Un nuovo motu proprio per l'Opus Dei
Il Papa interviene sulle prelature personali, allo stato attuale una sola: la "creatura" di san Josemaría Escrivá, già alle prese con la riforma disposta un anno fa.
Il motu proprio dell'8 agosto 2023 che modifica i cann. 295-296 riguarda le prelature personali in genere, ma sin da quando furono previste nel decreto conciliare Presbyterorum ordinis allo stato attuale ne è stata istituita una sola nella Chiesa cattolica: l'Opus Dei, già destinataria nel luglio 2022 di un altro motu proprio, Ad charismam tuendum, in quel caso esplicitamente rivolto alla "creatura" di san Josemaría Escrivá.
Nel provvedimento di ieri come in quello dell'anno scorso, papa Francesco fa riferimento alla costituzione Praedicate Evangelium (art. 117) che ne ha trasferito la competenza dal Dicastero per i Vescovi a quello per il Clero. In sostanza le prelature (o meglio, la sola prelatura esistente) vengono assimilate alle associazioni pubbliche clericali di diritto pontificio con facoltà di incardinare chierici» e il Prelato, finora considerato «Ordinario proprio» (can. 295) dei fedeli della prelatura, viene ora indicato come «Moderatore, dotato delle facoltà di Ordinario».
Il tutto sulla scia di quanto disposto lo scorso anno, stabilendo che «il Prelato non sarà insignito, né insignibile dell’ordine episcopale» e non potrà usufruire delle insegne episcopali (Ad charismam tuendum, artt. 5-6), come in passato avveniva anche prima dell'eventuale nomina episcopale (che non avverrà più, finché durerà quel «non insignibile»). Non è solo questione di mitra e pastorale, ma soprattutto di giurisdizione.
L'Opus Dei ha diffuso una breve nota annunciando che studierà «le conseguenze che queste modifiche possono avere sulla configurazione giuridica» della Prelatura, «anche all'interno del lavoro che si sta svolgendo con il Dicastero del Clero sull'adattamento degli Statuti richiesto dal motu proprio Ad charisma tuendum, in un clima di comunione con il Santo Padre».