EMILIA ROMAGNA
"Una cattolica non può garantire diritti civili"
Silvia Noè, capogruppo dell'Udc in Regione, doveva diventare presidente della commissione Pari Opportunità. Ma i laicisti sono insorti.
Attualità
05_08_2011
A salire sulle barricate sono stati i partiti della Sinistra più radicale, da Sinistra Ecologia e Libertà all’Italia dei Valori, che hanno raccolto i mugugni delle associazioni gay and lesbian friendly felsinee in protesta davanti alla sede del parlamentino regionale: «Una cattolica alle pari opportunità? Mai! Con la Noè in presidenza addio diritti a gay e lesbiche, addio all’aborto facile, addio alle multi famiglie». Così al posto della Noè, la scelta è ricaduta sulla democratica Roberta Mori, che evidentemente offriva più garanzie ai pruriti di Vendola e compagni.
Adesso in via Aldo Moro, sede della Regione, le opposizioni gridano alla discriminazione del cattolico, mentre il Pd, soprattutto la parte dei cattolici, si giustifica dicendo che quel ruolo non è andato alla Noè non perché cattolica, ma perché dell’opposizione. La sinistra radicale invece canta vittoria e passa a incassare la cambiale per un veto che di fatto rende il presidente della Regione ostaggio della Sinistra radicale e delle lobby omosex.
«Su di me una discriminazione vera e propria, sullo stile di quella che subì Buttiglione in Europa», commenta alla Bussola Quotidiana la Noè.
Dunque, Errani ostaggio delle lobby gay? «Ostaggio? Soggetto attivo di un veto, direi. Di fronte al muro posto da rappresentanti di movimenti e associazioni omosessuali e della sinistra radicale – ci spiega -, prendo atto che Errani ha fatto una scelta politica e ideologica ben precisa». Chiediamo se il presidente si è fatto vivo dopo il voto. «Dopo, appunto. E’ meglio che non riporti che cosa mi ha detto».
L’amarezza per l’esponente dell’Udc è anche per il ruolo giocato sulle sponde Pd «da colleghi che si definiscono cattolici come me». «Mi hanno espresso solidarietà durante le proteste, ma poi quando si è trattato di votare, evidentemente non sono stati solidali con loro stessi. Mi dicevano: “E’ un trattamento inaccettabile”. Poi hanno assecondato la “ragion di Stato”. Ma ormai è chiaro: loro ragionano solo secondo logiche di potere».
Sotto accusa, neanche tanto velatamente, le sue posizioni su aborto, ingresso delle associazioni pro life nei consultori, ma anche politiche famigliari e ovviamente la contrarietà al matrimonio omosex. «Che vuol dire? Anche io sono laica - tuona -, ma chiedo la piena applicazione della 194, una legge che non mi piace, ma che comunque fin dal suo titolo prevede la tutela della maternità e la rimozione delle cause di una scelta così dolorosa.
La morale di questa storia, sembra indicarci la Noè, è che ormai, in certe realtà politiche, i criteri di competenza e imparzialità, per certi ruoli politici non servono più: «Conta solo l’ideologia».
A evidenziare lo strappo che si è consumato in Emilia è anche il fatto che «i presidenti delle altre commissioni permanenti della Regione sono stati tutti votati all’unanimità, «senza passare da alcun esame ideologico». Così è stato anche per Franco Grillini, storico attivista gay e neoeletto presidente della Commissione politiche economiche. «Lui però si è opposto alla mia nomina», ha fatto notare con rammarico. La motivazione? “Chi afferma di avere principi non negoziabili non può presiedere una commissione che discute di diritti civili”, aveva protestato il presidente onorario Arcigay. Qui però, evidentemente, l’unica cosa non negoziabile è la sacralità della caccia alle streghe ai cattolici. Con il placet di politici cattolici.