Unioni civili, è legge. Ma la battaglia continua
Tutto come previsto: le unioni gay sono legge tra il tripudio dei deputati del Pd e il silenzio imbarazzato dei centristi della maggioranza. Ma la storia non finisce qui: la Lega chiede ai suoi sindaci di disobbedire, mentre oggi rappresentanti di tutti i partiti del centro-destra presenteranno un referendum abrogativo. Intanto i promotori dei Family Day preparano i "Comitati per il no" al referendum costituzionale.
- Ora di smarrimento, ma la speranza non va perduta, di S. Fontana
Il fatto che il via libera definitivo della Camera (371 voti a favore, 51 contrari e 99 astenuti) della legge sulle unioni civili sia stato accompagnato da un lungo applauso dai banchi del Pd e dal silenzio degli alleati centristi della maggioranza che hanno comunque assicurato il loro appoggio a questa legge, la dice molto lunga su quale sia la vera natura di un compromesso che serviva a salvare la faccia a Renzi e la poltrona ad Alfano.
«Avete contribuito a scrivere una pagina di storia. Matteo». È l'sms inviato dal premier a tutti i deputati del Pd e che fa il paio con le dichiarazioni di giubilo dei vari parlamentari dem, i quali fanno a gara a caricare mediaticamente quello che giuridicamente forse ancora non è, ovvero un vero e proprio matrimonio per le coppie omosessuali. Allora ecco che tutta la pattuglia del Pd con coccarda arcobaleno puntata sul petto parla di «storico traguardo», «innovazione che rende l’Italia più dinamica», «passo in avanti sulla strada dei diritti».
Il Job act, gli 80 euro e persino la riforma costituzionale non sono stati motivo di tanta soddisfazione da parte del Partito democratico. Maria Elena Boschi è uscita da Montecitorio per incontrare alcuni manifestanti del fronte Lgbt. Bandiere arcobaleno, applausi e selfie con il ministro; tra i fan in prima fila Luxuria, Paola Concia e altri volti noti dei movimenti organizzati del mondo omosessuale. Non è da meno la Boldrini, secondo la quale oggi la democrazia è più forte. Parole quanto meno paradossali considerando che la legge è stata approvata solo grazie a due fiducie e alla violazione di tutte le prerogative del dibattito parlamentare di cui la stessa ‘presidentessa’ avrebbe dovuto fare da garante.
In questo clima da fuochi di artificio, in questo giorno definito “di festa” dallo stesso presidente del Consiglio, passa inosservato il ruggito del topo di Maurizio Lupi: «Prendo atto con soddisfazione che Renzi dice che oggi non ci sono le condizioni parlamentari per ragionare di adozioni per le coppie omosessuali». Poco prima anche il segretario di Ncd Alfano ha provato a segnare un punticino a suo favore ricordando che lo stralcio della Stepchild adoption (adozione del figliastro) è il risultato della mediazione di Area Popolare, ma dimenticando di dire che senza il soccorso dei moderati eletti con il centro-destra il ddl Cirinnà sarebbe rimasto impantanato al Senato per via del rifiuto del Movimento 5 Stelle di votare la fiducia sul testo.
Ap nei prossimi giorni dovrà fare i conti con non pochi mal di pancia e con il voto contrario di due dei suoi deputati: Pagano (che si è autosospeso dal partito), Binetti (che ha votato sì alla fiducia e no alla legge). Nella maggioranza hanno votato contro anche il deputato della Stella alpina della Valle d’Aosta, Rudi Marguerettaz, e Gian Luigi Gigli del Centro Democratico e Movimento per la Vita Italiano.
Un altro fronte che si apre adesso è quello dei sindaci obiettori. Matteo Salvini subito dopo il voto suona il richiamo del corno: «Sindaci della Lega disobbedite». «È una legge sbagliata - ha aggiunto - anticamera delle adozioni gay». A rispondergli subito è il primo cittadino di Padova, Massimo Bitocci: «Non celebrerò mai matrimoni fra persone dello stesso sesso. Ho il dovere di servire i cittadini e di promuovere la crescita della comunità padovana, ma non mi sento obbligato ad assecondare le scelte di Renzi che, differentemente da me, non è stato eletto». «Eventuali relazioni fra coppie omosessuali – aggiunge - possono essere regolarizzate con contratti di natura privatistica. Quella sulle unioni civili è una battaglia ideologica, che, nei fatti, riguarda una porzione minima della popolazione: sul registro anagrafico delle coppie di fatto, inaugurato a Padova dalle precedenti giunte di sinistra, dal 2007 si sono iscritte solo 9 coppie di persone dello stesso sesso».
La vera partita resta però il referendum di ottobre con i promotori del Family Day che si apprestano a varare i Comitati delle ‘Famiglie per il no’ e Renzi che, tra una festa e l’altra, conferma: «Se non passa il referendum costituzionale la mia carriera politica finisce».
Intanto tutte le opposizioni di centro-destra sembrano compattarsi per l'indizione di un referendum abrogativo che verrà presentato oggi presso la sala stampa della Camera da Eugenia Roccella, Gaetano Quagliariello e Carlo Giovanardi di Idea, Maurizio Gasparri e Lucio Malan di Forza Italia, Gian Marco Centinaio e Nicola Molteni della Lega, Francesco Bruni e Lucio Tarquinio dei Conservatori e Riformisti, Fabio Rampelli ed Edmondo Cirielli di Fratelli d'Italia, Gian Luigi Gigli e Mario Sberna di Ds-Cd, Guglielmo Vaccaro di Italia Unica e il presidente della Commissione Lavoro del Senato Maurizio Sacconi. «Medioevo» commenta la Cirinnà riferendosi all’iniziativa, «il festival della fantapolitica» rincara Renzi dimostrando ancora una volta che il voto e la democrazia sono valori assoluti solo se agitati dalla sinistra.