Ucciso Nasrallah Israele prosegue l'attacco in Libano
Ascolta la versione audio dell'articolo
Le milizie filo-iraniane di Hezbollah indebolite dopo l'attacco che ha ucciso il loro leader e Israele valuta ora due opzioni: l'invasione da terra o massicci bombardamenti per costringere Hezbollah a concecere una zona cuscinetto.
«Se ci colpirete, vi colpiremo». Aveva da poco terminato di pronunciare queste parole, durante il suo intervento sabato 28 settembre, alle Nazioni Unite, quando Benjamin Netanyahu, primo ministro israeliano, è stato informato che l’incursione aerea, da lui disposta dalla sua stanza dell'albergo newyorkese, aveva centrato l’obiettivo: il quartier generale degli Hezbollah. Hassan Nasrallah, oltre ad altri uomini di comando del gruppo terroristico, era stato ucciso.
A confermarne l'assassinio sono stati gli stessi membri dell’organizzazione, mentre il portavoce militare israeliano, il tenente colonnello Nadav Shoshani, l’aveva annunciata su X. Con lui sono deceduti Ali Karki, comandante del fronte meridionale, Abbas Nilforoushan, capo della Guardia rivoluzionaria (i pasdaran) in Libano e altri uomini di primo piano dell’organizzazione politico-militare. Da fonti del Ministero della Salute libanese è stato confermato che nel sobborgo di Dahiyeh, nella zona meridionale di Beirut, gli F15 dell'aeronautica militare israeliana hanno raso al suolo un complesso di sei edifici residenziali e ferito novantuno persone.
Nel corso dell'operazione, denominata in codice "Nuovo Ordine", gli aerei hanno sganciato decine di bombe sul quartier generale di Hezbollah, che secondo l'Idf, l'esercito israeliano, operava in un rifugio sotterraneo della struttura residenziale. Un informatore iraniano avrebbe avvisato il Mossad dell’imminente arrivo di Nasrallah, a Dahieh, per un vertice con i pasdaran. Gli Stati Uniti, attraverso il Segretario della Difesa, Lloyd Austin, si sono lamentati con il ministro israeliano Yoav Gallant per essere stati informati con pochissimo preavviso sull'operazione dell'Idf. Nonostante la mancata comunicazione «il sostegno degli Stati Uniti alla sicurezza di Israele è stabile e non cambierà»: lo ha detto il portavoce della sicurezza nazionale Usa, John Kirby.
La morte del capo degli Hezbollah è certamente un duro colpo per i miliziani del Partito di Dio, che nelle ultime settimane sono stati l’obiettivo di un'ondata di attacchi senza precedenti, tra cui le esplosioni dei cercapersone. Nasrallah fu nominato leader di Hezbollah nel 1992, a soli 32 anni, e nel corso di trent’anni è riuscito a trasformare la sua milizia in una straordinaria forza militare e politica. La Guida suprema dell'Iran, l'ayatollah Ali Khamenei, mantenendo un atteggiamento di sfida nei confronti di Israele, ha dichiarato che «la forte struttura» di Hezbollah non è stata danneggiata ed ha aggiunto, attraverso un comunicato, diffuso dai media iraniani: «È dovere di tutti i musulmani, secondo le proprie capacità, mettersi al fianco del popolo libanese e del vittorioso Hezbollah per aiutarli ad affrontare questo regime usurpatore, ingiusto e malvagio».
Nella dichiarazione si afferma inoltre che i criminali sionisti dovrebbero sapere che sono troppo piccoli per causare danni significativi alla forte struttura di Hezbollah, anche perché il destino di questa regione sarà deciso dalle forze di resistenza guidate dal Partito di Dio.
In seguito a questo attacco, il Libano è piombato nel caos. «Per la vostra sicurezza e quella dei vostri cari, dovete evacuare immediatamente questi edifici ed allontanarvi di almeno cinquecento metri», sono i nuovi ordini diffusi in arabo, su X, dal portavoce dell’esercito israeliano, Avichay Adraee, e impartiti alla popolazione della periferia sud di Beirut, che risiede nelle vicinanze degli edifici, in cui Hezbollah, secondo i militari israeliani, immagazzina missili e altre armi.
