Tutti a parlare dei fascisti. E intanto i comunisti...
Mentre l'opinione pubblica è ipnotizzata dalla paura di un fascismo di ritorno, i comunisti prendono piede. Chi si limita a incontrare Corbyn (Grasso) e poco importa se ci sono sospetti che fosse un agente dell'Est. E chi occupa una chiesa e prende il Venezuela a modello (Carofalo). E i centri sociali rivendicano le loro violenze, con orgoglio.
Una violenza politica così, non la si vedeva dagli anni 70. Siamo all’ultima settimana della campagna elettorale e si moltiplicano gli allarmi sul ritorno del fascismo. Ultimo episodio citato ad esempio del pericolo neofascista, dopo il tentativo di strage degli immigrati commesso da Traini a Macerata (un uomo che si candidò con la Lega Nord e prese 0 voti, questo il suo unico impegno politico) è l’accoltellamento di un militante di Potere al Popolo a Perugia, nella zona periferica di Ponte Felcino. L’uomo è stato ferito alle gambe e alla schiena mentre affiggeva manifesti del suo partito, il 20 febbraio. E’ tuttora in ospedale. La Digos sta conducendo le indagini e non si conoscono ancora i responsabili dell’aggressione. Nel frattempo, gli antifascisti stanno scatenando guerriglie urbane ovunque si presentino candidati ed esponenti di CasaPound Italia e Forza Nuova. E i partiti di riferimento dell’estrema sinistra non fanno mistero delle loro intenzioni neocomuniste.
La violenza degli antifascisti si è manifestata ancora una volta a Torino, quando i centri sociali sono scesi in piazza contro un comizio di Simone Di Stefano, leader di CasaPound. Sei agenti sono rimasti feriti durante un contatto ravvicinato con i manifestanti dall’esplosione di bombe carta contenenti chiodi e cocci. Il più grave è stato colpito a una gamba da un bullone.
L’episodio di violenza finora più grave è comunque l’agguato subito a Palermo da Massimiliano Ursino (Forza Nuova), da parte di militanti di centri sociali locali. Ursino è stato catturato, legato con nastro isolante e poi sistematicamente pestato. Una mail arrivata in tutte le redazioni rivendica la “spedizione punitiva”. E il portavoce dei centri sociali palermitani, Giorgio Martinico, non si mostra affatto turbato: “Vogliamo chiarire fin da subito che chiunque siano i ragazzi fermati (per l’aggressione a Ursino, ndr) avranno il nostro sostegno, anche legale”. Dunque piena solidarietà agli autori dell’agguato. E approvazione del loro gesto, perché, dice Martinico: “Sembra a quanto abbiamo appreso anche noi dalla stampa, e dai video che girano, che ci sia stato un tentativo di ridicolizzarlo (sic!), in ogni caso queste cose per strada a Palermo sono sempre accadute solo che adesso hanno una rilevanza mediatica diversa. Del resto se per settimane vai in giro a fare le ronde per strada e sugli autobus e fai di tutto per alzare la tensione, alla fine puoi anche aspettarti che qualcuno ti dia la risposta in strada. Venti giorni di prognosi? Io dopo aver giocato a calcetto ne ho avuti di più”.
Viola Carofalo, capo partito di Potere al Popolo, che rappresenta l’area dei centri sociali, ritiene che gli episodi di Perugia e di Palermo siano l’uno la rappresaglia dell’altro. L’aggressione al dirigente di Forza Nuova a Palermo potrebbe aver scatenato una “reazione” contraria proprio da parte di eventuali gruppi neofascisti. “Il clima è pesante. In questo ha colto il punto il sindaco di Palermo: l’antifascismo va difeso”, spiega la leader di Potere al Popolo.
