Vaccino obbligatorio? Possibile solo in teoria
Il vaccino non c'è ancora e già si parla di obbligatorietà. Possibile in linea di principio, ma con una legge del Parlamento e non con D.P.C.M. o decreti legge. Ma soprattutto ci sono molte ragioni etiche e pratiche che ne rendono quanto mai ardua la realizzazione.
Il vaccino contro il Covid-19 non c’è ancora ma in Italia si sente già parlare di obbligatorietà. Ma poniamo, per ipotesi, che la scienza riesca a fare il “miracolo” e che sia in grado di testare, ottenere le relative autorizzazioni, produrre e mettere in commercio il prodigioso vaccino nel giro di settimane anziché di anni, come di solito accade per i vaccini.
Bene, potremmo in questo caso parlare di obbligo di vaccinazione per tutti gli italiani?
Vediamo come è disciplinata dal punto di vista legale oggi la questione nel nostro Paese.
In Italia la vaccinazione è obbligatoria solamente per i bambini, i quali devono essere sottoposti a tale trattamento sanitario, e relativi richiami, per una decina di malattie, sotto pena di una sanzione per i genitori inadempienti e l’impossibilità per il figlio di frequentare le scuole dell’infanzia.
Lo Stato potrebbe imporre un vaccino anti Covid-19 agli adulti? L’art. 32 della Costituzione prevede che nessuno possa essere obbligato a un determinato trattamento sanitario se non per disposizione di legge. In linea teorica, quindi, il governo potrebbe ipotizzare il ricorso al Trattamento Sanitario Obbligatorio (TSO) per imporre la vaccinazione.
In questo caso appare ovvio, innanzitutto, che una simile decisione non potrebbe essere presa da un mero atto amministrativo, qual è un D.P.C.M., magari anticipato in una diretta Facebook. La questione sarebbe troppo seria anche per essere decisa solo con un decreto-legge del governo che anticipasse, per necessità ed urgenza, scelte e decisioni che il Parlamento sarebbe chiamato poi a confermare entro 60 giorni.
Il ricorso ad una simile restrizione dell’art. 32 della Costituzione potrebbe avvenire solo attraverso una legge del parlamento e a seguito di un approfondito dibattito, non essendo immaginabile che l’assemblea legislativa venisse interpellata genericamente e solo a cose fatte per un tema di tale importanza.
Detto questo, restano però aperti non pochi aspetti problematici. Vediamo di affrontarli per punti.
1) Noi non siamo la Cina comunista. Nel contesto delle democrazie occidentali – quale dovrebbe essere l’Italia – l’efficacia di una misura di sanità pubblica deve essere valutata anche in base al grado della sua accettabilità sociale. Ora, l’obbligatorietà di un vaccino realizzato in tempi così brevi apparirebbe difficilmente accettabile da parte dell’opinione pubblica e determinerebbe forti reazioni sociali e politiche. Esiste, infatti, il problema delle possibili controindicazioni ed effetti collaterali della vaccinazione. La velocità con cui dovrebbe essere testato e prodotto il vaccino non potrebbe non far sorgere il legittimo dubbio sul suo grado di sicurezza, e soltanto per tale ragione sarebbe doveroso lasciare ai singoli individui la facoltà di scegliere se sottoporsi al trattamento.
Ricordiamo, a questo proposito, che i veri “negazionisti” sono coloro i quali sostengono che il vaccino può essere sicuro al 100%. Costoro negano la realtà: nessun vaccino può avere tale grado di sicurezza. La prova è che in Italia esiste una legge (L. 210/92) la quale prevede un indennizzo a favore dei soggetti danneggiati da complicanze di tipo irreversibile a causa di vaccinazioni obbligatorie. Tra l’altro, la Corte Costituzionale con la sentenza n. 118/2020 ha espressamente riconosciuto l’indennizzo anche ai soggetti danneggiati da complicanze irreversibili riconducibili a vaccinazioni non obbligatorie, ma semplicemente raccomandate.
