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OMS

Vaiolo delle scimmie, allarme assurdo ma ci riprovano

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L'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha dichiarato l'emergenza sanitaria globale per un virus raro, diffuso quasi esclusivamente in Africa. Ed è bastato un caso in Svezia per far partire la macchina dell'allarmismo mediatico già vista con il Covid. E ovviamente è già pronto il vaccino, con un interessante retroscena...

Vita e bioetica 19_08_2024

Negli scorsi giorni è partita da Ginevra, dalla direzione dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), un nuovo allarme sanitario. Non si tratta, come ci si dovrebbe aspettare, di un allarme riferito all’incremento esponenziale che si sta recentemente osservando di tumori maligni e aggressivi, in soggetti sempre più giovani; non è nemmeno l’allarme per il recente aumento di malattie autoimmuni, o di polineuropatie con diagnosi sconosciute.

Il nuovo allarme – di tipo globale, secondo l’OMS - riguarda il vaiolo delle scimmie, legato all’epidemia iniziata nei mesi scorsi dalla Repubblica Democratica del Congo. Il direttore generale dell’OMS, Tedros Adhanom Ghebreyesus, ha spiegato che la preoccupazione è legata alle dimensioni dell’epidemia stessa e alla rapida diffusione del nuovo ceppo anche nei Paesi vicini. Per questo motivo l’OMS ha deciso di proclamare lo stato di emergenza sanitaria internazionale.

Quando poi nei giorni scorsi l’Agenzia per la sanità pubblica della Svezia ha annunciato di aver registrato il primo caso al di fuori dell’Africa della variante denominata Clade1 del vaiolo delle scimmie (mpox), i media mainstream sono scattati come i finalisti dei 100 metri alle Olimpiadi.

Ci troviamo dunque ora in un clima surreale, una vera e propria bolla mediatica riguardo a questa malattia che è solo una delle centinaia di zoonosi esistenti, ovvero malattie trasmesse dagli animali all’uomo. In modo incredibile sta diventando una nuova emergenza sanitaria. Incredibile, perché ci sono malattie infettive molto più gravi e diffuse. L’epatite C e la tubercolosi provocano ciascuna ogni anno un milione e mezzo di morti nel mondo. E sono malattie per le quali non c’è vaccino.

Il vaiolo delle scimmie è una malattia rarissima, e se colpisce l’uomo provoca febbre, mal di testa, dolori muscolari e debolezza. Sintomi molto simili ad una influenza o alle ultime varianti di Covid. Eppure se ne parla come di un’emergenza, come una minaccia incombente, come la pandemia prossima ventura. Sono tornati “gli esperti” a fare sentire la loro voce, amplificata a dismisura da media compiacenti.

Ancora una volta si toccano elementi emotivi: dobbiamo preoccuparci anzitutto dei fragili, e dei bambini. Gli stessi argomenti già visti e stravisti in occasione del Covid, eppure non si fanno problemi nel riciclarli, confidando evidentemente in una opinione pubblica “sensibilizzata”. Il protocollo è sempre lo stesso: creare paura, descrivere “il nemico alle porte” al di sopra di ogni dato di realtà epidemiologica, e poi creare l’attesa e la richiesta della soluzione del problema. Ma questa volta non ci sarà da attendere a lungo perché venga la la “liberazione dal male”. Nel settembre del 2019 infatti, tre mesi prima dell’arrivo del Covid-19, la FDA, la Food and Drug Amministration americana che autorizza i farmaci, approvò un vaccino contro il vaiolo e il vaiolo delle scimmie.

Il vaiolo umano era stato dichiarato ufficialmente estinto dall’OMS nel 1980. Perché nel 2019, a quarant’anni dalla scomparsa di questa malattia, l’industria farmaceutica sentì l’impellente bisogno di mettere a punto un tale preparato, anziché dedicare i propri sforzi a malattie meno virtuali come l’epatite C, la tubercolosi, la malaria o altro ancora? La giustificazione della FDA fu la seguente: «A seguito del Programma globale di eradicazione del vaiolo, l'Organizzazione Mondiale della Sanità ha certificato l'eradicazione della malattia naturale del vaiolo nel 1980. La vaccinazione di routine della popolazione americana fu interrotta nel 1972 dopo che la malattia era stata eradicata negli Stati Uniti e, di conseguenza, un'ampia percentuale degli Stati Uniti, così come la popolazione globale , non ha immunità», affermò Peter Marks,  direttore del Center for Biologics Evaluation and Research della FDA. «Pertanto, sebbene la malattia del vaiolo naturale non sia più una minaccia globale, la diffusione intenzionale di questo virus altamente contagioso potrebbe avere un effetto devastante. L'approvazione odierna riflette l'impegno del governo degli Stati Uniti per la preparazione attraverso il supporto per lo sviluppo di vaccini sicuri ed efficaci, terapie e altre contromisure mediche».

Insomma, venne sviluppato un vaccino per una malattia estinta, che teoricamente non servirebbe a nulla, se non per difendere la popolazione in caso di «diffusione intenzionale», ovvero di una guerra biologica.

Stiamo parlando del vaiolo umano, naturalmente, ma intanto, può essere utile alla strategia del terrore dei microrganismi anche il vaiolo delle scimmie. Intanto, Bavarian Nordic, l’unico produttore del vaccino Imvanex contro il vaiolo delle scimmie vola in Borsa. Il titolo della società danese, quotata sul Nasdaq di Copenaghen, è balzato del 50% da martedì 13 agosto. Il 16 agosto è stata presentata la richiesta all’EMA (l'Agenzia europea del farmaco) per estendere l’autorizzazione del vaccino sotto i 18 anni. Vogliamo negare il vaccino salvifico ai bambini? Giammai.  
Bavarian Nordic ha dichiarato di  essere pronta a produrre fino a 10 milioni di dosi di vaccino entro il 2025. Destinate all’Africa, o agli europei terrorizzati da un’epidemia solo virtuale?

Diceva Pio XI che a pensare male si fa peccato, ma si indovina. Perché creare questa emergenza sanitaria per un virus trasmissibile solo per contatto diretto di fluidi corporei, con una capacità diffusiva di gran lunga inferiore a quella di virus trasmissibili per via aerea? E poi perché globale? Si tratta certamente di una situazione epidemiologicamente da non sottovalutare, ma a livello di Regione africana. Purtroppo, anche se il vaiolo delle scimmie, come la Dengue che da mesi registra in Italia una lunga serie di falsi allarmi, non sembrerebbe prestarsi per operazioni internazionali di massa come quella del Covid, l’ambito epidemico è uno dei pochi dove, strutturalmente, i poteri pubblici, anche negli ordinamenti democratici, vengono legittimati a sospendere o aggirare diritti individuali, nel nome del “bene comune”, del “best interest”, termini con i quali sono state giustificate manipolazioni della verità, e imposizioni dispotiche.

La partita, evidentemente, non riguarda solo i possibili vantaggi economici che potrebbero essere lucrati, ma anche una visione della sanità e della medicina.



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