La lista Potere al Popolo prende le distanze dalle violenze di piazza dei centri sociali. Però rappresenta esattamente quell’area. Dal canto suo, agisce per mezzo di una violenza più sottile, spacciata addirittura per opera sociale. Tanto per dire: avvia la sua campagna elettorale occupando illegalmente una chiesa, Sant’Antonio a Tarsia, a Napoli. La Repubblica ci mostra che la chiesa è stata trasformata in un centro di accoglienza. Nelle interviste, la Carofalo dichiara serenamente che in campagna elettorale i suoi militanti fanno quel che fanno di solito, nel resto dell’anno. Gli occupanti affermano di aver ridato un senso a una chiesa abbandonata da anni e saccheggiata a più riprese dagli sciacalli. Ma è il giusto senso? Trasformarla in un dormitorio? Piuttosto dà l’idea delle chiese occupate dai comunisti, in epoca sovietica e trasformate in spazi “utili” alla società: magazzini, musei, dormitori…
Che cosa voglia Potere al Popolo, nel suo programma, lo dice chiaramente la stessa Carofalo, intervistata da Pagina 12, un giornale argentino: “L’America Latina è per noi l’Ispirazione con la I maiuscola. Al di là di quelle che si possano considerare esperienze più o meno finite o di successo, o che possano avere momenti di stagnazione. Specialmente l’esperienza venezuelana, si può considerare come la nostra ispirazione”. Il Venezuela, come abbiamo più volte documentato anche su questo giornale, è un paese alla bancarotta, dove il popolo patisce la fame. Le proteste dei democratici sono represse con la forza: 125 morti solo nell'ultimo anno. Questa settimana, la vicina Colombia ha dovuto chiedere l’aiuto dell’Onu per far fronte all’ondata di profughi che fuggono dal “paradiso” socialista. Ma la leader di Potere al Popolo crede che: “… il Venezuela, al di là del risultato di quell’esperienza, è un esempio della prospettiva di questa costruzione (politica e sociale, ndr)”.
Pietro Grasso, presidente del Senato e leader del partito Liberi e Uguali, pare condividere solo in parte la passione per l’esperimento socialista latino americano. Il suo punto di riferimento è nel Regno Unito: questa settimana è volato a Londra per incontrare il leader laburista Jeremy Corbyn. Ma sarebbe un errore pensare che si tratti di un semplice laburista e paragonare l’incontro di Grasso e Corbyn alle precedenti convergenze fra D’Alema e Veltroni con Tony Blair. Corbyn è infatti il primo leader laburista di estrema sinistra, che ha riportato indietro le lancette del Labour di almeno trent’anni, quando il modello era: nazionalizzazioni selvagge di tutti i settori dell’economia. “Non ci eravamo mai visti prima, ma ci siamo subito riconosciuti come due ragazzi di sinistra”, dice Grasso di Corbyn. “Abbiamo scoperto di condividere molte delle idee necessarie a combattere le ingiustizie e l’aggressivo ritorno delle destre. L’Europa si ricostruisce a partire dal rilancio di un nuovo Stato sociale, capace di rispondere ai bisogni della gente, dei molti dimenticati e abbandonati per gli interessi di pochi”.
La visita di Grasso coincide con la marea montante di uno scandalo che coinvolge direttamente Corbyn. Secondo una fonte del Sun, un ex agente del servizio segreto comunista cecoslovacco, Corbyn era un informatore del blocco sovietico. Era a libro paga dell’StB di Praga per fornire informazioni. In una contro-campagna stampa, condotta soprattutto dal Guardian (quotidiano di area laburista), viene sminuito il ruolo di Corbyn: secondo altre fonti ceche sarebbe stato un “contatto” e non un “agente”. E secondo la fonte del Guardian “Gli agenti dell’intelligence cecoslovacca avevano molti di questi contatti, che fornivano poche informazioni, sempre che ne fornissero”. Di fatto è una smentita che sa di conferma, perché, morale della favola, Corbyn collaborò col blocco sovietico. Secondo la fonte del Sun, venne contattato, alla fine degli anni ’70, proprio per le sue posizioni di sinistra radicale e anti-occidentali, che lo rendevano reclutabile alla causa sovietica.
Di tutto questo pare non importare nulla al presidente del Senato. Un contatto con un regime totalitario appare del tutto “normale”? Per un contatto, anche solo presunto, con qualunque altro tipo di regime dittatoriale, questo incontro avrebbe provocato uno scandalo. Ma per un partito che ripropone la stessa ricetta marxista di un tempo, a quanto pare non ci sono problemi. D’altra parte, la Cecoslovacchia “normalizzata” dai sovietici dopo il ’68 era pur sempre meglio dell’attuale Venezuela di Maduro. Ma siamo sicuri che in Italia ci sia un pericolo fascista e non, piuttosto, un pericolo comunista?