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SINODO

Un nuovo questionario per far digerire le "tesi Kasper"

Il secondo questionario indirizzato alle diocesi di tutto il mondo che sarà reso pubblico nei prossimi giorni, chiederà un maggiore approfondimento anche sulle propositiones che i padri sinodali avevano bocciato. Una mossa annunciata dal cardinale Baldisseri, che ha colto di sorpresa anche alcune conferenze episcopali.

Ecclesia 07_12_2014
Il cardinale Baldisseri

Il Papa l'aveva detto fin dal primo momento: il Sinodo straordinario sulla famiglia dello scorso ottobre non sarebbe stato un punto d'arrivo, bensì di partenza. La partenza di un cammino biennale al termine del quale la Chiesa cattolica sarebbe stata in grado di adottare un nuovo approccio riguardo la famiglia, oggi in crisi e sempre meno rilevante nella società, specie dell'occidente secolarizzato.

E così è stato, se è vero che nei prossimi giorni un nuovo questionario sarà diffuso alle diocesi di tutto il mondo per stimolare la partecipazione dei fedeli all'ultimo e decisivo passaggio sinodale, quello che porterà alla decisione del Papa, attesa nei primi mesi del 2016. L'annuncio l'ha dato il Segretario generale del Sinodo, il cardinale Lorenzo Baldisseri: "Siamo a metà del cammino e ora, per avviare la seconda parte, abbiamo deciso di lanciare i lineamenta sotto forma di domande". 

Due, ha spiegato il porporato toscano, saranno le caratteristiche del nuovo testo: «Chiederemo alle conferenze episcopali, alle diocesi, alle parrocchie come è avvenuta la ricezione della Relazione finale del Sinodo straordinario. Allo stesso tempo chiederemo l'approfondimento delle questioni affrontate nel dibattito, di tutte, ma soprattutto di quelle che hanno bisogno di essere discusse in modo più accurato». Ecco, dunque, la novità: non solo la Relatio Synodi presentata lo scorso 18 ottobre sarà resa più comprensibile attraverso la trasformazione in una serie di domande, ma tutti i capitoli saranno oggetto di discussione. Anche dei tre che formalmente sono stati bocciati dai padri sinodali e che, senza la decisione di Francesco di introdurli ugualmente nel documento finale, sarebbero stati cassati. Come sempre, prima d'ora, era avvenuto. Solitamente, infatti, le propositiones prive della maggioranza qualificata dei due terzi di voti favorevoli non potevano essere considerate parte integrante della Relazione finale. Stavolta, invece, sì. 

La "novità" era già stata colta dai giornalisti accreditati durante la conferenza stampa di presentazione del testo approvato dall'assemblea, che avevano chiesto al direttore della Sala stampa, padre Federico Lombardi, se potesse far luce sulla presenza nel documento dei paragrafi “incriminati”, relativi proprio alle due questioni che più avevano fatto discutere non solo nell’Aula Nuova, ma anche nel dibattito pubblico su libri e giornali, nel corso dell’ultimo anno: l’accostamento dei divorziati risposati alla comunione e l’apertura alle coppie formate da persone omosessuali. Capitoli, questi, su cui s’era ampiamente soffermata la relazione intermedia, letta il 13 ottobre dal cardinale ungherese Péter Erdo ma scritta (stando a quanto hanno affermato diversi padri, tra cui i cardinali Gracias e Damasceno Assis, quest’ultimo presidente delegato del Sinodo) dall’arcivescovo di Chieti-Vasto, il teologo Bruno Forte. 

Il testo recepiva massicciamente le tesi presentate dal cardinale Walter Kasper nella sua esposizione di febbraio, quando dinanzi ai cardinali riuniti in Concistoro aveva posto il problema di andare incontro a chi è andato incontro a un fallimento, rivedendo l’approccio pastorale della Chiesa su quei temi più controversi. Poi, come è noto, la relazione intermedia fu stroncata dai circoli minori, i gruppi omogenei per lingua che riscrissero in parte il documento presentato da Erdo. E nonostante ciò i punti più divisivi furono ugualmente bocciati dall’assemblea.

Ma che il discorso non fosse chiuso l’aveva fatto presente lo stesso Kasper, che s’era detto convinto che alla fine “avremo un consenso largo”. Un po’ come ha detto, solo qualche giorno fa, il cardinale arcivescovo di Vienna, Christoph Schönborn, il quale ha ricordato come anche i documenti del Concilio Vaticano II, all’inizio, furono ben poco applauditi, salvo poi essere approvati pressoché all’unanimità.

Non tutte le conferenze episcopali, però, si aspettavano un nuovo questionario. Il caso emblematico è rappresentato da quella francese, che poche settimane fa, nell’annuale assemblea autunnale, aveva negato con forza l’invio di nuove domande alle diocesi e parrocchie del Paese. Eppure, ha chiarito il cardinale Baldisseri, proprio gli episcopati locali dovranno decidere come lavorare affinché si possa raccogliere il più alto numero di “contributi che arrivano dalla base”.