Venezuela, la Santa Sede cambia e 'attacca' Maduro
In Venezuela, ieri si è insediata ufficialmente la nuova Assemblea Costituente convocata dal presidente Nicolas Maduro. La Santa Sede, finora equidistante fra presidente e opposizione, ieri ha chiesto di "sospendere" o "evitare" iniziative come la Costituente e di rispettare la Costituzione attuale.
In Venezuela, ieri si è insediata ufficialmente la nuova Assemblea Costituente convocata dal presidente Nicolas Maduro e boicottata dall’opposizione. La repressione delle proteste ha causato almeno 120 morti (ma potrebbero essere oltre i 130, secondo altre stime) da aprile ad oggi. I feriti si contano già a migliaia, i prigionieri politici sono più di 500. La Santa Sede, che aveva sempre invitato al dialogo presidente e opposizioni, senza mai sbilanciarsi da una sola parte, ieri ha emesso una nota, firmata dal segretario di Stato Pietro Parolin e a nome del Santo Padre. Contrariamente all’equidistanza dei precedenti interventi, la nota invita esplicitamente il governo Maduro a mettere da parte i suoi piani. Si tratta di un fatto inedito.
Sarà che ormai non è più possibile non scandalizzarsi di fronte alla tragedia umana e politica del Venezuela. Fatto sta che la nota della Santa Sede è indirizzata “in particolare al Governo”. Linguaggio e contenuti sono molto diversi, rispetto a quelli che caratterizzavano le dichiarazioni del Papa, di ritorno dall’Egitto, quando tirava le orecchie all’opposizione “divisa”. Ieri, invece, cosa chiedeva la nota della Segreteria di Stato al presidente Maduro? Quattro cose, sostanzialmente: 1) che venga assicurato il pieno rispetto dei diritti umani e delle libertà fondamentali, nonché della vigente Costituzione; 2) si evitino o si sospendano le iniziative in corso come la nuova Costituente (che, anziché favorire la riconciliazione e la pace, fomentano un clima di tensione e di scontro e ipotecano il futuro); 3) si creino le condizioni per una soluzione negoziata in linea con le indicazioni espresse nella lettera della Segreteria di Stato del 1° dicembre 2016, tenendo presenti le gravi sofferenze del popolo per le difficoltà a procurarsi il cibo e le medicine, e per la mancanza di sicurezza. 4) venga scongiurata ogni forma di violenza, invitando, in particolare, le Forze di sicurezza ad astenersi dall’uso eccessivo e sproporzionato della forza.
La terza richiesta, quella che riguarda le indicazioni espresse dalla Santa Sede, si riferisce alla precedente nota, firmata da Parolin (e sempre a nome del Papa) del dicembre 2016, quando il negoziato era ancora nel vivo. Prima di tutto si chiedevano misure urgenti per portare sollievo alla popolazione, almeno rifornimenti umanitari di cibo e medicinali. Queste misure urgenti avrebbero dovuto essere messe in pratica entro il 6 dicembre 2016, data prevista del negoziato, poi rinviata al 13 gennaio. La seconda richiesta, più di natura politica, si chiedeva di rispettare la costituzione (“differenze politiche abbiano solo risposta nella severa cornice costituzionale, cammino democratico, pacifico ed elettorale”) e giungere a un accordo per nuove elezioni. “Le parti – sottolineava allora il cardinale Parolin - concordino il calendario elettorale che consenta ai venezuelani di decidere sul loro futuro senza rinvii”. Nel frattempo, “Si prendano le misure necessarie per restituire il prima possibile all'Assemblea Nazionale (parlamento, ndr) il ruolo previsto nella Costituzione”, mentre fin dalla sua elezione nel 2015 il presidente Maduro ha fatto di tutto per esautorare un legislativo in cui i democratici, suoi oppositori, sono maggioranza. Infine, ma non da ultimo, il Vaticano chiedeva la liberazione dei prigionieri. Che sono, sostanzialmente, prigionieri politici.
Se queste erano, almeno fin da dicembre scorso, le condizioni poste dal Vaticano per la mediazione nel dialogo fra presidente e opposizioni, è impossibile non notare come tutti e quattro i punti siano stati sistematicamente violati. Aiuti umanitari: la situazione è catastrofica e, da aprile, è ulteriormente peggiorata proprio a causa dell’intervento repressivo del governo venezuelano, con il blocco delle città e l’invio di forze pesantemente armate nelle strade e nelle piazze. Rispetto della Costituzione e dialogo per nuove elezioni: Maduro stesso ha violato la Costituzione venezuelana, indicendo elezioni non a suffragio universale per un’Assemblea Costituente, senza passare per un referendum. Come invece è prescritto dalla legge suprema venezuelana. Assemblea Nazionale: Maduro l’ha di fatto completamente esautorata e ora la vuole rimpiazzare anche fisicamente con l’insediamento del “suo” legislativo, un potere addirittura costituente che cambierà le regole del gioco. Prigionieri politici: basta vedere le immagini dei leader dell’opposizione Lopez e Ledezma trascinati fuori da casa loro, ancora in pigiama, dagli uomini dei servizi segreti.
Stante il fatto che nessuna di queste condizioni è stata rispettata, la nota della Santa Sede è la naturale risposta, anche se è e resta sorprendente rispetto al passato. Il cardinale Parolin, che era Nunzio Apostolico in Venezuela prima di essere nominato Segretario di Stato, ha la sensibilità giusta per ascoltare il grido di dolore di preti, vescovi e cittadini venezuelani. In ogni caso la nota della Segreteria è a nome del Santo Padre. Di sicuro, il presidente Maduro non potrà più arruolare Papa Francesco come suo “testimonial”, come aveva fatto molto di recente.