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Tutti i tesori dei monasteri di Benedetto e Scolastica

Una delle sei abbazie territoriali, così come il Codice di Diritto Canonico le definisce, ancora esistenti in Italia, è quella di Subiaco. Coincide con il monastero di San Benedetto, o Sacro Speco, e con il monastero di Santa Scolastica, il più antico tra quelli sopravvissuti, fondati da Benedetto.

Cultura 02_04_2016
L'abbazia territoriale di Subiaco

L'abbazia territoriale è una determinata porzione del popolo di Dio, circoscritta territorialmente, la cura della quale viene affidata, per circostanze speciali, ad un prelato o ad un abate che la governa a modo di vescovo diocesano, come suo pastore proprio. 

Una delle sei abbazie territoriali, così come il Codice di Diritto Canonico le definisce, ancora esistenti in Italia, è quella di Subiaco, coincidente con il monastero di San Benedetto, o Sacro Speco, e con il monastero di Santa Scolastica, il più antico tra quelli sopravvissuti, fondati da Benedetto nella valle che per presenza di monaci ed eremiti si è meritata l’appellativo di santa. Qui si concentrò la vita monastica dopo la partenza del fondatore per Montecassino, intorno al 529. Il cenobio, dapprima dedicato a San Silvestro, venne via via ampliandosi fino a raggiungere la configurazione attuale che accosta armoniosamente stili diversi, tanto che  Paolo VI lo definì un museo di architettura.  

L’architrave del moderno portale di ingresso riporta il celebre motto benedettino “ora et labora”. Da qui si accede al primo dei tre chiostri, quello rinascimentale, detto di Cirillo dal nome dell’abate che ne intraprese la costruzione nel 1580. Affreschi seicenteschi sui pilastri del lato sud ritraggono i pontefici che nei secoli vennero qui in visita. Più antico, risalente a un periodo compreso tra la fine del 1200 e l’inizio del secolo successivo, è il secondo chiostro il cui portico presenta un’irregolare forma a sei lati.  É detto gotico per il susseguirsi di archi a sesto acuto e la presenza di un arco flamboyant, tipico di questo stile architettonico d’oltralpe.  

Al centro del giardino un pozzo, pure esagonale, è costruito con colonne provenienti dalla vicina villa di Nerone, mentre sul pilastro opposto all’antico ingresso della chiesa una lapide riporta un noto simbolo eucaristico, due cervi che si abbeverano allo stesso recipiente posto sopra una pianta. Il marmoraro romano Jacopo il Vecchio iniziò i lavori del terzo chiostro intorno al 1210. Qualche decennio più tardi gli subentrò il figlio Cosma e i nipoti Luca e Jacopo che portarono a compimento l’opera. Gli affreschi delle pareti raffigurano gli stemmi dei territori un tempo sotto la giurisdizione del cenobio mentre sulle volte vennero dipinti l’Agnello e le figure gli Evangelisti, di cui il San Matteo è celebre per l’occhio centrato, in grado, cioè, di seguire lo sguardo del visitatore. Poggianti su colonne binate, lisce o tortilii sono gli archetti romanici che si susseguono, in marmo bianco di Carrara.

Romanico è anche il campanile, costruito dall’abate Umberto tra il 1052 e il 1053. Neoclassica, invece, è l’odierna chiesa, con pianta a croce latina, ricostruita nel 1769 da Giacomo Quarenghi sulla primitiva chiesa gotica, che a sua volta nasceva sui resti di altre precedenti costruzioni. Di gotico rimane il portale, sormontato da una lunetta affrescata con la Vergine col Bambino tra i SS. Benedetto e Scolastica e con scene della vita di San Benedetto dipinte sugli stipiti.  

Particolarmente suggestivo è, infine, l’ambiente inferiore, la Cappella degli Angeli che conserva un ciclo di affreschi quattrocenteschi. Anche il monastero di Santa Scolastica offre la possibilità di varcare una delle porte sante del Giubileo della Misericordia.