Un pogrom islamico nelle vie di Amsterdam. Il nuovo antisemitismo
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Non un semplice scontro fra tifoserie, ma un attacco pianificato contro i tifosi israeliani ospiti di Amsterdam, per la partita Ajax-Maccabi. Caccia all'ebreo, conclusa con 10 feriti. L'islamizzazione porta in Europa anche il nuovo/vecchio antisemitismo.
Ad Amsterdam, nella notte fra giovedì 7 e venerdì 8, è stata caccia all’ebreo. I 2700 tifosi israeliani giunti nella città olandese per assistere alla partita dell’Europa League fra l’Ajax (la squadra di casa) e il Maccabi di Tel Aviv, sono stati aggrediti da gruppi organizzati di arabi. Una “Gaza nel cuore dell’Europa”, per usare un’espressione colorita di Geert Wilders, il leader del Partito della Libertà (vincitore delle ultime elezioni) che rilancia il suo allarme contro l’islamizzazione del suo paese.
La notte della partita era stata preceduta da forti tensioni. Mercoledì, il sindaco di Amsterdam, Femke Halsema, ha vietato una manifestazione pro-palestinese prevista nei pressi dello stadio in cui giocava il Maccabi Tel Aviv e ha informato i membri del consiglio che le autorità erano a conoscenza delle crescenti tensioni per la guerra a Gaza. Prima della partita, i tifosi dell'Ajax hanno appeso opuscoli contro il Maccabi Tel Aviv e hanno esposto bandiere palestinesi nelle aree in cui si trovavano i tifosi israeliani. Due persone erano state arrestate anche prima della partita, a seguito di scontri fra gli ultras del Maccabi e manifestanti filo-palestinesi. Una delle bandiere della Palestina esposte in un primo piano di un edificio era stata strappata da tre tifosi israeliani, un’altra (secondo notiziari locali) è stata anche bruciata. In altre occasioni, gli ultras del Maccabi sono stati ripresi mentre cantavano slogan anti-palestinesi. Nel riferire gli eventi, la Tv pan-araba Al Jazeera parla di aggressione dei tifosi israeliani ai danni dei manifestanti filo-palestinesi. Ma qualcosa non torna, perché alla fine della giornata, i feriti sono solo fra gli israeliani.
Quel che è avvenuto, giovedì notte, è stato ben altro che un "normale" scontro fra tifoserie politicizzate. È stato un attacco pianificato in anticipo. Prima della partita, infatti, il Ministero della Diaspora israeliano ha emesso un avvertimento su possibili attacchi agli israeliani ad Amsterdam, a seguito di un grave allarme ricevuto intorno alle 19. L’avvertimento riguardava una manifestazione pro-palestinese in programma, con minacce specifiche a un soldato della Polizia di Frontiera che assisteva alla partita e possibili scontri nei pressi dell'Hotel Leonardo, dove gli israeliani alloggiavano.
Il ministero ha redatto il documento di avvertimento alla luce di quello che considerava un esplicito «incoraggiamento alla violenza da parte degli organizzatori delle manifestazioni». Un funzionario della sicurezza israeliana, rimasto anonimo, ha riferito ai media israeliani che l'intelligence aveva identificato un appello “spontaneo” per una manifestazione pro-palestinese nei giorni precedenti alla partita.
L’attacco è avvenuto lontano dallo stadio, dopo la partita, con gruppi organizzati, ciascuno forte di decine di uomini, contro tifosi isolati. Una caccia all’uomo vera e propria, che ha tutti i connotati del pogrom. L’organizzazione delle comunità ebraiche olandesi indica “chiare responsabilità” anche dei tassisti della città che si sarebbero concentrati nelle zone degli attacchi per portare in loco, e poi portare via, gli assalitori. Ancora ignoto il mandante, l'organizzatore di questo assalto coordinato. Le indagini puntano il dito su "gang" di immigrati marocchini e turchi, soprattutto. Ma niente a che vedere con il calcio, comunque.
Racconta al Corriere della Sera un tifoso del Maccabi scampato al pestaggio: «I musulmani hanno organizzato gruppi di 30-40 persone che sono andati in giro a cercare gli ebrei per colpirli. Hanno aggredito tutti quelli che hanno incontrato in strada, non importava se uomo o donna. Hanno cercato di entrare nel nostro albergo, in ogni albergo dove soggiornavano degli israeliani, avevano delle informazioni già da prima. Sono venuti con manganelli, cinture, colpendo e gridando “Palestina libera”. Un’esperienza terribile. Fortunatamente non siamo feriti ma siamo colpiti nell'anima. Ora siamo già in aeroporto, aspettiamo di arrivare sani e salvi a casa».
