Schegge di vangelo a cura di don Stefano Bimbi
San Leonardo da Porto Maurizio a cura di Ermes Dovico

LA RELATIO

Tre schiaffi alla linea Kasper

Nella votazione finale non raggiungono la maggioranza qualificata dei due terzi, i tre paragrafi che affrontano gli argomenti più contestati - la comunione ai divorziati risposati, la comunione spirituale, l'apertura ai gay - malgrado fossero molto annacquati rispetto alla proposta originaria.

Ecclesia 19_10_2014
Sinodo

Il Sinodo straordinario sulla famiglia si è concluso con la pubblicazione della Relatio Synodi, il documento finale che a ogni modo fungerà da strumento di lavoro in vista della più grande e ordinaria assemblea del prossimo anno (dal 4 al 25 ottobre). Il Papa ha deciso di rendere noto immediatamente il testo, con tanto di numero di favorevoli e contrari ai singoli paragrafi. Tre di questi non possono essere considerati “espressione del Sinodo”, non avendo ottenuto la maggioranza qualificata dei due terzi richiesta. Significativamente, si tratta dei punti più controversi e delicati: divorziati risposati, comunione spirituale e sacramentale, omosessuali. È la conferma che la Relatio post disceptationem letta lunedì scorso dal cardinale Péter Erdö – ma scritta dal segretario speciale Bruno Forte, come ha rivelato nel corso del briefing dell’ora di pranzo il cardinale Raymundo Damasceno Assis, presidente delegato – non aveva contemplato l’ampiezza del dibattito che s’era svolto in aula. 

Sono stati 104 i placet e 74 i non placet al paragrafo che riguarda la possibilità di ammettere i divorziati risposati alla comunione. Nel testo, si afferma che “l’eventuale accesso ai sacramenti dovrebbe essere preceduto da un cammino penitenziale sotto la responsabilità del vescovo diocesano”. A ogni modo, “va ancora approfondita la questione, tenendo ben presente la distinzione tra situazione oggettiva di peccato e circostanze attenuanti, dato che l’imputabilità e la responsabilità di un’azione possono essere sminuite o annullate da diversi fattori psichici oppure sociali”. Si tratta di un rimando al Catechismo della chiesa cattolica, che tuttavia non ha convinto i padri. A ogni modo, pur indicando la via del cammino penitenziale, la formulazione del paragrafo recepiva quanto maturato dai circoli minori, e cioè di approfondire ulteriormente la questione. Non v’era, insomma, né una chiusura né un’apertura come desiderato all’ala riformista.

Bocciato anche il paragrafo dedicato agli omosessuali (il numero 55), con 118 placet e 62 non placet. Il testo non aggiungeva in realtà nulla di nuovo, e contemplava perfino un documento promulgato dalla Congregazione per la dottrina della fede. Si diceva, inoltre, che “non esiste fondamento alcuno per assimilare o stabilire analogie, neppure remote, tra le unioni omosessuali e il disegno di Dio sul matrimonio e la famiglia”. Di certo – ed è questo il punto presente nel documento dell’ex Sant’Uffizio – “a loro riguardo si eviterà ogni marchio di ingiustizia e discriminazione”. Testo tutt’altro che aperturista, ma che è andato incontro ugualmente alla bocciatura.

Infine, niente via libera neppure al paragrafo 53, che riguarda uno dei punti più cari al cardinale Walter Kasper: la differenza tra comunione sacramentale e spirituale. Kasper, nella relazione concistoriale dello scorso febbraio, s’era domandato che senso avesse negare ai divorziati risposati o ai conviventi negare la comunione sacramentale se la Chiesa già consentiva quella spirituale. Un punto molto delicato, visto che la differenza l’aveva ribadita nientemeno che un Papa, Benedetto XVI. La relatio di lunedì proponeva di “sollecitare un approfondimento teologico della questione”, mentre nella Relatio Synodi si parla più genericamente di “approfondimento della tematica in grado di far emergere la peculiarità delle due forme e la loro connessione con la teologia del matrimonio”. Bocciato: 112 placet e 64 non placet.

A ogni modo, il testo – parecchio emendato rispetto alla Relatio post disceptationem letta dal cardinale Erdö, con 470 “modi” presentati – contiene anche i paragrafi che non hanno ottenuto il via libera sinodale. Il Papa ha infatti deciso che la Relatio, così com’è, venga inviata alle conferenze episcopali nazionali per il confronto in vista del Sinodo ordinario del 2015. Il testo di oggi, dunque, fungerà da Lineamenta.