Nel frattempo, il tragico esodo degli abitanti di Beirut è iniziato. Filippo Grandi, Alto commissario per i rifugiati dell’Onu, ha scritto su X che più di 80mila persone, libanesi e siriani che vivono in Libano, sono ora entrate in Siria, in fuga dagli attacchi aerei israeliani. Oltre 200mila sono già gli sfollati. L'Unhcr ha avviato operazioni di soccorso, in coordinamento col governo. E secondo un consueto copione, gli abitanti della capitale che hanno abbandonato le loro case per mettersi in salvo, trascorreranno le notti nelle piazze di Beirut o sulla spiaggia.
Dopo Gaza, anche il Libano sta vivendo un nuovo esodo. Come nella Striscia, anche nel Paese dei Cedri, l’esercito israeliano lancia continui avvertimenti agli abitanti dei luoghi obiettivo dei bombardamenti, costretti a fuggire dalle loro abitazioni. Ed ecco le solite scene già viste a Gaza: uomini, donne e bambini terrorizzati che fuggono a piedi o in auto in cerca di un posto sicuro.
L'esercito israeliano, nel frattempo, ha occupato la torre di controllo dell'aeroporto di Beirut. Un modo per impedire che dall'Iran possano giungere nuove armi agli Hezbollah.
Temendo per la sua incolumità, l’ayatollah Ali Khamenei, la guida suprema dell'Iran, è stato trasferito in un luogo segreto, dopo aver appreso dell’assassinio del leader di Hezbollah. Ma anche in tutto l'Iran sono state adottate misure di sicurezza rafforzate, presumibilmente per prevenire eventuali incursioni aeree.
Ma cosa cambierà con la morte di Nasrallah?
Hezbollah è un partito molto potente nello scacchiere libanese; ma la scomparsa del suo leader e l’uccisione di molti uomini di comando lo ha certamente indebolito. Nel frattempo è già stato individuato il sostituto di Nasrallah. Si tratta di Hashem Safieddine (anche Safi Al Din) da tempo considerato tra i possibili successori. Cinquantanove anni, cugino di Nasrallah, è stato a lungo considerato il suo "braccio destro": un uomo discreto, ma potente, responsabile dell'amministrazione finanziaria e organizzativa di Hezbollah. La sua influenza non è circoscritta al Libano, ma si estende anche all'Iran, dove ha trascorso alcuni anni studiando a Qom, centro nevralgico dell'istruzione religiosa sciita. I suoi stretti legami con Teheran si sono ulteriormente consolidati nel 2020, quando suo figlio Rida ha sposato Zainab Soleimani, figlia del generale Qassem Soleimani, comandante della Forza Quds iraniana e ucciso in un attacco statunitense.
La strategia militare israeliana potrebbe ora approfittare della morte di Nasrallah e puntare su un ulteriore smantellamento di Hezbollah, attraverso un'offensiva di terra, approfittando della probabile confusione in cui si trova oggi il Partito di Dio; oppure proseguire con gli attacchi aerei e la massiccia campagna di bombardamenti, per costringerlo ad accettare una sorta di cessate il fuoco e rivedere l'accordo di sicurezza nel sud del Libano, creando una zona cuscinetto tra Israele e Libano.
Le truppe israeliane al confine sono pronte ad invadere il Paese dei Cedri, mentre l’aviazione prepara il terreno distruggendo le postazioni degli Hezbollah.
Intanto Israele apre un nuovo fronte nello Yemen, l’aeronautica militare avrebbe colpito il porto di Hodeidah, colpendo una centrale elettrica
Israele prepara l'invasione del Libano, la Chiesa invita a digiuno e preghiera
Nel doppio anniversario del 7 ottobre, a un anno dall'attacco di Hamas a Israele, ma anche solennità della Beata Vergine del Rosario, il Patriarca di Gerusalemme Pizzaballa indice una giornata di preghiera, digiuno e penitenza per chiedere la pace. Intanto Netanyahu prepara l'invasione del Libano.
Israele, tutti i rischi di una guerra in Libano
Da un lato Israele punta a ricostituire una “zona cuscinetto” nel Libano meridionale per difendersi da Hezbollah; dall’altro l’apertura di un nuovo fronte potrebbe rivelarsi un boomerang a livello economico, politico e militare.