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POLONIA

Tusk ambiguo, il centrosinistra non avrà vita facile

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Al di là dei prematuri osanna, la coalizione di centrosinistra potrebbe non avere vita facile in Polonia. Tra i conservatori moderati della Terza Via e la Sinistra di Lewica c’è un oceano di differenze e l’ambiguità di Tusk non potrà impedire che, avvicinandosi le elezioni europee, gli scontri esplodano.

Esteri 18_10_2023

I cristiani e conservatori di Diritto e Giustizia (PiS) hanno vinto le elezioni parlamentari in Polonia ma difficilmente avranno una maggioranza per governare, visti i risultati finali annunciati nella mattinata di ieri dalla Commissione Elettorale polacca (PKW). Con tutti i voti scrutinati, il partito Diritto e Giustizia ed i suoi alleati hanno ottenuto solo il 35,38% dei voti, nella coalizione delle opposizioni di centro sinistra, il partito della Piattaforma civica (PO), ha ottenuto il 30,70%, quello denominato Terza Via il 14,40%, la nuova sinistra di Lewica l'8,61%, secondo i dati finali. Il gruppo di destra Confederazione e al 7,16%. Con questi risultati i cristiani e conservatori del PiS avranno 194 seggi nel nuovo Sejm (la Camera bassa del Parlamento), mentre i tre partiti di opposizione, la Coalizione Civica, l'Alleanza della Terza Via e il Partito della Sinistra, avendo ottenuto rispettivamente 157, 65 e 26 seggi, raggiungeranno 248 deputati sul totale 460 membri, una maggioranza per formare un governo.

La destra di Confederazione sarà presente con 18 rappresentanti nel nuovo Sejm. L'affluenza alle urne nelle elezioni del Sejm è stata del 74,38%, il dato più alto dal crollo del comunismo del 1989. La Commissione Elettorale ha anche confermato che i tre partiti dell'opposizione hanno conquistato 66 seggi nel Senato, una netta maggioranza che potrebbe consentire un agile controllo dell’intero parlamento.  

Il Presidente della Repubblica Andrzej Duda, in carica dal 2015 e in scadenza nel 2025, si è congratulato con i cittadini per la maturità e stabilità della democrazia polacca e ha ringraziato «tutti per essersi assunti la responsabilità e per aver partecipato a questo grande evento, le elezioni parlamentari, che sono state un grande successo». Significativo ed emblematico di quanto descritto su queste pagine nelle ultime settimane, della agenzia di rating Moody’s, secondo cui «il probabile cambio di governo verso una coalizione (centrista) guidata dalla Coalizione Civica (PAP) migliorerebbe le relazioni con l'UE... e darebbe alla Polonia accesso a ingenti fondi». Polonia avrebbe dovuto infatti ricevere negli ultimi 24 mesi i finanziamenti NGEU (Next Generation EU - PAP) per 22,5 miliardi di euro di sovvenzioni e 34,5 miliardi di euro di prestiti richiesti, per un totale dell'8,7% del PIL del 2022. Soldi bloccati da Bruxelles pur di far vincere i suoi partiti e pupazzi.

Ora, la procedura costituzionale prevede che il nuovo parlamento si riunirà per la prima volta entro 30 giorni dalle elezioni, il 14 novembre, quando il governo uscente presenterà ufficialmente le proprie dimissioni. Il capo dello Stato nominerà quindi un nuovo primo ministro, di solito un politico del partito che ha vinto le elezioni parlamentari, come in Spagna o Italia. Il presidente della Repubblica ha 14 giorni di tempo per nominare e far giurare il nuovo gabinetto, che dovrà poi ottenere il sostegno della maggioranza assoluta dei parlamentari.  In caso contrario, anche il nuovo Gabinetto rassegnerà le proprie dimissioni e la responsabilità di nominare il nuovo primo ministro sarà assunta direttamente dai legislatori in parlamento, proposto da almeno 46 parlamentari e approvato dalla maggioranza assoluta entro due settimane. Se questa scadenza non viene rispettata, l'iniziativa torna al presidente della Repubblica, che ha 14 giorni per nominare un nuovo primo ministro e il suo gabinetto.

La Camera bassa ha poi 14 giorni per appoggiare il nuovo governo, stavolta solo con una maggioranza semplice ma, se anche questa terza opzione fallisse, il presidente deve indire un'elezione anticipata, da tenersi entro 45 giorni, dall’ultimo tentativo fallito. Al di là dei prematuri osanna che risuonano nei palazzi del potere di Bruxelles e Washington, la coalizione di centro sinistra potrebbe non avere vita facile. Tra i conservatori moderati della Terza Via e la Sinistra di Lewica c’è un oceano di differenze e l’ambiguità di Donald Tusk non potrà impedire che, avvicinandosi le elezioni europee del prossimo giugno, gli scontri esplodano.

Sull’aborto, ad esempio, mentre la Coalizione Civica di Tusk e la Sinistra sono favorevoli alla liberalizzazione più o meno totale della pratica omicida sino alle prime 12 settimane di gestazione, il partito della Terza Via, ritiene invece necessario un referendum. Differenze altrettanto inconciliabili su ideologia, indottrinamento LGBTI e unioni o matrimoni e adozioni gay o sulla libertà e ruolo pubblico della Chiesa Cattolica che la Sinistra di Lewica vuole limitare. Ora che il nemico assoluto è stato sconfitto, sono pronte a scoppiare anche le tentazioni autoritarie delle opposizioni che tenteranno di modificare manu militari, l’ordine giudiziario, la Corte Costituzionale e ogni altro organismo indipendente del paese, da loro accusato di partigianeria.

Bruxelles è felicissima della propria influenza e del risultato elettorale polacco, come dice la BBC, Euronews, The Guardian e Huffpost, Euractiv confida nell’avvio di riforme strutturali centraliste con Tusk, Macron e Scholz. Alla fine dell’illiberalità autoritaria dell’ultra destra, plaudono sia gli americani New York Times e  il Washington Post, sia il tedesco Der Spiegel, mentre Repubblica si augura una Giorgia Meloni rassegnata ad una riedizione della maggioranza ‘Ursula’ in Europa, cioè la peggiore morte per eutanasia del continente. Di errori il PiS ed i suoi alleati ne hanno compiuti moltissimi, soprattutto l’aver ceduto alle pressioni e alla sincera amicizia della amministrazione Usa di Biden.

I Democratici USA rispondono alle stesse logiche, hanno gli stessi malsani ideali e amoreggiano con gli stessi poteri illiberali e anticristiani di Bruxelles. L’uno e gli altri volevano completare la colonizzazione ideologica e lo sradicamento culturale e cristiano della Polonia e, come in abbiamo visto in Irlanda, con il nuovo governo vorranno distruggerne storia e identità, servendosi di uno pseudo democristiano. A Dublino i killers furono Enda Kenny e Leo Varadkar, a Varsavia il boia della identità cristiana popolare sarà Donald Tusk.