Un professionista nei complotti di "Repubblica"
Un clamoroso granchio sintomatico
di un giro mentale. Quella che pensa
che la realtà non sia come sia e che
la verità stia sempre altrove, dietro.
Il fatto: la solita la Repubblica ha messo in rete la foto di uno, con gli occhiali neri e «impassibile», che assiste agli scontri di Roma, tra "black bloc" e "indignados". Con la domanda: chi è costui e, soprattutto, che ci fa lì? E il web si è scatenato: un infiltrato, una spia, un poliziotto in borghese, i servizi segreti (compresi quelli "deviati"). Per fortuna, prima che scattasse la caccia all’uomo (fisica, s’intende), il quotidiano Il Tempo ha rivelato che si tratta di persona sua, un cronista di nera che stava lì a fare il suo mestiere. Riuscirà il poveretto a diffondere la verità prima che qualche testa calda gli faccia fare la fine di Calabresi?
Purtroppo non c’è da scherzarci: non pochi poliziotti e carabinieri hanno dovuto cambiare nome e indirizzo per una cosa del genere, pensiamo al povero Mario Placanica del famigerato G8 a Genova. Certo, però, che in un Paese "normale" la cosa finirebbe al David Letterman Show, con tanto di risate comandate. Così, infatti, l’ha presa Il Tempo, che ha fatto intervistare in modo surreale l’implicato da un collega di stanza. Ma come, sei proprio tu? Sì, embè? Epperò lo scoop l’ha fatto la Repubblica, il giornale-partito, il più letto dai corrispondenti stranieri, mica "il Gazzettino della Val d’Ossola".
L’uomo delle foto ha anche detto che non pochi di la Repubblica lo conoscono. Allora, cosa c’è dietro? Sì, dietro, perché anche noi siamo autorizzati alla dietrologia, a questo punto. Per esempio, se guardate attentamente i tiggì nazionali vedrete che, nella selva di teste che attorniano i politici intervistati per strada, ce n’è una fissa, un tizio dal volto scavato e dallo sguardo sempre perplesso. Da almeno un paio d’anni, non perde una dichiarazione volante. Prima aveva penna e taccuino, ora si è dotato anche lui di miniregistratore. Nessuno sa chi sia. No, non è il disturbatore Gabriele Paolini, quello con gli occhiali e i capelli lunghi. È uno che non fa niente di trasgressivo, si limita solo ad ascoltare. Solo che riesce sempre a piazzarsi vicinissimo al dichiarante, battendo la sgomitante concorrenza. Chi è? Boh.
Eppure, malgrado la sua annosa contiguità col potere politico, a nessuno, e men che meno a la Repubblica, è venuto in mente di indagare. Invece, un cronista compare in due (due!) foto mentre è in corso lo sfascio di vetrine, ed ecco il complotto. Eh, aveva gli occhiali neri, chiaro indice di colpevolezza, e per giunta era «impassibile». Ecco, dunque, la prova che l’organizzatore dei tumulti romani è Silvio Berlusconi. Il cui scopo è chiaro: mettere in cattiva luce l’opposizione. Il Tempo dice che l’uomo misterioso ha tanto di nome e cognome, si chiama Fabio Di Chio ed è sul suo libro paga. Naturalmente, non può essere vero. Perché? Perché la verità sta sempre "dietro", mica davanti a farsi fotografare. Che i pm lo intercettino, dunque, e se ne occupi, per mesi e mesi, Salvo Sottile di Quarto grado, se ne dibatta a Mixer e a Porta a porta. Tanto, criminologi di bella presenza televisiva ne abbiamo a josa. Altro che "black bloc", insomma: erano tutti del Sisde e del Sismi e perfino dell’Istat, travestiti come Fantomas. Il sedicente cronista de Il Tempo? Faceva da palo. Non ci credete? Abbonatevi a la Repubblica e crederete. A questo e a molto altro.