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l'appello

Uomini che amate da adolescenti entrate nella vita adulta

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Appello agli adulti italiani che si sforzano di vivere da «adolescenti»: abbracciate la croce di una relazione sessuata, pubblica, stabile e monogama. Rinunciate alla pornografia affettiva della «amicizia tra uomo e donna».

Editoriali 09_12_2025

Si, lo ammetto: a Una donna per amico (Battisti, 1978) preferisco La regola dell’amico (883, 1997). Come al solito, la prendo larga; questa volta, partiamo da Aristotele.

Secondo il filosofo, ogni cosa che incontriamo può essere in uno di questi due stati: potenza o atto. Lo stato di potenza è lo stato che precede un cambiamento, nel quale un cambiamento è «potenziale»; lo stato di atto è quello in cui il cambiamento è avvenuto, è quindi «attuale». Sempre secondo il filosofo, lo stato di atto è più perfetto rispetto a quello di potenza: di un uovo integro, che ha intatte tutte le sue potenzialità, non ce ne facciamo nulla; ci interessa di più che un uovo attualizzi una delle sue potenzialità e diventi frittata, crema pasticcera, maionese… Ovviamente, realizzare una delle potenze significa rinunciare alle altre: se ho una frittata, non potrò più avere la maionese, e viceversa.

Ma, come sappiamo, non c’è aspetto del pensiero classico che la modernità abbia risparmiato. In questo caso, si è occupato Bauman di contraddire Aristotele, affermando la prevalenza dello stato di potenza sullo stato di atto nei suoi libri dedicati all’elogio della «liquidità» (società liquida, amore liquido eccetera). Noi, oggi, parliamo di «fluidità», ma è esattamente la stessa cosa. Bauman parte dal sacrificio di alcune potenzialità per realizzarne una e la risolve così: perché rinunciare ad alcune potenzialità? Meglio rinunciare all’atto e restare «totipotenti», con tutte le nostre potenzialità intatte.

Ovviamente, tutto questo si applica alla crescita della persona. I bambini sono – diciamo – totipotenti, possono diventare qualunque cosa; crescendo, diventano adulti, attualizzando alcune potenzialità e rinunciando ad altre. Da fluidi diventano solidi. Ed è così che, fino a qualche anno fa, ci immaginavano gli adulti: solidi, con personalità e idee chiare, con un carattere formato; altro che fluidi. Così, ad esempio, li descrive una bella canzone di Ruggeri e Locasciulli, Confusi in un playback (1987). Ricordando la vita da ragazzini, i due autori descrivono una vita trascorsa «nella fretta di portare pantaloni lunghi e personalità». Crescere significa passare da una vita fluida, totipotente, la vita di un bambino; a quella dell’adulto, solida, rigida, strutturata e realizzata.

Poi ci si è messo lo psicologo statunitense G. Stanley Hall (1844-1934) a inventare una fase intermedia, mai esistita, chiamata «adolescenza», nel suo libro Adolescence: Its Psychology and Its Relations to Physiology, Anthropology, Sociology, Sex, Crime, Religion and Education (1904). In questo libro descriveva degli adulti biologici ai quali, però, venivano condonate le responsabilità della vita adulta.

Prendete il concetto di adolescenza Stanley Hall, aggiungete l’elogio dello stato di potenza di Bauman, mescolate (non shakerate) e avrete la situazione attuale: l’ipostatizzazione dell’adolescenza. Tutti vogliono essere adolescenti, cioè vivere da adulti senza le responsabilità della vita adulta: dai dodicenni che si atteggiano da diciottenni ai cinquantenni che si indentificano come «ragazz*».

Una delle caratteristiche dell’adolescenza (e ci avviciniamo al nostro tema), è la frequentazione di persone dell’altro sesso, ma senza le responsabilità che una relazione monogama, stabile e fissa comporta. Si gode del sorriso femminile, delle attenzioni maschili, senza pagarne il prezzo, riservato alla vita adulta; ed è quello che accade, ormai regolarmente, nella vita dei nostri ventenni e trentenni. Basta dichiarare di «credere nell’amicizia tra uomo e donna» per avere i vantaggi della presenza dell’altro sesso senza alcun impegno. Io la chiamo «pornografia affettiva» e ha, sulla vita di coppia, gli stessi nefasti effetti della «pornografia sessuale».

Da una parte abbiamo fluidità sessuale, friends with benefits (il termine italiano è troppo volgare), coppie aperte; dall’altra abbiamo l’amicizia tra uomo e donna. La seconda, anzi, non solo non condivide lo stigma sociale della prima; è addirittura incoraggiata dai media e da molta parte della Chiesa. Ma c’è così tanta differenza tra l’elargire disinvoltamente l’organo genitale e farlo con l’organo cardiaco? Godimento senza alcun impegno, nemmeno all’esclusività. Gli effetti sono lo stesso: solitudine, disperazione, gli anni fertili sfuggiti senza accorgersene, relazioni avvelenate da gelosie nascoste, tradimenti travestiti da casta amicizia.

Ecco il mio appello agli adulti italiani (ventenni e trentenni) che si sforzano di vivere da «adolescenti»: godete della serena e nutriente amicizia omologa e abbracciate la croce di una relazione sessuata, pubblica, stabile e monogama. Rinunciate alla pornografia affettiva della «amicizia tra uomo e donna» e accettate la responsabilità di una relazione sessuale adulta. Rigettate Bauman, abbracciate Aristotele e san Tommaso.

Voce di uno che grida nel deserto, lo so; ma, una volta tanto, datemi retta.