.

Come tutti sanno infatti, il vecchio sistema dei vitalizi dei Parlamentari è stato cancellato nel 2012 così come sono state giustamente abrogate le leggi che hanno consentito in passato di andare in pensione con il sistema retributivo e non con quello contributivo, magari soltanto dopo 14 anni 6 mesi ed un giorno di lavoro per gli statali che diventavano ancora meno con il riscatto degli anni dell'Università, del servizio militare per gli uomini e il riconoscimento dei figli per le donne.

Anche gli artigiani, i commercianti ed i coltivatori diretti hanno avuto a suo tempo accesso al sistema pensionistico senza avere mai versato contributi. Nessuno di questi lavoratori accetterebbe di vedersi decurtare la pensione sino all'80% a partire dal prossimo gennaio con un conteggio retroattivo basato sui contributi reali a suo tempo versati.

Con la famosa delibera dell'Ufficio di Presidenza della Camera viceversa, si è previsto che per i circa 1500 deputati superstiti, di età media di 75 anni, si devono ricalcolare i vitalizi in essere in base a quello che hanno realmente versato quando erano in carica: la nuova regola vale però soltanto di quelli che percepiscono di più del versato mentre per quelli (come me ad esempio) che hanno versato molto di più il vitalizio viene congelato all'attuale importo. 

Il maggiore accanimento c'è stato con 45 ex deputati che hanno tra i 90 e i 103 anni ed altri 104 che hanno tra gli 80 e i 90 anni, che subiscono tagli sino a più dell'80% anche se hanno fatto quattro o cinque legislature, perché gli sono stati applicati retroattivamente coefficienti di trasformazione del montante contributivo legati alla età anagrafica di quando cominciò a decorrere l'assegno vitalizio.

A fronte di una spesa pensionistica annuale di 190 miliardi di euro gli "auspicati" risparmi di circa 40 milioni di euro rappresenterebbero così circa lo 0.02 % del totale. Nel paese di Maramaldo gli "eroici pentastellati", guidati dal trentenne deputato e Vicepresidente del Consiglio Luigi Di Maio, con il concorso attivo di Matteo Salvini, hanno cosi' ottenuto di vendicarsi sulla  "odiata casta" degli ex parlamentari, bollati come ladri e colpevoli di aver rovinato il Paese, in attesa di sperimentare le loro ricette sulle cosidette "pensioni d'oro" ( militari, magistrati, dirigenti d'azienda, primari, professori universitari ecc.) e dopo su tutti gli altri.

E invece di vergognarsi della "mascalzonata" hanno festeggiato in piazza l'abrogazione di un "privilegio" già abrogato da tempo, con ridicoli risparmi già garantiti purtroppo in breve tempo dall'età dei "condannati", orgogliosi di aver nutrito la pancia del popolo con inermi capri espiatori.

Tranquilli: anche questa rivoluzione da operetta finirà come quella vera e tragica del 1789 in Francia che si esaurì quando i giacobini cominciarono a tagliare le teste a quelli che per mesi avevano applaudito quando venivano tagliate le teste degli altri.