Schegge di vangelo a cura di don Stefano Bimbi
San Giovanni da Kety a cura di Ermes Dovico
L'INTERVISTA

Umbria: legge sull'omofobia, una sconfitta per tutti

Nella Regione Umbria è passata una legge locale che prevede l'introduzione dell'omofobia, pur senza le sanzioni penali previste dalla bozza della legge (nazionale) Scalfarotto. Benché mitigata da ulteriori emendamenti la legge è "una sconfitta per tutti", secondo il consigliere dell'opposizione Sergio De Vincenzi.

Famiglia 06_04_2017
De Vincenzi

In Umbria passa la prima legge regionale italiana sull’omofobia. Un antipasto locale di quello che potrebbe essere la Scalfarotto, ferma in Senato per i dubbi sollevati persino dalla stessa maggioranza di governo. Il testo votato dal Consiglio regionale umbro lunedì sera prevede una serie di misure volte ad imporre il pensiero unico in ambito lavorativo, scolastico e sanitario. Dall’insegnamento della teoria gender nelle scuole alla promozione di eventi tesi a far conoscere il mondo gay; dall’istituzione di un osservatorio regionale che assurgerà a supremo tribunale dell’inquisizione ad iniziative tese all’inserimento lavorativo dei cittadini lgbt.  Fuori e dentro l’Aula Consiliare uno dei più strenui oppositori di questa legge è stato il consigliere dell’opposizione Sergio De Vincenzi (Lista Ricci presidente). La Nuova Bq lo ha intervistato per capire come nasce una legge liberticida. 

Consigliere De Vincenzi, lei che è stato il più strenuo oppositore della legge 15 bis come si sente all’indomani della sua approvazione? 

Una grande delusione perché la ritengo una sconfitta dell’uomo, che non è l’uomo “della famiglia” o “l’omosessuale” ma l’umanità nella sua interezza. La mia non è stata una partita contro qualcuno, chi ha voluto strumentalizzare gli omossessuali e le famiglie mettendoli l’uno contro l’altro ha fatto solo un gioco al massacro. Ne usciamo tutti più deboli. 

Perché? Si può spiegare meglio?

“Beh, ne escono perdenti anche gli omosessuali perché questa è una legge che ne attesta una diversità a fronte di una sempre riaffermata normalità e uguaglianza  di ogni essere umano che prescinde dall’orientamento sessuale. Dall’altra parte resta poi il fatto che ogni persona nasce all’interno di una famiglia, quindi le famiglie non sono in contrapposizione a questa realtà ma ne sono parte integrante, per questo non possono essere escluse o, peggio ancora, poste come soggetto passivo di un’azione legislativa tesa alla loro rieducazione. Presto o tardi pagheremo un prezzo che ancora non ci è dato conoscerlo. 

Dice che non si vedranno subito gli effetti di questo provvedimento?

Chi ha approvato queste legge ha avuto il coraggio di dire che in realtà non cambierà niente perché una legge regionale che non prevede le sanzioni della Scalfarotto. Ma quando viene messo nero su bianco il concetto di identità di genere, che è inconsistente e variabile nel tempo in quanto introduce una visione dell’uomo non attinente con la realtà, non è possibile prevederne gli esiti a medio e lungo termine.

Con alcuni emendamenti approvati sono stati limitati i danni? 

L’articolo 1 ora prevede che la legge non si applichi nella normale manifestazione delle libertà di parola e di pensiero, poi per quanto riguarda l’articolo 3 sull’istruzione non si avalla più l’indottrinamento diretto suoi giovani ma si parla di corsi rivolti a genitori e insegnati di scuole di ogni ordine e grado. 

Ma come nasce l’esigenza di una legge così liberticida?

