Vendola sogna una casetta piccolina in Canadà...
Vuole lasciare la Puglia e andare a vivere con il suo fidanzato in Canada. Nichi Vendola, governatore gay e leader di Sel, dopo la batosta elettorale è tentato di mollare tutto: è amareggiato dall’ingratitudine dei compagni, ma soprattutto è assediato dalle inchieste giudiziarie.
È un poeta della plebe, un guerrigliero delle metafore, un instancabile lanciatore di frasi contundenti. Inzuppa parole e insulti nella benzina per poi tirarli agli avversari come fossero bottiglie molotov. Al compagno Nichi Vendola, un politico rubato alla narrativa, piacciono i paradossi, i ricami surreali e il genitivo sassone, quello che Marx usava per cippirimerlare e confondere reazionari e revisionisti. Così lui sostituisce la lotta di classe con la classe della lotta perché da governatore veste Armani, mica gli stracci di un no global qualunque. Ma, soprattutto, è un Erri De Luca con l’orecchino, il profeta che cita il Vangelo per auto eleggersi Uomo (ma anche donna nei giorni dispari) della Provvidenza, imbattibile nell’arte degli ossimori e della conciliazione degli opposti: solo chi ha fantasia (e faccia tosta) può fondare un partito e chiamarlo “Sinistra e Libertà”. Più ossimoro di così.
Gay, cattolico e bisessuale, come l’amico Pecoraro Scanio, la “doppiezza” di Nichi non sta tutta lì. Davanti a una telecamera, si divide tra dottor Jekyll e mister Hyde: profeta della pace e affabulatore, ma anche feroce demolitore di chi non la pensa come lui. Sotto l’orecchino Swarovski e i graziosi capelli a caschetto spuntano aguzzi denti aguzzi da Coniglio Mannaro. Insomma, un pezzo unico più che raro nell’album di famiglia dell’altra sinistra, quella vera, antagonista e ribelle, abituata a tirar di pugni e sanpietrini contro padroni e padrini. Un pezzo che dopo il pasticciaccio brutto della lista Tsipras e la fuga di massa dei suoi deputati pare proprio destinato a perdere la sua connotazione di irriducibile rarità a vantaggio di una esclusiva e desolata unicità: in Sel c’è rimasto lui e qualche parente affezionato.
Nichi, voce che sibila nel deserto, è stato scritto, con un mirabolante progetto politico squagliatosi miseramente come un gelato, sopraffatto dall’avanzata di Grillo prima e di Renzi poi. Sull’orlo di una crisi di nervi, defatigato e deluso da tanta irriconoscenza, “con il cuore pesante e gli occhi velati di tristezza” il governatore con l’orecchino pare pronto a mollare tutto, ad abbandonare la nave diventata ormai barchetta che neppure uno scafista libico si degnerebbe di pilotare. Nichi ha consegnato il suo sfogo a La Repubblica, il quotidiano della sinistra perbene e radical drink. Ecco il piano segreto, l’exit strategy vendoliana dalla palude pugliese: «Mi viene da mollare tutto e andarmene in Canada quando avrò concluso il mio mandato da governatore». Dal monumentale Palazzo dei Normanni a una deliziosa e “piccola casetta in Canadà, con vasche, pesciolini e tanti fiori di lillà” come cantava l’indimenticato Gino Latilla. Un buen retiro tra gli aceri rossi e nel freddo pungente del Grande Nord, solo in compagnia dell’amato Eddy Testa, il fidanzato.
Eddy è canadese, ha studiato alla Concordia University di Montreal e alla Ottawa University e con la madrepatria mantiene ovviamente rapporti costanti. Terlizzi, adieu: l’appartamento dove Nichi ed Eddy convivono da dieci anni è diventato ormai troppo ingombrante e popolato di fantasmi, che non hanno più a che vedere con la sinistra e neppure con la libertà. Il Canada, invece, è una promise land per cominciare una nuova vita, come lo fu ai tempi del maccartismo per migliaia di yankee sospettati di comunismo dall’Fbi e negli anni Settanta per giovani disertori in fuga dalla guerra in Vietnam. «Il Canada - racconta Vendola - è una realtà che ha un mix straordinariamente avanzato di diritti sociali, individuali e umani. La destra canadese in Italia sarebbe considerata, non dico di estrema sinistra, ma quasi».
Beh, la dichiarazione risale a cinque anni fa al Corriere canadese, quotidiano in lingua italiana di Toronto e l’outing di Berlusconi e donna Pascale sul diritto ai matrimoni gay non era ancora stato scolpito sulle Tavole di Arcore. Ecco, qui finisce la cronaca di Repubblica che tuttavia avverte: potrebbe trattarsi solo di uno sfogo, di una voce, aggiungiamo noi, dal sen fuggita e nulla più. L’ultima boutade del fantasioso parolaio che per distogliere l’attenzione sulle sue rogne si inventa un’altra bella favola per compagni creduloni e un po’ stupidotti. Nel dubbio, meglio comunque buttare lì qualche ipotesi che potrebbe spiegare questa smania di andarsene dall’Italia, di recitare l’ultimo atto in commedia prima di partire con Eddy alla ricerca d un nuovo Eldorado. Ipotesi pesanti, come le pietre dei trulli, ma che nascono da precisi fatti e circostanze. E comunque, sono tutti agli atti (giudiziari). Sono gli scandali che hanno reso la Regione Puglia del governatore con l’orecchino e il soffice girocollo nero celebre anche ai castori del Canada.
Le ripetute inchieste giudiziarie, gli arresti per corruzione (nel 2011 fu azzerata l’intera giunta regionale) e le stangate rifilate ai cittadini per ripianare la voragine della Sanità: un buco che oggi è arrivato a più di 3 miliardi di euro. Per arrivare, infine, all’inchiesta sul disastro ambientale dell’Ilva di Bari che vede Vendola imputato di concussione aggravata. Beh, ce n’è davvero abbastanza per darsela a gambe e menare le tolle dall’ingrata Puglia. Con il fido Eddy saranno ancora due cuori e una capanna, anzi: “una casetta piccolina in Canadà, con vasche e pesciolini e tanti fiori di lillà…”.