Una pausa di riflessione dopo un governo gnostico
Le lobby gnostiche a sostegno dell'antropologia crativa hanno avuto una battuta d'arresto con Trump e in Italia con la sconfitta di Renzi, il quale ha citato il massone Baden Powell nel suo discorso di commiato. Non viene in mente a Renzi che quel resto di popolo cattolico che con tanti sacrifici ha provato ad opporsi alla sua legislazione creativa fosse in realtà numericamente più significativo delle varie lobby?
La gnosi da sempre si interroga sul bene e sul male che ritiene suo dovere definire in modo chiaro per portare l’umanità verso la felicità. Verso quella che, volta a volta, ritiene essere la verità. Naturalmente questa ricerca porta vantaggi a chi la compie perché, nel caso la felicità per tutti riesca momentaneamente ad imporsi, i primi a godere dei suoi benefici sono gli stessi che l’hanno progettata. Così è stato (ed è) per tutte rivoluzioni, per tutte le dittature comuniste, proprio come oggi succede per il progetto di antropologia creativa che, puntando sulla decostruzione dell’uomo e della donna, mira a precipitare ognuno verso il vuoto esistenziale riempito dalla libido dominandi di alcuni che vogliono manovrare in ogni senso (vita-morte-riproduzione) la vita degli altri.
A sostegno dell’antropologia creativa, oltre alle massime istituzioni mondiali ed europee, ci sono le lobby gnostiche ben rappresentate nei principali governi del mondo, a cominciare da quello degli Stati Uniti. Questa lobby, incredibilmente, ha avuto una battuta di arresto con l’elezione di Trump. Questa lobby, ben rappresentata in Italia da Renzi e dal suo governo, ha avuto ora un altro decisivo colpo di arresto. Nella conferenza stampa della sconfitta, un Renzi forzatamente meno baldanzoso, ha rivendicato alcuni meriti del suo governo, omettendo però quello della “buona scuola”. Nell’elenco, in cambio, era compresa una delle scelte ideali più innovative e significative - perché di respiro mondiale - che hanno portato lui (e l’Italia) nelle braccia del pensiero illuminato: i diritti civili, ovvero le unioni che legano persone dello stesso sesso, privilegiate rispetto alle altre, aperte a possibili future adozioni varie combinate in vario modo.
Nel discorso di addio Renzi ha ripetuto il ritornello che più gli si confà: le grandi aspettative che può nutrire l’Italia, la grande e unica Italia. Le sue parole di saluto comprendevano un accenno agli ideali del fondatore degli scout da cui proviene, il massone Baden Powel. Non un cenno alla radice fondante l’unicità e la grandezza italiane: la fede cattolica condivisa nei secoli dal popolo e dalle élites di tutte le regioni.
Quante sono le coppie che, usufruendo della possibilità loro concessa, sono ricorse alle unioni civili? Quante centinaia di migliaia sono perché il premier possa rivendicare la sua politica nei loro confronti come conquista di civiltà? I dati al riguardo vengono riportati con molta parsimonia ma si può supporre che se le nozze celebrate arrivano a cento siano tante.
Una domanda: non viene in mente a Renzi che quel resto di popolo cattolico che con tanti sacrifici ha provato ad opporsi alla sua legislazione creativa fosse in realtà numericamente più significativo delle varie lobby pur tanto ben rappresentate a livello mondiale, nonché a livello di stampa, cinema e televisione?
Oggi ci si apre un’opportunità, una pausa di riflessione. Sperare che l’esito del referendum porti consiglio a qualcuno è sperare troppo?