Troppo facile smantellare Freud
La polemica suscitata dal volume del filosofo francese Michel Onfray appare sterile perché poggia sulle numerose incongruenze del viennese senza andare a fondo. Le critiche invece affiorano a fronte di un'analisi più completa.
Ha suscitato qualche articolo l'uscita in Italia del volume Crepuscolo di un idolo (Ponte alle grazie, 2011), del filosofo francese Michel Onfray, già noto per il suo celebre Trattato di ateologia (Ponte alle grazie, 2005).
Il libro si propone di “smantellare le favole freudiane”, tuttavia non si è rivelato in grado di suscitare un dibattito serio su Freud e la psicoanalisi.
La psicoanalisi ha rivestito e riveste una tale importanza, nella cultura occidentale, da poter essere osservata sotto tre punti di vista: antropologico, clinico e ideologico-culturale.
Dal punto di vista antropologico, Freud (rifacendosi a Nietzsche, 1844 - 1900) descrive un uomo costituito originariamente dall'Es “un caos, un crogiuolo di eccitamenti ribollenti” (1) che “non conosce né giudizi di valore, né il bene e il male, né la moralità”(2) . A contatto con “il minaccioso mondo esterno” (3) , l'Es costituirebbe l'Io, una struttura di compromesso stretta tra gli eccitamenti dell'Es e le esigenze della vita civile. A complicare ulteriormente la vita del povero Io, però, non poteva mancare il Super-io, che “senza tener conto delle difficoltà provenienti dall'Es e dal mondo esterno, esige l'ottemperanza a determinate norme di comportamento, e punisce l'Io, in caso di inadempienza, con spasmodici sentimenti di inferiorità e di colpa” (4). A questo punto appare evidente il motivo per il quale Giovanni Paolo II (1920-2005), citando il filosofo francese Paul Ricœur (1913-2005), ha parlato di Freud come di un “maestro del sospetto” insieme a Nietzsche e a Marx (1818 - 1883) (5).
Dal punto di vista clinico, la psicoanalisi si basa su un semplice assunto: “Il medico analitico e l'Io indebolito [dalle pressioni dell'Es, del Super-io e del mondo esterno, nda] del paziente, tenendosi ancorati al mondo esterno, devono formare un partito comune contro i nemici, le pretese pulsionali dell'Es e le pretese di coscienza del Super-io” (6). La psicoanalisi è efficace? Una ricerca (7) ha dimostrato che l'efficacia della psicoanalisi è simile a quella di altri tipi di psicoterapia, anche se – sottolinea l'autore – l'efficacia potrebbe dipendere non tanto dalla tecnica psicoanalitica, quanto da alcune caratteristiche condivise da molti tipi di psicoterapia. Rudolf Allers scriveva qualcosa di simile nel suo Le nuove psicologie: “La mia impressione è che gli analisti curino i loro pazienti – se davvero li curano – non perché utilizzino il trattamento psicoanalitico, ma nonostante il suo utilizzo. La situazione analitica produce dei cambiamenti nella personalità del paziente, e in questo senso alcuni problemi potrebbero ben scomparire” (8).
Infine, dal punto di vista ideologico, la psicoanalisi ha profondamente influenzato la nostra cultura, e questo è sicuramente uno dei segreti del suo successo. Secondo lo psicologo Kevin McDonald (9) , la psicoanalisi è stata usata per trasformare i pilastri della morale occidentale in una forma collettiva psicopatologia. La psicoanalisi avrebbe fornito una base scientista alla rivoluzione sessuale che ha sconvolto la cultura occidentale nel Novecento.
Il libro di Onfray, tuttavia, trascura questi aspetti più ampi del tema trattato, e si riduce a mettere in evidenza le (numerose) incongruenze dei testi freudiani. Un lavoro simile era già stato fatto dall'italiana Dina Nerozzi Frajese, con il suo Sigmund Freud, un re nudo (fuori commercio).
Il mio parere è che, se davvero si vuole criticare l'opera di Freud, occorra impegnarsi un pochino di più di quanto abbia fatto Onfray, se non altro perché l'enorme diffusione delle teorie del viennese e di coloro che ad esse si sono ispirate merita un'analisi più profonda di quella offerta dal filosofo francese. La più completa mi pare quella del già citato Rudolf Allers, diffusa in vari testi: da Le nuove psicologie a What's wrong with Freud [The successful error] (Roman Catholic Books, Forth Collins CO, 1941), a numerosi articoli (10). Notevole per spessore anche Critica alla psicoanalisi, di don Ennio Innocenti (Grafite, Napoli 2000). Ricordo poi il libro di Mecacci, Il caso Marilyn M. e altri disastri della psicanalisi (Laterza, Roma-Bari 2000); e il famoso Libro nero della psicoanalisi (Fazi, Roma 2006), che scade però nel gioco “la mia psicologia lava più bianco” utilizzando la critica alla psicoanalisi per pubblicizzare le terapie cognitivo-comportamentali.
Tornando ad Onfray, devo dire che sono rimasto molto colpito anche dal tono, a volte inutilmente saccente ed autocelebrativo, utilizzato nel suo lavoro (lo stesso tono della sua sprezzante critica al cattolicesimo di Trattato di ateologia). Tono spiacevole, anche perché Onfray dichiara nella prefazione di essere stato un convinto sostenitore ed entusiasta diffusore della psicoanalisi prima, di... leggere le opere complete di Freud. Non si capisce, dunque, l'astio con il quale denuncia i cliché “ripresi in coro dalla maggior parte delle élite intellettuali, ritrasmessi dalla macchina ideologica che, ingrandendo i tratti via via che si scende verso il grande pubblico, finisce per costituire una vulgata che può stare nella mano di un bambino” (pp. 21-22) quando egli stesso, parte delle élite intellettuali e della macchina ideologica, ha fatto la stessa cosa.
Che un po' di psicoanalisi gli possa giovare?
note:
1. Sigmund Freud, Introduzione alla psicoanalisi, in Opere, vol. 11, Boringhieri, Torino 1989, p. 185.
2. Ibidem, p. 186.
3. Ibidem.
4. Ibidem, p. 189.
5. http://www.vatican.va/holy_father/john_paul_ii/audiences/1980/documents/hf_jp-ii_aud_19801029_it.html
6. S. Freud, Compendio di psicoanalisi, in Opere, vol. 11, op. cit., p. 600.
7. http://nvpp.nl/JonathanShedlerStudy20100202.pdf
8. Rudolf Allers, Psicologia e cattolicesimo, D'Ettoris, Crotone, 2009, p. 68.
9. Cfr. Kevin McDonald, The culture of critique, 1st book, 2002.
10. http://psicologiacattolicesimo.blogspot.com/