Una marcia di preghiera per gli sfollati Kachin ostaggio dell’esercito governativo
Il conflitto tra esercito governativo e Kachin Independence Army è stato definito dall’Onu un “lento genocidio”, una “crisi umanitaria dimenticata”
Hanno risposto in migliaia in Myanmar all’appello di monsignor Francis Daw Tang, vescovo della capitale dello stato di Kachin, Myitkyina, che il 24 maggio ha invitato tutta la cittadinanza a una marcia di preghiera per la pace e per gli sfollati della regione ostaggio dell’esercito che li usa come scudi umani. Il 28 maggio, giorno scelto per lo svolgimento della processione, ai moltissimi cattolici si sono uniti anche numerosi cittadini protestanti e non cristiani. È la prima volta – spiega AsiaNews – che i cattolici di Kachin decidono di protestare pubblicamente. A motivarli è stata la situazione preoccupante di migliaia di sfollati che, dopo la ripresa ad aprile dei combattimenti tra esercito governativo e militanti del Kachin Independence Army, sono bloccati nei loro villaggi. Di solito, spiega ancora AsiaNews, quando una regione è coinvolta negli scontri armati, ai civili è consentito di mettersi in salvo. Non così questa volta. L’esercito li trattiene vicino alle proprie basi per impedire ai ribelli Kachin di attaccarle. Alle manifestazioni di protesta organizzate in tutto il paese nelle ultime settimane il governo ha risposto ordinando l’arresto degli organizzatori. L’Unione Europea e le Nazioni Unite hanno protestato invano contro gli arresti e il perdurare del conflitto. I rappresentanti dell’Onu hanno definito un “lento genocidio” la crisi umanitaria in atto. I Kachin sono una minoranza etnica con una vasta componente di cristiani, per il 40% cattolici e il 60% battisti.