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LA LEGGE CIRINNA'

Tre miliardi e mezzo di euro: è il prezzo delle unioni gay

Legge a “costo zero” e senza oneri aggiuntivi. C’è anche questa tra le diverse panzane raccontate in questi giorni dagli ultras del disegno di legge Cirinnà. Ma per dare la necessaria copertura finanziaria, occorrono quasi tre miliardi e mezzo di euro. Costi che il governo farà pagare ai contribuenti e alla famiglie italiane.

Politica 17_07_2015
La senatrice Monica Cirinnà

Legge a “costo zero” e senza oneri aggiuntivi. C’è anche questa tra le diverse panzane raccontate in questi giorni dagli ultras del disegno di legge Cirinnà. Lo Stato, dicono i cantastorie, non scucirà un euro in più per estendere gli stessi diritti delle famiglie alle convivenze civili e alle unioni omosex. Non credeteci, è un’altra delle loro balle. Certo, non quella più importante e grave, perché non inquina direttamente la battaglia su diritti, principi e valori, essendo la questione molto materiale e di ragionieristica contabilità statale. Ma anche i quattrini hanno un’anima e se per applicare una legge bisognare sferrare una mazzata sulle già deboli casse pubbliche, beh le conseguenze non sono acqua fresca.  Quasi tre miliardi e mezzo di euro: questo il costo stimato della legge Cirinnà, mica spiccioli. Denaro che il governo dovrebbe reperire chissà dove per dare una dignitosa copertura al provvedimento, magari tagliando sulle altre voci di beni e servizi di primaria importanza.

A stimare il prezzo sono i senatori del Nuovo centrodestra cui si deve la montagna di emendamenti al disegno di legge della vicepresidente del Senato. Un calcolo fondato sulla ragione che le unioni civili estendono alle coppie omosessuali la reversibilità delle pensioni, gli assegni famigliari e introducono nuovi oneri anche per i datori di lavoro sotto forma, per esempio, di congedi. Per questo, le Commissioni di Palazzo Madama hanno girato la scivolosa palla ai ministeri dell’Economia e della Giustizia: saranno loro a quantificare esattamente l’impatto economico e ne informeranno il Senato che dovrà poi le necessarie coperture finanziarie. I senatori dell’Ncd sono certi che alla fine la cifra sarà quella da loro indicata: 3 miliardi e 464 mila euro, calcolata sulla popolazione gay in Italia censita dall’Istat nel 2011: circa un milione di auto dichiaratosi omosessuale. E poiché la pensione media di reversibilità si aggira sulle 533 euro al mese, ha scritto il quotidiano Libero, facile calcolare il costo finale della Cirinnà.  Moltiplicando la reversibilità media mensile per 13 e questo dato per 500 mila, cioè la metà della popolazione omosessuale italiana ufficiale, si arriva, quando la legge sara a regime a quasi 3 miliardi e mezzo.  Quattrini pari a quelli sborsati per l’Imu sulla prima casa e al valore di un punto di Iva. Tanti, certamente troppi per un bilancio dello Stato e che ha fatto segnare qualche giorno fa un nuovo record di debito pubblico.

Dunque, anche dal punto di vista economico e delle risorse finanziarie, la posta in gioco è piuttosto alta, senza contare poi che vista la bella sommetta in ballo, le legge potrebbe incentivare il ricorso ad abusi, truffe e matrimoni di comodo. Distorsione di denaro pubblico che, non c’è bisogno di dirlo, andrà a danno di tutti i contribuenti. Ecco, questo e altro costerebbe il piano di demolizione famigliare della Cirinnà, in ossequio alle pretese di una lobby gay minoritaria, ma potente. Un’ultima speranza: se l’appello alla difesa della Costituzione e ai principi non negoziabili risultassero a certe forze politiche ancora non ancora sufficiente a fermare la sciagurata legge, almeno lo facciano per bloccare lo scippo di quei tre miliardi e mezzo di euro pronti per essere sfilati dalle nostre tasche.