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Lutto nella Chiesa messicana

Ucciso un sacerdote nel Chiapas

Padre Marcelo era stato minacciato di morte più volte per il suo impegno per la pace e la giustizia e su di lui era stata posta una taglia

La Chiesa in Messico piange la perdita di un sacerdote, il padre gesuita Marcelo Pérez, ucciso la mattina del 20 ottobre in un agguato tesogli da due uomini armati. Padre Marcelo era il parroco della parrocchia di Nuestra Señora de Guadalupe a San Cristobal de las Casas, nel Chiapas. Stava rientrando in auto in parrocchia dopo aver celebrato la messa quando è stato raggiunto da due uomini a bordo di una motocicletta che lo hanno ucciso a colpi di arma da fuoco. Per il suo impegno per la giustizia e per la pace nelle comunità indigene in una regione resa estremamente insicura dai gruppi armati che se ne contendono il controllo, padre Marcelo nel corso degli anni aveva subito minacce di morte. Per questo la diocesi di San Cristóbal de las Casas due anni fa aveva deciso di trasferirlo dalla parrocchia di Simojovel alla parrocchia di Nuestra Señora de Guadalupe. Padre Marcelo ad agosto aveva detto che, per quanto su di lui fosse stata messa una taglia di un milione di pesos (circa 50.000 euro), intendeva continuare a lottare per la pace. “Il Chiapas è una bomba a orologeria – aveva dichiarato in una intervista rilasciata il 13 settembre durante una manifestazione per la pace – ci sono molte persone scomparse, rapite, uccise per mano della criminalità organizzata”. Padre Marcelo era stato ordinato sacerdote nel 2002. Nel 2020, per il suo costante impegno in difesa dei diritti umani, era stato insignito del premio “Per Anger”, istituito dal governo svedese per premiare persone e organizzazioni che operano in difesa dei diritti umani e della democrazia. In un comunicato la Compagnia di Gesù messicana ha ricordato che padre Marcelo era considerato “un simbolo di resistenza e accompagnamento per le comunità del Chiapas, difendendo la dignità, i diritti delle persone e la costruzione della pace. Il suo impegno per la giustizia e la solidarietà lo hanno reso un punto di riferimento per coloro che desiderano un futuro senza violenza e oppressione. Rifiutiamo ogni tentativo di minimizzare eventi come quello dell’uccisione di padre Marcelo come casi isolati. La criminalità organizzata ha diffuso paura e dolore in varie regioni del paese e il Chiapas non fa eccezione. La violenza in questa regione riflette un problema strutturale che richiede una risposta globale e urgente da parte dello Stato”.