Venezuela, attacco ai simboli cattolici
Immagini della Madonna e dei santi profanate, i politici si accusano
a vicenda. I vescovi: si combatta l'intolleranza in ogni sua forma.
Statue decapitate. Vergini dipinte di rosso o prese a colpi di pistola. Nelle ultime settimane il Venezuela è stato teatro di diverse aggressioni a simboli cattolici, che hanno suscitato allarme e preoccupazione in tutta la Chiesa e la società del Paese sudamericano.
Ad avere subito oltraggi sono state le immagini della Vergine della Divina Pastora di Barquisimeto (Stato di Lara), del venerato dottor José Gregorio Hernández, della Vergine del Rosario e di Santa Lucia a Sabana de Parra (Stato di Yaracuy), della Vergine del Valle a Puerto la Cruz (Stato di Anzoátegui) e il monumento della Vergine di Coromoto a Gauanare (Stato di Portuguesa).
Per il momento non è stato individuato ancora un responsabile, ma le insinuazioni degli opposti schieramenti politici non si sono fatte attendere. In un dibattito sul tema tenutosi nell'Assemblea Nazionale, di fronte all'evidente coordinamento delle diverse aggressioni, la maggioranza chavista ha definito gli atti di vandalismo come «pratiche fasciste di ultra-destra, destinate a creare confusione e terrore nella popolazione», mentre per alcuni deputati di opposizione si potrebbe trattare di azioni legate all'«ateismo dei comunisti». La condanna dell'accaduto da parte dell'Assemblea tuttavia è stata unanime e lo Stato ha deciso il restauro immediato delle immagini profanate.
Di fronte al succedersi degli attacchi contro simboli cattolici, l'episcopato venezuelano ha emesso un comunicato in cui ripudia fermamente la violenza contro le immagini religiose.
Nel comunicato si legge che gli attacchi degli ultimi giorni, assieme ad altri fatti simili accaduti negli ultimi anni, «feriscono il sentimento cattolico della maggioranza del popolo venezuelano, non si addicono allo spirito del rispetto, della tolleranza e dell'affetto verso la sfera del religioso che è tradizionale tra di noi, attentano contro la convivenza pacifica, incidono negativamente nel clima della sicurezza civile e mettono in pericolo l'esercizio del diritto fondamentale della libertà religiosa e di coscienza, consacrato dalla nostra Costituzione».
L'episcopato ha esortato gli organismi competenti a indagare a fondo sull'accaduto per chiarirne le cause e sanzionare i responsabili, in modo tale da proteggere e promuovere il diritto alla libertà religiosa e gli altri diritti inviolabili dell'essere umano.
«Respingiamo - si legge - l'utilizzazione reiterata del linguaggio, delle immagini o di altri simboli religiosi per fini commerciali, politici o ideologici» e invitano «tutti i settori della società e in particolare i suoi dirigenti a lavorare insieme perché la violenza e l'intolleranza spariscano dagli spiriti e dai cuori e cedano il passo alla concordia e al dialogo tra tutti i cittadini».
Da MissiOnLine del 6 giugno