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FRANCIA

Verdi di islam e di ecologismo, la nuova alleanza sinistra

Si inizia a Grenoble: il sindaco verde permette alle donne islamiche di entrare in burkini nelle piscine pubbliche. E si arriva alla Francia nel suo insieme, dove la sinistra estrema, "verde fuori e rossa dentro", ostacola la lotta al separatismo islamico, alla nascita di piccoli califfati fuori controllo. L'Ue incoraggia questo "futuro dell'Europa".

Editoriali 01_06_2022
Burkini

Verdi fuori e rossi dentro, diceva qualcuno. Allora non stupisce vedere anche partiti e movimenti ecologisti, componente organica della sinistra che si auto-proclama “progressista”, dare manforte ai Fratelli Musulmani e all’avanzata dell’agenda dell’islamismo politico e fondamentalista in Europa. La Francia è il principale laboratorio dell’islamo-gauchismo e non fa eccezione quello in salsa ambientalista. 

Ed ecco allora il sindaco verde di Grenoble, Éric Piolle, introdurre nel proprio comune un regolamento che avrebbe autorizzato l’ingresso di donne con il burkini nelle piscine pubbliche a partire dal primo giugno. Un provvedimento che si pone in aperta contrapposizione allo sforzo del governo francese, avviato dal presidente Macron nel suo primo mandato, di contrastare l’imperversare dell’islamismo in territorio francese. 

La lotta di Parigi è al cosiddetto “separatismo”, ovvero a quel fenomeno che consiste nella creazione di “zone interdette” dove a vigere di fatto non è la giurisdizione dello Stato ma la sharia, nella sua interpretazione fondamentalista naturalmente. Una lotta iniziata tardivamente, in risposta alla decapitazione del professor Samuel Paty avvenuta alla metà dell’ottobre 2020, quando già interi quartieri o persino città – notorio è il caso di Roubaix – erano stati trasformati in emirati “separati”, appunto, dove sembra di stare ad Idlib in Siria piuttosto che in Francia, così come la conoscevamo. Il tutto secondo il disegno storico di conquista tracciato dai Fratelli Musulmani per l’Europa.

Invertire la tendenza e tornare allo status quo ante è di per sé un’impresa estremamente difficile, se non improbabile, ma a complicare ulteriormente la situazione è il sostegno politico a tale disegno fornito dagli stessi francesi, quelli imbambolati dal dogma del “multiculturalismo” s’intende, gli “utili idioti” dell’islamismo. 

Tra questi, s’iscrivono i verdi fuori e rossi dentro, “compagni” su cui i Fratelli Musulmani fanno crescente affidamento, dissimulando interesse e sensibilità verso la causa ambientalista in cambio del loro fiancheggiamento, quando ad esempio si tratta di organizzare proteste contro la presunta islamofobia che animerebbe il governo francese, o di far passare provvedimenti che rispondono all’agenda islamista. 

E arriviamo qui al caso del sindaco di Grenoble, legato a doppio filo a un’associazione − Alliance Citoyenne − già nota per essere espressione dei Fratelli Musulmani, che da anni si batte a favore del burkini, il velo integrale balneare con cui le donne musulmane dovrebbero prendere il sole e farsi il bagno nei lidi francesi. Dopo le spiagge, l’obiettivo sono diventate le piscine e se non fosse stato per la bocciatura ad opera del tribunale amministrativo competente, il provvedimento promosso da Piolle sarebbe ora in vigore.

Il tribunale ha accolto il ricorso presentato dalla prefettura su sollecitazione del confermato Ministro dell’Interno, Gérald Darmanin, considerando il provvedimento in contraddizione con il principio di neutralità del servizio pubblico. Darmanin ha salutato la sentenza come prova del successo del governo nella lotta al “separatismo”. Aspetti, però, ad esultare. Piolle ha annunciato battaglia legale e di quel che sarà non c’è certezza.

L’ultima parola spetterà al Consiglio di Stato e la speranza è che i giudici non tradiscano, come hanno fatto invece quelli della Corte di Cassazione, che nei giorni scorsi hanno sancito l’irresponsabilità penale di Kobili Traoré, colpevole di aver ucciso a coltellate la vicina di casa ebrea, Sarah Halimi, al grido di Allah-u-Akhbar. Non era capace d’intendere e di volere perché poco prima aveva fumato della cannabis, questa l’incredibile motivazione della sentenza. Ma non era una droga “leggera”?

Di colpi di teatro potranno essercene ancora e pertanto la battaglia riguardante il burkini è destinata a continuare. Una battaglia che, a ben vedere, va oltre il “separatismo”, poiché l’indumento viene inteso dai Fratelli Musulmani come uno strumento attraverso cui legittimare e imporre l’islamismo politico e fondamentalista all’interno dello stesso spazio pubblico francese. Quanto ancora lo Stato riuscirà a resistere alla pressione islamista, resa ancor più forte e determinata dall’alleanza con la sinistra “progressista”, annidata ormai ovunque, istituzioni comprese?

Uno scenario inquietante, ma ahimè sembra questo il “futuro dell’Europa”. Una condanna che viene dall’alto, come dimostra la propaganda pro-hijab diffusa insistentemente dall’Unione Europea e che ha rappresentato molto probabilmente l’unico dato davvero rilevante della “Conferenza sul futuro dell’Europa” che si è appena conclusa a Bruxelles. Macron è intervenuto alla sessione conclusiva, in rappresentanza del Consiglio Europeo durante il semestre francese. Ma lo sa che tra le delegazioni che hanno preso presenziato ai lavori, vi erano gruppi appartenenti a organizzazioni giovanili dei Fratelli Musulmani? 

Le immagini e i video di attivisti dalla barbetta ben in vista e di attiviste dal capo velato, con la bandiera dell’UE sullo sfondo, hanno fatto il giro del mondo e sono state immancabilmente esaltate in un reportage trasmesso dal canale in lingua araba di Al Jazeera.  

L’islamismo è in festa dunque, anche in Italia, dove avanza senza incontrare opposizione alcuna. Il proselitismo va a gonfie vele, sia online che sul territorio, e il velo è oggetto di celebrazioni all’interno del comune spazio pubblico. Chissà se tra i membri della giuria del concorso “La regina dell’Hijab”, promosso da una “influencer” già candidata in quota PD ad elezioni locali, siederanno esponenti del mondo “progressista” italiano, che annovera oltretutto un numero crescente di cattolici, perfettamente a loro agio dal punto di vista ideologico nell’alleanza perversa con gli islamisti. Per salvare l’Europa, ci vuole davvero un miracolo.