Un'altra famiglia suicida, un'altra strage jihadista
Un’altra famiglia di terroristi suicidi ha condotto un altro attentato, a Surabaya, Indonesia. Padre, madre e la loro bambina di otto anni su una moto, gli altri due figli sull’altra, si sono lanciati sul posto di blocco di un commissariato di polizia della città indonesiana. Una bambina, otto anni, è sopravvissuta.
Un’altra famiglia di terroristi suicidi ha condotto un altro attentato, a Surabaya, Indonesia. Padre, madre e la loro bambina di otto anni su una moto, gli altri due figli sull’altra, si sono lanciati sul posto di blocco di un commissariato di polizia della città indonesiana. Solo una bambina, otto anni, è sopravvissuta.
Gli effetti delle due esplosioni, una per moto-bomba, sono risultati letali solo per la famiglia dei terroristi suicidi e hanno provocato sei feriti fra i passanti e quattro fra i poliziotti. La bambina sopravvissuta era stretta fra la sua mamma e il suo papà sul sellino di una delle due moto-bombe. “Questo è un atto codardo, non dignitoso e disumano”, ha detto il presidente indonesiano Joko Widodo. Ed è l’ultimo di una lunga serie. Famiglie che si suicidano al completo, per provocare morti e distruzione fra i nemici della jihad dello Stato Islamico (che anche questa volta ha rivendicato l’attacco).
In tutto sono cinque gli attacchi che hanno colpito la città di Surabaya, fra ieri e oggi (lunedì 14 maggio). L’attentato alla chiesa cattolica di Santa Maria delle 7,30 di ieri, poi quello alla chiesa pentecostale di Surabaya cinque minuti dopo e infine quello quasi contemporaneo alla chiesa cristiana indonesiana di Diponegoro, hanno causato la morte di 14 fedeli (secondo l’ultimo aggiornamento del bilancio delle vittime), oltre al suicidio di un’intera famiglia di sei persone: i due figli più grandi alla chiesa cattolica, il padre alla chiesa pentecostale, la madre e le due figlie in quella di Diponegoro. Un’altra bomba è stata fatta esplodere la sera successiva, ora locale (piena notte in Italia) nel quartiere residenziale di Rusunawa Wonocolo, un’esplosione su cui la polizia locale sta ancora indagando. Infine la strage di oggi: un’altra famiglia che ha provato a suicidarsi al completo.
Probabilmente si tratta di una lista di attentati destinata ad allungarsi ancora. Un’offensiva terroristica firmata dalla Jad, la sigla che riunisce i movimenti terroristi che hanno giurato fedeltà allo Stato Islamico nel 2015. Il loro capo e ispiratore, Aman Abdurrahman, è stato arrestato e sta scontando una pena incredibilmente lieve rispetto ai reati per cui è accusato: 9 anni di carcere. E, a quanto risulta, non sta subendo l’equivalente del 41bis italiano: sta continuando a fare reclute, a diffondere propaganda jihadista e a dare ordini anche dietro le sbarre. Evidentemente è riuscito a persuadere almeno due famiglie intere a suicidarsi al completo. Delle quali, almeno per ora, è rimasta viva solo una bambina di otto anni.