Vaticano: Libero Milone vuole regolare i conti
L'ex revisore generale, Libero Milone, e il suo vice Ferruccio Panicco, citano la Santa Sede in merito alle dimissioni, secondo loro estorte, nel 2017, in un fuoco di accuse incrociate con il card. Becciu, allora sostituto alla Segreteria di Stato.
Libero Milone, ex revisore generale vaticano, e il suo vice Ferruccio Panicco citano in giudizio la Santa Sede per via delle dimissioni che sarebbero stati indotti a presentare nel 2017. Lo riporta, tra gli altri, il National Catholic Register. I due affermano di essere stati incastrati e costretti a dimettersi per aver scoperto negligenze finanziarie della curia romana. All’epoca erano stati accusati di appropriazione indebita e spionaggio dal cardinale Angelo Becciu, allora sostituto per gli Affari Generali della Segreteria di Stato.
A loro volta muovono al Vaticano l’accusa di «violazione del contratto, danno alla reputazione e danno morale a noi e alle nostre famiglie» – cui Panicco aggiunge anche l’appropriazione indebita di documenti medici personali non più restituiti, durante la perquisizione avvenuta nei loro uffici. «Il capo della Gendarmeria [all'epoca Domenico Giani] mi ha intimidito per costringermi a firmare una lettera di dimissioni che avevano già preparato con settimane di anticipo».
La replica del cardinale Angelo Becciu parla di «ricostruzioni completamente infondate e che, inevitabilmente, provocheranno immediate azioni legali a tutela della verità e dell’onore del cardinale» e già il 18 maggio aveva dichiarato «che si limitò esclusivamente ad eseguire un ordine del Santo Padre, il quale lo informò direttamente che il dottor Milone non godeva più della Sua fiducia, e lo invitava a rassegnare quindi le proprie dimissioni».
Nel 2018 la Santa Sede aveva già ritirato tutte le accuse, ma per Milone e Panicco è anche una questione di reputazione.
SC