Schegge di vangelo a cura di don Stefano Bimbi

ELEZIONI AUSTRIA

Vince il verde Ma l’Europa è avvertita

Sebbene accolta con giubilo da quasi la totalità dei media, la vittoria del verde Van der Bellen e delle forze europeiste è comunque un campanello d’allarme per Bruxelles e, più in generale, per la politica tradizionale. Questa forte insoddisfazione anti Ue, è stata a lungo considerata una prerogativa dei paesi ex-comunisti, ma il risultato ottenuto dall’ Fpo in una realtà moderata come l’Austria dimostra che non è più così. 

Esteri 24_05_2016
Il candidato dei Verdi Alexander Van der Bellen vincitore alle elezioni

Le elezioni presidenziali austriache, probabilmente le più seguite nella storia del Paese alpino, hanno visto trionfare un po’ a sorpresa il candidato dei Verdi Alexander Van der Bellen, che è riuscito a superare solamente al photofinish il suo avversario Norbert Hofer. Quest’ultimo, definito da più parti il volto gentile dell’Fpo, (il partito che tutti i principali quotidiani europei definiscono “xenofobo” ed “euroscettico”), nonostante abbia ottenuto il 51,9% dei voti dei cittadini residenti è stato sconfitto per sole 22mila preferenze in seguito al conteggio delle schede giunte per posta, largamente favorevoli al suo sfidante. 

Sebbene accolta con giubilo da quasi la totalità dei media, questa vittoria delle forze europeiste rappresenta comunque un campanello d’allarme per Bruxelles e, più in generale, per la politica tradizionale, che si sta dimostrando incapace di reggere l’urto delle forze ultraconservatrici e intenzionate ad abbattere con il martello l’intera struttura europea. Questa forte insoddisfazione per tutto ciò che a che fare con la Ue, è stata a lungo considerata una prerogativa dei paesi ex-comunisti, ma il risultato ottenuto dall’ Fpo in una realtà moderata come l’Austria dimostra che non è più così. 

Quello austriaco non è certamente il primo caso di un’elezione decisa dal voto per corrispondenza, ma comunque tale aspetto risulta particolarmente importante, poiché si inserisce perfettamente in un quadro generale dominato dalle contraddizioni e dalle sorprese. In particolare, queste consultazioni popolari hanno portato chiaramente alla luce le evidenti fratture esistenti all’interno del Paese, che renderanno particolarmente difficile il compito del neoeletto, chiamato a diventare quanto prima il Presidente di tutti. 

I dati già disponibili, infatti, mostrano come Van der Bellen, ad esempio, abbia trionfato nettamente in tutte le grandi città (conquistando Vienna, Graz e Salisburgo), mentre il suo avversario si sia imposto nelle campagne e nei centri più piccoli. Secondo uno studio realizzato dal Sora (Istituto per la Ricerca Sociale e la Consulenza), inoltre, sarebbe evidente anche la differenza di opinione legata al sesso e all’istruzione: le donne e i laureati, infatti, avrebbero preferito il candidato verde, mentre gli uomini e la popolazione con titolo di studio inferiore quello nazionalista. 

Nonostante la sconfitta, il ciclone Hofer rischia però di avere conseguenze di lungo periodo sulla vita politica del suo Paese. Secondo alcuni studi, infatti, nel corso del secondo turno egli è riuscito ad ottenere l’appoggio di poco meno della metà degli elettori del Partito Popolare Austriaco (Övp) e, inaspettatamente, di circa il 25% di quelli del Partito Socialdemocratico (Spo), nonostante questo avesse dato il proprio sostegno a Van der Bellen. Si tratta di un dato estremamente importante, perché dimostra come, anche a sinistra, vi sia una forte insoddisfazione, che porta numerosi simpatizzanti a fare scelte di campo radicalmente opposte a quelle attese, anche accordando la propria preferenza ad un movimento fondato da ex-nazisti. 

Oltre a ciò, Hofer è stato in grado, praticamente da solo, di mettere a lungo in scacco una coalizione composta da quasi tutti i partiti dell’arco costituzionale, riunitisi, più o meno ufficialmente, per scongiurare il suo trionfo. Secondo i sondaggi condotti nel periodo delle elezioni, le ragioni di ciò sono da ricercare nella capacità dell’Fpo di attrarre lo scontento della fascia di popolazione che ritiene che la propria condizione di vita e quella dell’Austria siano peggiorate negli ultimi anni, nonché di chi vede nella Ue un nemico da contrastare con tutte le proprie forze. 

Alla luce di ciò, è plausibile che il “caso austriaco” sia destinato a ripetersi anche in altri Paesi qualora i Partiti tradizionali non si dimostrino in grado di modificare la linea politica seguita quasi ciecamente sino ad ora, soprattutto nei due ambiti più critici, ossia quello economico e quello connesso alle politiche in materia di immigrazione. Lo stesso messaggio, anche se in maniera meno “violenta”, arriva anche da coloro che hanno deciso di sostenere Van der Bellen, un uomo estraneo alla classica alternanza fra cristiano-sociali e socialdemocratici, ma che comunque è stato in grado di sconfiggere entrambi i “dinosauri” della politica austriaca e costringerli addirittura a sostenerlo in funzione anti-Hofer.