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CHIESA & URNE

Vescovi nuovi partigiani, ma c'è chi usa la ragione

L'odio politico per Salvini da parte di molti vescovi italiani sta toccando punte grottesche. C'è persino chi "scomunica" i fedeli che lo votano. Non si può ridurre il tutto a uno scontro epocale pro o contro Salvini presentandolo come il male assoluto. Ma c'è chi ha scelto un'altra strada e ha deciso di parlare delle elezioni ai fedeli offrendo i veri criteri di giudizio cristiani. I casi Trieste, Ventimiglia e Reggio Emilia. 
-“NON FUGGITE”, NUOVO APPELLO DEI VESCOVI AFRICANI di Anna Bono

Ecclesia 23_05_2019

Il mandato che la gerarchia cattolica sta portando avanti in questi giorni appare sconcertante per orizzonti e limitatezza di vedute: contro Salvini, senza se e senza ma. Di qua il bene, di là il male. Ma per un fedele che strizza l’occhio a questo gioco (l'ultimo è l'anatema del vescovo Mogavero che se l'è presa anche con gli elettori del vicepremier) ce ne sono altri dieci che provano fastidio per una riduzione della fede a referendum su un uomo politico mentre si tralascia l’abisso morale nel quale altri politici, e altri poteri anche europei, hanno lasciato sprofondare il Vecchio Continente. 

In questo clima da guerra per bande, trovare un ago magnetico che orienti la bussola non è facile. Ma se un fedele volesse davvero orientarsi circa i criteri, lontano dalle pastoie ideologiche dei Mogavero, che cosa dovrebbe fare? 

Tre esperienze di tre vescovi ci offrono una sorta di "Bignami" esaustivo di quelli che dovrebbero essere i criteri da utilizzare. 

Il primo è l’arcivescovo di Trieste Giampaolo Crepaldi (in foto) che - intervenendo alla Giornata della Dottrina sociale organizzata dalla Nuova BQ ha fatto una disamina su quelli che sono i criteri attraverso i quali guardare l’Europa di oggi. Dal bene comune (“L’Europa nasce come respublica christiana e intende il bene comune come avente un carattere morale, finalistico, analogico e verticale, incentrato sul diritto naturale fondato, sostenuto e avvalorato dal diritto divino”) ai Nuovi diritti (“nel campo della biopolitica dobbiamo constatare frequenti pressioni delle istituzioni europee sugli Stati membri perché aprano la loro legislazione ai cosiddetti “nuovi diritti” che sono elementi del male comune”), Crepaldi ha avuto parole molto critiche nei confronti del Super Stato europeo e dei “Nuovi assolutismi” che lo ispirano. L’arcivescovo di Trieste ha messo in guardia da una nuova e pericolosa ideologia: “Esiste l’ideologia dell’europeismo, portata avanti da molte forze politiche, dalle élite intellettuali del vecchio continente che ha una visione della persona e della vita sociale non condivisibile dal punto di vista della Dottrina sociale della Chiesa”.

Il vescovo di Reggio Emilia Massimo Camisasca (in foto) ha invece scelto la strada della nota informativa ai fedeli (LEGGI QUI) della sua diocesi (e ai suoi preti) per ricordare quali sono i princìpi che stanno a cuore ai cattolici. Non li ha chiamati “non negoziabili”, ma il senso, e l’ordine che vi ha dato, ripercorrono pedissequamente quelli che erano in un passato ormai remoto per la Chiesa, i criteri forniti da Papa Benedetto XVI per orientarsi in politica. Mi auguro che siano elette persone che abbiano a cuore la difesa della vita in ogni momento del suo svolgimento, persone che abbiano a cuore la maternità e il diritto alla vita del concepito, candidati perciò che si facciano promotori di una politica di aiuto alla famiglia e alla nascita, alle ragazze madri, ai consultori e alle associazioni che sostengono il diritto alla vita”, ha esordito andando in controtendenza rispetto a molte sensibilità “moderne”, ricordando l’importanza della famiglia formata dall’incontro stabile fra l’uomo e la donna e, guardando agli anziani: “di fronte a una cultura dell’eutanasia - ha detto - siamo chiamati a scegliere candidati alle elezioni che manifestino una chiara coscienza anti-eutanasica”. Parole chiare, che aiutano a farsi idee altrettanto chiare. Ad esempio, con un appello del genere, chi tra i cattolici potrebbe coerentemente sostenere il Pd di Zingaretti, che ha appena fatto un appello proprio pro eutanasia?

Anche il vescovo di Ventimiglia-Sanremo Antonio Suetta (in foto) ha utilizzato lo strumento della lettera ai fedeli (LEGGI QUI), ma il suo nome da qualche giorno è al centro di polemiche per un’intervista concessa al Quotidiano Nazionale nel corso della quale avrebbe detto che “sugli sbarchi ha ragione Salvini”. Il vescovo ha poi corretto il tiro dando la colpa al titolista, ma nella sostanza le sue parole non erano poi diverse da quelle attribuitegli. E di fatti gli è valso l’appellativo di Repubblica di “nemico della linea di Papa Francesco”. Uno stigma da anni ’70 (ricordate i nemici del popolo?) capace di “uccidere” mediaticamente. Infatti il povero vescovo finito nell’occhio del ciclone ha così cancellato tutte le interviste programmate negli ultimi giorni, compresa quella con la Nuova BQ. Intimidito dalle reazioni di casa sua, praticamente. Inquietante, ma fa lo stesso. 

Però resta - ed è più esaustivo dell’intervista - quanto scritto nella lettera ai fedeli. 

Un pensiero anticristiano si è affermato come egemone, in nome di una singolare tolleranza interreligiosa e di una malintesa laicità”, ha detto fino a spingersi a frasi oggi decisamente politicamente scorrette: “L’Europa è nata anche nei passaggi cruciali di Poitiers, di Lepanto e alle porte di Vienna l’11 settembre 1683” demolendo oltre al “cattoislamismo” imperante anche la cultura egemone che fa dell’aborto e dell’eutanasia i suoi pilastri. Il documento di Suetta è un testo molto prezioso per un’analisi sui mali dell’Europa e sulle cure, che inevitabilmente partono e passano da una ri-cristianizzazione del Vecchio Continente. Tutto questo gli ha causato l’accusa di “vescovo sovranista”. Eppure è solo un vescovo che vive al confine con la Francia, dove a causa del far west immigrazionista, più drammatica ed evidente emerge la sconfitta dell’europeismo ideologico che abbiamo concepito fino ad oggi. 

I pastori che giudicano la realtà con le lenti della ragione e della Chiesa ci sono ancora. Ma la loro voce è solo un soffio di vento.