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Verdone fa 70: i suoi preti solo "ascolto" e niente parole

I 70 anni dell'attore romano che ha impersonato diversi sacerdoti: la sua caratterizzazione esilarante perché ha saputo cogliere le caratteristiche salienti di un certo tipo di prete degli anni postconciliari, quello che invita sempre ad ascoltare ma non sa più parlare. Così ci ha fatto ridere, lui che probabilmente ha una fede più salda dei prelati che ha interpretato.

Cultura 17_11_2020

Era il 1980, quando un giovane comico romano di 30 anni presentava al cinema il suo primo film, Un sacco bello. Quel film sarà l’inizio di una lunga e fortunata carriera per Carlo Verdone, figlio di un famoso studioso di cinema, Mario Verdone. Nato il 17 novembre del 1950, ora compie 70 anni. Un’età importante, che in qualche modo contrasta con l’immagine che ricordiamo da quel primo film, del ragazzo timido e impacciato oppure del bullo di periferia, pensando ad alcuni dei personaggi che interpretava con grandissimo talento. Eppure gli anni passano per tutti e ovviamente stanno passando anche per lui, che nel corso del tempo ha sempre cercato di adattare il suo modo di fare cinema per cercare di intercettare i gusti di un pubblico che cambia inesorabilmente.

Credo in questi ultimi quarant’anni di aver visto tutti i film di questo attore e regista, condividendo con lui non soltanto la romanità, ma anche altre cose. Per esempio lui è nato e cresciuto a qualche centinaio di metri da dove sono nato e cresciuto anche io, negli ultimi anni condividevamo anche lo stesso barbiere anche se Verdone non l’ho mai incontrato, inoltre una mia zia (casualmente nata anche lei il 17 novembre), romana verace, ha recitato una parte in uno dei suoi film. Insomma, posso proprio dire di essere cresciuto con i suoi film.

Una delle cose che mi ha sempre fatto più ridere era quando impersonava il prete. Ne ha impersonati vari nei suoi film, a cominciare proprio da quel primo del 1980. La sua caratterizzazione del prete era per me esilarante, proprio perché sapeva cogliere le caratteristiche salienti di un certo tipo di sacerdote degli anni postconciliari, quel prete che invita sempre ad ascoltare ma non sa più parlare. O che, come il don Alfio di Un sacco bello, cerca di imbastire vaghi insegnamenti comprensivi delle ragioni di tutti, scontrandosi con l’incomprensione e rabbia del padre del ragazzo fricchettone scappato di casa, interpretato dal caratterista romano Mario Brega.

Ma il don Alfio in questo film ancora conserva un aspetto molto sacerdotale, indossando il camice talare. Nel 1983, in Acqua e sapone, interpreta un altro prete, anzi interpreta un insegnante di italiano che finge di essere un prete per avere un lavoro. Qui il clergyman soppianta il camice talare ed è interessante una sequenza, quando la madre della sua allieva domanda al finto prete di un libro che aveva scritto il vero padre Michael Spinetti, che lui stava indebitamente sostituendo per carpirne il generoso compenso. Per inventarsi qualcosa tira fuori un fumoso discorso simil teologico impostando la voce “da prete”. Quest’ultima cosa mi aveva sempre colpito, il fatto che il prete avesse un modo di parlare suo proprio, non solo in quello che diceva, ma in come lo diceva.

Nel 2010, in Io, loro e Lara interpreta padre Carlo Mascolo, un missionario in crisi di fede. In questo film, più che negli altri, affronta la figura del sacerdote non tanto in maniera caricaturale ma cercando di mostrare la crisi di identità di questa figura un tempo così importante nella società italiana. Certo i suoi film vogliono farci divertire ma anche pensare, come nel caso di quello di cui stiamo parlando. Un sacerdote smarrito e incerto ci ricorda tante cose che sono continuamente sotto i nostri occhi. Ovviamente questo non riguarda tutti i sacerdoti, ma sempre di più.

È stato sempre discreto sulla sua vita privata e interiore, Carlo Verdone. In un’intervista a Credereriportata in parte da Aleteia.it in un articolo a firma di Gelsomino Del Guercio diceva tra l’altro: “Io sono credente, pur tra mille dubbi e problemi. Penso che il corpo serva a far crescere l’anima, a darle sensibilità e saggezza. Poi, a un certo punto, il corpo ci lascia e l’anima resta. Questa cosa l’avverto sempre di più. Così come sento più forte la forza della preghiera”. Insomma, un credente che cerca una sua via alla fede, una fede che sia salda e forse più autentica di quella dei vari preti che questo grande attore e regista ha interpretato.