Schegge di vangelo a cura di don Stefano Bimbi
Sant’Atanasio a cura di Ermes Dovico

IMMIGRATI

Ultima chance: respingimenti "assistiti"

Brusco risveglio per il governo italiano che sul fronte sempre più drammatico e caotico dell'immigrazione clandestina si ritrova sempre più solo, abbandonato da alleati e dalle istituzioni sovranazionali su cui aveva contato per suddividere il fardello dei migranti e dare il via a un'operazione militare contro i trafficanti di uomini. 

Editoriali 20_06_2015
Respingimenti assistiti per fermare gli sbarchi

Brusco risveglio per il governo italiano che sul fronte sempre più drammatico e caotico dell'immigrazione clandestina si ritrova sempre più solo, abbandonato da alleati e dalle istituzioni sovranazionali su cui aveva contato per suddividere il fardello dei migranti e dare il via a un'operazione militare contro i trafficanti di esseri umani. Prima gli europei, francesi in testa, hanno detto chiaramente che forse potrebbero prendersi un poí di coloro che hanno titolo per chiedere asilo, ma per nessuna ragione accetteranno gli immigrati clandestini, i cosiddetti "migranti economici" che costituiscono la stragrande maggioranza delle persone in arrivo dalla Libia. Germania e Francia chiedono "responsabilità" e vogliono che questi ultimi vengano rimpatriati non è chiaro con quali modalità e se a spese della Ue o dell'Italia.  

Del resto, come la Nuova Bussola aveva sottolineato, era stato proprio il direttore dell'agenzia europea Frontex, Fabrice Leggeri, a dichiarare un mese or sono che “i migranti economici possono e devono essere rimandati a casa loro". Mercoledì Thomas de Maizière, ministro degli Interni tedesco, ha subordinato la disponibilità di Berlino ad accogliere rifugiati al rimpatrio degli immigrati economici che non hanno diritto all'asilo. I partner Ue restano tiepidi anche all'ipotesi di varare la missione Eunavafor Med contro i trafficanti. Dopo tanto clamore mediatico non si sa ancora quali precisi compiti avrà la missione e nessuno ha ancora assegnato forze navali a un'operazione che in teoria dovrebbe venire varata dal vertice dei leader europei del 26 giugno. Londra ha già fatto sapere che ritirerà presto la nave da assalto anfibio Bulwark che in un mese e mezzo ha sbarcato oltre mille clandestini in Sicilia e il premier David Cameron, al termine di un incontro bilaterale con Matteo Renzi, si è limitato a sottolineare la necessità "di un approccio globale” e che “serve un nuovo governo in Libia che dia la caccia alle gang criminali".

Ipotesi al momento irrealizzabile e comunque una bella marcia indietro rispetto all'ipotesi di impiegare i militari europei per attaccare i trafficanti e distruggere i barconi. In compenso Cameron  ha detto che il Regno Unito è pronto a lavorare con i servizi di intelligence italiani in Sicilia “dove noi metteremo personale e risorse per provare a interrompere i collegamenti tra chi cerca di partire e gli scafisti". Un bel sollievo sapere che gli 007 britannici verranno in Sicilia probabilmente a intercettare le comunicazioni di scafisti e trafficanti (cosa che peraltro noi italiani riusciamo a fare bene anche da soli), ma l'impressione è che neppure Londra voglia esporsi sul campo in un'operazione ancora confusa. La pedata finale alle speranze italiane di ottenere supporto internazionale è giunta però dal Palazzo di Vetro che non solo non ha ancora risposto alla richiesta formulata ormai un mese or sono da Federica Mogherini di autorizzare una missione militare contro i trafficanti libici, ma si è limitato a ribadire per l'ennesima volta che in Libia "non ci può essere soluzione militare alla crisi" e che "è determinante raggiungere un accordo politico che porti alla formazione di un accordo nazionale". Cioè, la solita aria fritta che in pratica significa lasciare che il caos libico travolga i Paesi circostanti.

L'Italia dovrà quindi rassegnarsi a gestire da sola l'emergenza attuando finalmente l'unica opzione ragionevole e alla portata delle nostre Forze armate senza lanciarsi in avventure prive di sbocchi sul territorio libico. Si tratta dei “respingimenti assistiti", mentre la politica continua a confrontarsi in modo sterile e ideologico tra buonisti (spesso non disinteressati) dell'accoglienza per tutti e chi vorrebbe un blocco navale delle coste libiche che risulterebbe inutile contro i trafficanti.  I “respingimenti assistiti", abbinati al rimpatrio dei clandestini già arrivati in Italia, conseguirebbero invece un rapido successo impiegando le stesse navi oggi assegnate all'Operazione Mare Sicuro, cioè una mezza dozzina di unità della Marina Militare da schierare a ridosso della costa tra Tripoli e il confine tunisino, da dove salpano i barconi. Un'operazione gestibile con una nave da sbarco portaelicotteri classe San Giorgio e 5 tra fregate, corvette e pattugliatori con elicotteri, droni dell'Aeronautica, aerei da pattugliamento marittimo per localizzare immediatamente i barconi in partenza e qualche centinaio di fucilieri di Marina.

Le navi potrebbero agevolmente raccogliere i migranti appena salpati, concentrandoli sulla spaziosa nave da assalto anfibio da dove verrebbero riportati a terra in piccoli gruppi impiegando i mezzi da sbarco sotto la scorta dei Fucilieri di Marina. I bisognosi di cure verrebbero assistiti a bordo delle navi o in Italia, ma gli altri verrebbero sbarcati sul suolo libico in aree costiere predeterminate e sotto la protezione delle navi ed eventualmente di forze aeree. L'ideale sarebbe poter effettuare gli sbarchi in accordo con almeno una delle diverse fazioni libiche, ma anche in assenza di tali intese i militari italiani possono esprimere la deterrenza necessaria a gestire in piena autonomia l'operazione. I "respingimenti assistiti" consentirebbero di recuperare i barconi e affondarli, ridurre o azzerare i flussi migratori (chi pagherebbe migliaia di euro ai trafficanti a rischio della vita per ritrovarsi in Africa?), salvare migliaia di vite azzerando gli incassi dei trafficanti e dei terroristi islamici. 

Sulla falsariga di quanto attuato dall'Australia contro l'immigrazione clandestina, i “respingimenti assistiti” contribuirebbero a diffondere il chiaro messaggio che l'Italia non accoglie migranti che si affidano a malavita e terrorismo. Un messaggio che risulterebbe ancor più chiaro con una legge ad hoc che stabilisca che non verrà mai concesso un permesso di soggiorno a chiunque si sia rivolto alla malavita per entrare illegalmente in Italia. I “respingimenti assistiti” consentirebbero inoltre all'Italia di rispondere allíegoismo dei partner Ue e all'insolente distacco delle Nazioni Unite costringendo gli organismi internazionali ad attuare un intervento umanitario in Libia per assistere e rimpatriare i migranti.