E’ quello che ci siamo chiesti un po’ tutti, anche perché in Italia i dati dicono che non esiste un’emergenza omofobia. Le segnalazioni raccolte dall’Unar ogni anno sono nell’ordine di pochissime decine di casi, la maggior parte dei quali non sono veri e propri atti di discriminazione ma di insulti che, per carità, vanno comunque stigmatizzati. Ad ogni modo la legge è stata ferma per due anni, poi c’è stata un’improvvisa accelerazione tanto che è stata portata in aula senza coperture finanziarie. Il procedimento è stato forzato contro ogni logica e contro ogni volontà di procedere ad un confronto più approfondito tra le parti.

C’è stata qualche manina esterna che ha spinto per l’approvazione? Non sono mancate le pressioni delle associazioni lgbt…

La spinta delle associazioni lgbt è stata evidente. Solinas, il relatore della legge, rispondendo ad una mia richiesta di spiegazioni riguardo ad alcuni aspetti del provvedimento, si è rivolto verso alcuni esponenti del movimento gay che seguivano i lavori dell’aula ed ha ammesso che quei punti di cui discutevamo sono stati “loro” a volerli inserire. Anche in altre occasioni la maggioranza ha riconosciuto che la legge è stata fatta sotto dettatura.  Ma queste associazioni sono una minoranza delle minoranza,  perché molti omosessuali non si riconoscono in queste rivendicazioni.

La legge ha comunque suscitato molti contrasti tra e nelle forze politiche…

È stata una partita a favore di una frangia minima di elettori del Pd ed stata una partita all’interno dei sedicenti cattolici. Molti hanno parlato di legge di civiltà e hanno tirato in ballo il Papa per giustificare il loro voto favorevole, io ho ricordato loro che il Santo Padre ha sempre tuonato contro il gender. Anche i Cinque Stelle alla fine si sono esposti votando a favore e dimostrando la loro vera sensibilità riguardo i temi antropologici. 

Forza Italia si è astenuta e se non fosse stato per lei forse si sarebbe sfaldato anche il resto del fronte dell’opposizione (Lega e Fratelli d’Italia) che ha votato contro…

Io sono stato me stesso, mi hanno detto "tu stai facendo un figurone, hai lottato come un leone", ma per me non era una partita politica, questa battaglia l’ho fatta nel rispetto di quello in cui credo e in difesa dell’umano, non dovevo guadagnare dei voti.

Quello che è successo in Umbria può riproporsi a livello nazionale sulla Scalfarotto che prevede pene fino sei anni di detenzione?

Questo rischio c’è, ormai diversi enti locali hanno già legiferato in tal senso. Il problema è che vogliono introdurre il reato di pensiero. Io non sono più libero di dire quello che penso fuori dall’ambito politico e religioso, ad esempio potrebbe diventare discriminatorio dire ai propri figli che la relazione eterosessuale è in grado di generare la vita mentre quella omosessuale è biologicamente sterile.

Sembra quasi che la politica non accetti più di confrontarsi su questi argomenti e vieti per legge qualsiasi posizione non in linea con il pensiero unico…

Il rischio dell’imposizione del pensiero unico è reale. Con questa legge dell’Umbria si apre poi una battaglia surreale sul percepito. Perché la legge non definisce le fattispecie della discriminazione ma afferma il principio della percezione della discriminazione slegata dal fatto reale accaduto. 

Non sarà più possibile organizzare un convegno contro il gender in Umbria?

Questo non lo so, in teoria esiste sempre articolo 21 della Costituzione sulla libertà di espressione a cui è agganciata la legge ma il non aver definito le fattispecie lascia un margine molto ampio di difficile previsione. 

Come proseguirà il suo impegno per la libertà di espressione?

Siamo tutti chiamati alla responsabilità, famiglie, genitori, insegnati e gli stessi omosessuali, la maggior parte dei quali condivide una visione dell’identità sessuata che non è completamente slegata dal dato biologico. Insomma la battaglia non è persa ma non può essere portata avanti solo all’interno del palazzo. 

In ambito politico c’è un vuoto di rappresentanza dei cattolici? 

C’è un problema di cultura, non sappiamo più cos’è l’uomo. Norberto Bobbio diceva che il tema della vita non poteva essere lasciato solo alla Chiesa. Affermare un concetto indefinito di identità di genere è una sconfitta per tutti.