2) Il Comitato Nazionale di Bioetica (CBN) in un recente parere sul tema, redatto il 27 novembre 2020, ha di fatto escluso la possibilità di ricorrere ad un TSO per la vaccinazione anti Covid-19, «privilegiando e incoraggiando», piuttosto, «l’adesione spontanea da parte della popolazione». Il Comitato nel parere non esclude l’obbligatorietà in casi di emergenza, «soprattutto per gruppi professionali maggiormente esposti all’infezione e alla trasmissione» del virus, pur auspicando la revoca di tale obbligo «qualora non dovesse sussistere più un pericolo importante per la società». Interessante è anche ciò che il CBN prevede per quanto riguarda le informazioni sul vaccino da dare alla popolazione: «La comunicazione ai cittadini deve essere trasparente, chiara, comprensibile, consistente e coerente, basata su evidenze e dati scientifici, una comunicazione non propagandistica, non paternalistica, che non lasci margini di incertezza, indicando i benefici attesi e i rischi». Prima di parlare di obbligatorietà, quindi, occorre attendere di capire bene che cosa si vorrebbe rendere obbligatorio.
3) Esistono, poi, risvolti di carattere pratico. Come si può pensare, infatti, di sottoporre a TSO milioni di italiani che dovessero rifiutare la vaccinazione obbligatoria? Riesce davvero difficile immaginare la scena delle forze dell’ordine che sfondano la porta dell’abitazione di un cittadino disobbediente il quale viene immobilizzato da due nerboruti infermieri mentre un medico gli inocula a forza il vaccino. A prescindere dagli aspetti costituzionali, l’operazione avrebbe comunque tempi e costi inimmaginabili.
4) Qualcuno suggerisce di ricorrere alla soluzione svizzera. Nella Confederazione Elvetica, infatti, la Costituzione protegge l’integrità fisica di ogni individuo e un vaccino non può essere somministrato sotto costrizione. E non è prevista alcuna pena, neppure in forma di sanzione pecuniaria, per il mancato rispetto di un eventuale obbligo di vaccinazione dichiarato in circostanze di crisi nazionale. La legge svizzera sulle epidemie prevede, però, che i Cantoni possano introdurre misure per l’allontanamento delle persone da determinati luoghi, per imporre la quarantena e l’isolamento, anche con metodi coercitivi. In questo caso, quanti si rifiutano di farsi vaccinare potrebbero essere limitati nell'accesso a determinate professioni o attività, a luoghi pubblici, o addirittura essere posti in estremo isolamento.
Ora, se questo può valere per qualche piccolo cantone delle Alpi, non è così per un Paese come l’Italia. Dove si potrebbero recludere in isolamento milioni di italiani che rifiutassero la vaccinazione obbligatoria? E si potrebbe davvero minacciarli dal punto di vista lavorativo? Se, tanto per far un esempio, metà degli insegnanti italiani decidesse di non vaccinarsi, lo Stato sarebbe davvero in grado di rimpiazzarli? Stesso discorso potrebbe valere per altre professioni pubbliche importanti, come ad esempio i magistrati, i medici, i componenti delle forze dell’ordine. Lo Stato rischierebbe la paralisi.
5) Sempre dal punto di vista pratico, ci sarebbe, poi, il problema dei cittadini stranieri che rappresentano una risorsa per un settore strategico come quello del turismo. Una volta reso obbligatorio il vaccino è davvero pensabile poter regolare gli ingressi in base alle vaccinazioni effettuate o meno? È pensabile vietare l’ingresso in Italia ai turisti che si rifiutassero di vaccinarsi? Non credo che l’Italia sia nelle condizioni economiche di accettare un simile sacrificio.
Come si vede sull’obbligatorietà di un eventuale vaccino anti Covid-19 non si possono assumere decisioni politiche dettate da posizioni ideologiche. Rischierebbero di schiantarsi contro la dura concretezza della realtà.