Un’altra bimba figlia di «due madri»
Una donna ha una bambina con l’eterologa che viene registrata a Roma come figlia della partoriente, ma non della compagna. Diversamente decide il comune di residenza e, dopo sentenza, Roma capitola.
Ennesimo caso di doppia omogenitorialità. Nel 2017 una coppia lesbica vola in Spagna per avere un bambino con l’eterologa. La bambina nasce poi in un ospedale di Roma e lì viene registrata come figlia solo della partoriente, ciò in accordo con le nostre leggi che non prevedono che un bambino possa avere due genitori dello stesso sesso. La coppia tornata a Cerveteri, comune di residenza, chiede che anche l’altra donna figuri come «madre». Il comune accetta, ma non accetta il comune di Roma di modificare l’atto di nascita. Ci pensa un giudice a fargli cambiare idea: «L’ufficiale di stato civile che riceve una richiesta di annotazione da altro ufficiale dello stato civile che abbia iscritto la dichiarazione di riconoscimento non può effettuare una autonoma e diversa valutazione ma deve limitarsi a eseguire l’annotazione dell’atto stesso».
Le realtà LGBT esultano a metà. Gianfranco Goretti, presidente di Famiglie Arcobaleno: «Siamo stufi di affrontare lunghi e complessi iter giudiziari e di dover sottoporre i nostri figli ad analisi di psicologi, assistenti sociali e giudici come nei casi di stepchild adoption». Quindi il prossimo passo è avere una legge ad hoc sull’omogenitorialità così come anche i giudici stanno chiedendo da tempo. Non siamo arrivati alla fine di questo piano inclinato.