Un tifoso, Yaakov Masri, ha raccontato al canale israeliano Channel 13 News di essere stato attaccato da circa 15 giovani arabi, alcuni dei quali armati di coltelli e bastoni, mentre lasciava la partita con suo figlio. «Hanno iniziato a colpirci, mi hanno spaccato la faccia, fatto saltare un dente, tagliato il labbro», ha detto. «Mio figlio ha ricevuto due pugni in faccia». E lamenta l’assenza delle forze dell’ordine: «Abbiamo chiamato la polizia perché ci mandasse una pattuglia, ma ci hanno detto che erano occupati con altri incidenti. Sto soffrendo», ha detto.
Due tifosi della squadra di Tel Aviv, Aviv e Harel, hanno raccontato all’emittente pubblica Kan: «C’era una pattuglia della polizia che se ne stava in disparte, senza fare troppo quando c'era qualche tipo di protesta. Tutto era stato pianificato nei minimi dettagli. Ognuno di noi era stato nei Paesi Bassi quattro volte; non ci eravamo mai sentiti così».
Amit Amira descrive bene come gli aggressori agissero specificamente contro gli ebrei israeliani: «Tre persone mi hanno avvicinato per strada e mi hanno chiesto da dove venissi. Ho risposto: “Grecia”. Uno di loro mi ha afferrato la mano e mi ha detto di mostrare la mia carta d'identità. L'ho spinto via e sono entrato nel casinò. Ero con cinque amici”, ha ricordato il tifoso del Maccabi. «Ci siamo fermati all'ingresso del casinò e nessuno ha voluto aiutarci. Ci dicevano: “Perché siete venuti qui?” Alla fine ci ha aiutato un arabo israeliano. Ci ha detto: “Nessuno vi darà fastidio. Siete con me”».
Nir, un tifoso di 39 anni venuto alla partita con il padre di 69 anni, ha raccontato al quotidiano israeliano Haaretz che i due hanno assistito all'investimento di tre tifosi. «Dopo che l'auto li ha investiti, i tifosi si sono rialzati e prima che capissimo cosa stava succedendo, circa sei o sette persone con grandi cappotti neri, probabilmente musulmani, sono corsi verso di noi. Ho detto subito a mio padre di tornare indietro di corsa e siamo entrati nell'hotel».
La notte di aggressioni si è conclusa con un bilancio di 10 feriti. Di almeno tre israeliani non si hanno ancora notizie, ma l'ipotesi della cattura di ostaggi è stata fermamente smentita dalle autorità olandesi. La polizia ha arrestato 57 persone ritenute responsabili delle violenze.
Unanime la riprovazione dei politici olandesi e dei governi occidentali. Gideon Saar, ministro degli Esteri israeliano è volato ad Amsterdam per un incontro d’emergenza con il governo olandese. Il presidente Isaac Herzog ha chiamato il re olandese Guglielmo Alessandro. Il sovrano si è scusato, affermando che l’Olanda non è riuscita a proteggere la sua comunità ebraica durante l’occupazione nazista e ora ha fallito ancora.
Il paragone con il periodo nazista non è mancato, anche per motivi di data: il 9 novembre (oggi, per chi legge) è l’anniversario della Notte dei Cristalli, il primo grande pogrom organizzato nella Germania nazista del 1938. L'analogia con il nazismo è frequente per chi ha ancora la memoria della guerra in Europa, ma non permette di comprendere la natura del nuovo problema. Questo nuovo antisemitismo è quasi esclusivamente islamico e viene sostenuto, in Europa, soprattutto da gruppi di estrema sinistra. Si tratta di un antisemitismo che nel mondo arabo-islamico c’è sempre stato (innumerevoli sono i pogrom prima e dopo la caduta dell’Impero Ottomano) e nelle comunità islamiche europee si accende ogni volta che nel Medio Oriente scoppia il conflitto, anche se resta latente sempre. Non è un’esagerazione quella di Geert Wilders, quando parla di Amsterdam, come di una “Gaza nel cuore dell’Europa”.
Un segnale di allarme, in Olanda, c’era già stato in agosto in seguito alle notizie di agenti di polizia olandesi che si rifiutano di proteggere eventi della comunità ebraica per motivi ideologici. La questione era stata scoperta alla fine di luglio dall'organo di informazione ebraico-olandese Niw. Michel Thiebaum, presidente di un'organizzazione di poliziotti ebrei olandesi, aveva dichiarato: «Alcuni colleghi non vogliono proteggere luoghi o eventi ebraici. Citano “dilemmi morali” e vedo una tendenza a cedere [a questo], che sarebbe l'inizio della fine. Sono davvero preoccupato». Anche in questa occasione, forse per gli stessi “dilemmi morali”, nonostante gli avvertimenti anche da Israele la polizia non è riuscita a prevenire la caccia all’ebreo. E durante le aggressioni, non ha dimostrato particolare efficienza, né zelo, nel proteggere le vite dei tifosi ospiti.