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Una scelta intelligente, anche la Lega esordì con un tema "forte"

Partire da elezioni locali, avendo lì dei buoni cavalli, può essere un segnale. Carroccio e M5S sono nati così, piano piano, prendendo qualche comune. Ma l'obiettivo di breve periodo è impegnarsi per il No al referendum di ottobre. Lì si gioca una grande partita, che riguarda il futuro del paese

Famiglia 05_03_2016
Cirinnà

Di fronte alla nascita di un nuovo partito Il Popolo della famiglia, si possono fare mille considerazioni, sull’opportunità o meno di questa scelta, sui tempi, i modi scelti eccetera. Siamo però di fronte all’opinabile, non ad un dogma di qualche genere. Amato ed Adinolfi hanno scelto di scendere in politica, anche perché moltissimi, da tempo, lo chiedono.

Dovevano farlo con il consenso del Comitato? Può darsi, ma a parere di chi scrive che il Comitato in quanto tale non c’entri, è invece un bene. Il popolo della famiglia non è il partito del Family day, ma un partito che nasce dal Family day. Il portavoce, per esempio, non ne fa parte. Il Family day rimane qualcosa di più grande, di più vasto, all’interno del quale si ritrovano persone che vogliono fare anzitutto una battaglia culturale, persone molto lontane dagli interessi politici, persone che alle prossime elezioni voteranno non Pd, né M5S né Sel di Vendola, ma Quagliariello-Giovanardi-Roccella-Malan, oppure Lega, oppure Fratelli d’Italia. Oppure, appunto, Il popolo della famiglia.

La scelta di Amato ed Adinolfi di correre anzitutto alle amministrative è anch’essa opinabile, però, a mio giudizio, intelligente: partire dalle politiche significa rischiare un flop terribile, con danni per tutto il movimento. Partire da elezioni locali, avendo lì dei buoni cavalli, invece, può essere un segnale. Lega e M5S sono nati così, piano piano, prendendo qualche comune… e poi…

Quanto al nome scelto, tre annotazioni. Le prime due, critiche: quel nome rischia di coinvolgere il Family day nel suo complesso; quel nome riporta ad una lista di scopo, e le liste di scopo sono fallimentari. Tutto vero, però, e qui sta la terza annotazione, per partire occorre un unico tema, semplice e comprensibile, che mobiliti. La Lega esordì con il federalismo, M5S come movimento contro la corruzione… Dunque: le tematiche con il tempo si possono allargare, e persino il nome si può cambiare. Lasciamo tempo al tempo.

Prima conclusione: tanti auguri alla nuova avventura; nasce da gente che si è battuta e si batte con coraggio e generosità. Da gente intelligente che non presume di trovare l’accordo di tutti e che non si intesta il Family day come un possesso personale.

Quanto a Massimo Gandolfini, portavoce del Family day, Toni Brandi, di Pro vita, La manif… e altre componenti del comitato, il loro parere è chiaro: non sono proprio in linea con la scelta. Bene così: ci vuole qualcuno super partes, che incalzi e giudichi da fuori, con la libertà del non essere dentro la politica. Abbiamo visto in passato quanto sia dannoso che il presidente del MpV o di Scienza & Vita vada poi in Parlamento, avvilendo così il movimento. 

A questo punto, però, c’è comunque un tema che può continuare ad unire anche chi ha ormai preso strade diverse. Il tema è imposto dall’urgenza, dai fatti. Renzi prepara l’approvazione del Cirinnà alla Camera, più eutanasia, stravolgimento delle adozioni e compimento del matrimonio gay? Non lo si può fermare alle amministrative, e neppure tra alcuni anni. Occorre lavorare ora.

Renzi tema una cosa sola: il referendum confermativo di ottobre sulle riforme costituzionali. Riforme pessime, antidemocratiche, come il suo atteggiamento di questi due anni. In una sola occasione il premier ha risposto a Gandolfini: per dirgli che il referendum non c’entra nulla con la Cirinnà. Lui spiega sempre tutto a tutti. Invece c’entra eccome.

Per questo da oggi tutti a testa bassa per questo obiettivo: per il no al referendum di ottobre. Lì si gioca una grande partita, che riguarda il futuro del paese, ma anche l’immediato presente. Possiamo combatterla con il Popolo della Famiglia, Idea, Lega...e in questo caso anche con settori della sinistra.

Divisi, dunque, ma anche uniti. Si possono avere obiettivi diversi, visioni diverse, ma l’importante è mantenere alto l’ideale, non dividersi quando non è necessario, fare assieme quella strada che si può fare assieme.