Vita da cani? Magari, oggi se la spassano meglio di noi
Una volta una devota disse a Padre Pio che voleva farsi santa. Il frate rispose così: «Va bene, figlia mia, ma ricordati che è una vita da cani». Se la domanda gli venisse posta oggi, però, forse dovrebbe mutare paragone, perché l’antico modo di dire non è più adeguato. Un esempio? Il divieto dei botti di Capodanno.
Una volta una devota disse a Padre Pio che voleva farsi santa. Il frate rispose così: «Va bene, figlia mia, ma ricordati che è una vita da cani». Se la domanda gli venisse posta oggi, però, forse dovrebbe mutare paragone, perché l’antico modo di dire non è più adeguato ai tempi. Basta guardare in tivù la pubblicità del cibo per cani, che di certo fa venire l’acquolina in bocca ai subsahariani provvisti di parabola. Se gli italiani trattano così i loro cani –pensano di sicuro- quanto più gli esseri umani! Così, si imbarcano.
In effetti, la prima parte della loro considerazione è vera, tant’è che anche l’altro modo dire, «trattato come un cane in chiesa», è ormai obsoleto: i cani in chiesa entrano riveriti e nessun parroco osa dir nulla per non essere smentito (e magari rimbalzato) dal suo vescovo. Il quale, com’è noto, ha più timor della stampa che di Dio. L’ultima pro canes è stato il divieto dei botti di Capodanno imposto in moltissimi Comuni, anche guidati dal cosiddetto centrodestra. Per paura dei feriti e degli amputati? Non crediamo: chi ama tanto i cani difficilmente ama gli uomini. La vera ragione è che i cani si spaventano e molti di essi muoiono di infarto. Ma sarà vero? É una buona domanda.
Sia come sia, è bastato mettere in giro questa diceria per un paio di capodanni e subito i suoi diffusori sono stati accontentati. Il tiggì nazionale, per esempio, già prima della vigilia si profondeva in interviste ad amanti (di cani, obviously) sul gravissimo pericolo che correvano i loro amorucci a ogni sansilvestro, con tanto di consigli su come difenderneli. Una signorina, per esempio, suggeriva urbi et orbi il suo collaudato metodo: stringere al cuore il cagnetto per rassicurarlo e alzare al massimo il volume del televisore e della radio per coprire il fragore dei botti. La domanda, tuttavia, è: ma se alla tivù passa un film di Quentin Tarantino, come fa il cane a sapere che si tratta di finzione scenica e non di botti veri?
Altra domanda: come mai il cane non schiatta quando sta alla tivù negli altri giorni? O forse i suoi proprietari guardano solo i cartoni di Peppa Pig per amor suo? Boh. Ma le domande, a questo punto, si accavallano inarrestabili. Un’altra è: i cani da caccia come fanno a sopravvivere? E i cani poliziotto? E quelli da guerra? I cavalli sono bestie anche loro, e da sempre hanno portato gli uomini nel culmine della battaglia, pensiamo alla famosa Carica dei Seicento (Balaklava, guerra di Crimea, cavalleria inglese contro cannoni russi) o a quella di Inguscetzjia (campagna di Russia, cavalleria italiana contro cannoni, mitragliatrici e bombe a mano). La polizia americana usa, e con profitto, i cavalli in città dove la vendita di armi è libera. E in mezzo al traffico, in un Paese dove le auto “d’epoca” sono apprezzate e diffusissime (ciò vuol dire che qualche “botto” da scappamento ci scappa; a proposito: gli americani fanno gli schizzinosi con le auto “inquinanti” europee ma, da quel che si vede rombare nei loro film e telefilm, le varie Mustang del ’71 o Chevrolet del ’65 sono tutte elettriche?).
Ma torniamo ai cani. L’ultima guerra mondiale ci ha sepolti sotto i bombardamenti; stando alla nuova teoria, tutti i cani italiani e tedeschi dovrebbero essere morti di crepacuore, talché oggi non circolerebbe cane autoctono in quanto la razza si sarebbe estinta nel 1945. Invece, come si vede, non solo non è così, ma, al contrario, i cani in circolazione sono aumentati a dismisura. Allora, i casi sono due: o qualcuno bara e non la conta giusta, o i cani odierni sono così coccolati, vezzeggiati e viziati che se gli fai solo “buh!” se la fanno addosso. Ma anche questa non torna, perché di gente aggredita da cani domestici continua a essercene, anche se, dato il trend politicamente corretto, non fa notizia. Ecco, allora, l’unico vecchio detto sui cani che conserva la sua validità: un cane che morde un uomo non fa notizia, un uomo che morde un cane sì. Di più: quest’ultimo, oggi, dovrebbe scappare su un gommone verso la Libia, dove gli abitanti, essendo islamici, i cani li trattano ancora da cani.